Per fare il punto della situazione sulla ricostruzione nelle cittadine del catanese colpite dalle scosse del 26 dicembre 2018, abbiamo raggiunto il Commissario straordinario Salvatore Scalia.
La ricostruzione post sisma, lo abbiamo detto, è quasi sempre un tasto dolente. Salvo rare eccezioni, infatti, questo processo non è mai del tutto stato ultimato nelle aree italiane colpite da terremoti sin dagli albori del secolo scorso.
Per fare il punto della situazione sulla ricostruzione nelle cittadine del catanese colpite dalle scosse del 26 dicembre 2018, abbiamo raggiunto il Commissario straordinario Salvatore Scalia.
Commissario, come procede la ricostruzione?
“Abbiamo anzitutto fatto una ricognizione degli immobili colpiti dal sisma, perché è una cosa fondamentale. Il dato di base era diverso da quello reale, perché è stato fatto nel[1]l’immediatezza dagli equipaggi della Protezione civile che sono intervenuti ed aveva, ovviamente, carattere generico. Per circa la metà degli edifici è già stata evasa l’istanza, la realtà è che molte istanze sono state presentate da poco tempo ed è in corso la loro valutazione. L’86% delle istanze totali, infatti, sta al momento ‘tran[1]sitando’ dai Comuni.
Quest’ultimi, inoltre, trovano molte difficoltà a risolvere le problematiche connesse alle lievi difformità esistenti tra l’edifico com’era previsto e com’è stato effettivamente realizzato.
Abbiamo chiesto più volte che, anche per noi, fosse applicata una legge che ha molto facilitato il superamento di questi problemi ma ancora non è stato fatto. Ne riparlerò con il ministro Musumeci che dovrebbe incontrare la struttura a breve. In sintesi una buona parte delle istanze presentate sono state adottate e, soprattutto i danni di lieve momento, già riparati. Per gli edifici per i quali, nonostante il danno non è stata presentata istanza, si adotterà una nuova ordinanza non appena la figura del commissario verrà confermata (cosa che dovrebbe entro 15 giorni circa, nda). Tale ordinanza, che sarà l’ultima, consentirà ai ritardatari di presentare istanza entro il mese di giugno, dopo non ci saranno ulteriori rinvii. Sulla ricostruzione privata, quella cioè più attardata il problema è proprio questo.
Andando a fondo della questione i nostri veri ‘nemici’ sono stati due. Uno il Covid, che ha bloccato tutto a lungo, tanto che il personale nei Comuni finanziato dal Commissario è stato assunto previo concorso ne 2021. Fino ad allora, quindi, si potevano evadere solo le istanze più semplici. Il secondo problema, anche se sembra incredibile, è stata la coincidenza con il sismabonus che ha assorbito la quasi totalità delle forze di ingeneri ed imprese.
Questi si sono dedicati a tale agevolazione, molto più remunerativa di quanto non sia la ricostruzione. In seguito alle evoluzioni sul bonus adesso la situazione sta cambiando, ma sussiste ancora una discrasia tra il numero di istanze già evase e il numero degli immobili riparati, che dà una cattiva immagine della ricostruzione. Per quanto riguarda, infine, la ricostruzione pubblica ed ecclesiastica è stata tutta finanziata e si attendono soltanto gli adempimenti burocratici connessi alla normativa per gli appalti. Inoltre, in tempi brevi, sono stati risarciti tutti i danni subiti dai privati ai mobili e quelli subiti dalle strutture delle imprese”.
Il 2023 può davvero essere l’anno decisivo per la ricostruzione?
“Molto dipenderà dalla disponibilità degli ingeneri privati di fare bene e concludere tutti i progetti presentati perché molti, forse a causa della fretta, non sono a norma e dalle imprese che eseguiranno i lavori. Poi senz’altro, qualora fossi confermato come Commissario, bisognerà trovare una soluzione al fatto che i Comuni, nonostante l’alto numero di personale da noi finanziato e da loro assunto, non sono in grado di evadere rapidamente tutte le istanze. Delle circa 400 istanze pendenti come si dicev prima, l’86% è ai Comuni e il 10% circa è in carico a Sovrintendenza, Genio civile e Parco dell’Etna.
Dovremo trovare una soluzione normativa per rendere più celere il lavoro delle Amministrazioni locali, perché non si tratta di ‘cattiva volontà’”.
Come valuta l’ipotesi che lo stato stipuli polizze con le grandi compagnie assicurative per tutelare il territorio e il patrimonio immobiliare? Può velocizzare il processo di ricostruzione?
“Non la vedo positivamente perché, guardando alla realtà di cui mi occupo, rilevo che – nel caso della chiesa di Fleri che era assicurata allo stato – la ricostruzione non è partita. E poi si tratta di un onore tanto ingente per lo stato che, al massimo, si possono avere una serie di accordi alle compagnie assicuratrici che potrebbero offrire, a quanti lo volessero, contratti più favorevoli. Inoltre è stata già inoltrata una proposta per una normativa in tema di sismi che sia sempre valida e che consenta di intervenire immediatamente. Mentre invece, come avvenuto nel nostro ed in altri casi, l’attesa di una norma specifica per il singolo terremoto dilata i tempi. Io, ad esempio, sono stato nominato un anno dopo l’evento”