Vincenzo Pirrotta racconta "Spaccaossa": l'intervista

Spaccaossa: l’intervista al regista Vincenzo Pirrotta

Spaccaossa: l’intervista al regista Vincenzo Pirrotta

Sandy Sciuto  |
sabato 03 Dicembre 2022

Ci sono i carnefici indubbiamente, ma la domanda è chi sono i carnefici e chi sono le vittime se uno accetta in maniera consenziente di farsi spaccare le ossa

Dopo essere stato il film rivelazione nella Giornata degli autori nella 79° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, “Spaccaossa” è arrivato nelle sale dei cinema italiani lo scorso 24 novembre. È l’opera prima da regista di Vincenzo Pirrotta che è anche interprete e firma la sceneggiatura con Ignazio Rosato e Ficarra e Picone.

Trama del film “Spaccaossa”

Il film si basa su un fatto di cronaca del 2018: in un magazzino sgarrupato nella periferia di Palermo, vengono frantumate braccia e gambe di persone consenzienti, allo scopo di simulare finti incidenti stradali per riscuotere gli indennizzi delle assicurazioni.

Il cast

“Spaccaossa” vanta la fotografia di Daniele Ciprì e un cast di attori eccezionale composto da: Selene Caramazza, Ninni Bruschetta, Giovanni Calcagno, Filippo Luna, Aurora “Rori” Quattrocchi, Simona Malato, Maziar Firouzi, Filippo Luna, Rossela Leone e Luigi Lo Cascio.

Oltre ad essere stato notato al Tallinn Black Nights Film Festival dove “Spaccaossa” ha ricevuto una Special Mention nella sezione Critics Picks Competition, il film ha attirato l’attenzione di molti sia per ciò che racconta, ma soprattutto per come è stato realizzato.

L’intervista al regista Vincenzo Pirrotta

“Spaccaossa” è il suo film d’esordio alla regia. Si basa su una storia vera. Perché ha sentito l’urgenza di farlo?

“Sentivo necessario raccontare una storia del genere perché ammantata di miseria e di dolore ed è avvenuta nel ventre molle della mia città che è Palermo. Quando ho appreso la notizia, ho proprio sentito come un pugno allo stomaco e quindi mi ha accompagnato per un lungo tempo il meditare su questa doppia miseria: quella vestita di cinismo di chi spacca e l’altra vestita di disperazione di chi si fa spaccare e ovviamente tutto questo dolore che ammanta tutta la vicenda.

Io nel film vado oltre la storia stessa per raccontare una storia che diventa metafisica e universale perché fatti del genere io li racconto perché sono accaduti a Palermo, ma possono accadere in qualsiasi periferia del mondo e vado oltre la storia.

Consegno agli spettatori una domanda alla fine della visione che diventa metafisica e che coinvolge la dignità di ognuno di noi ossia: quanto sono disposto a fare mutilare di me stesso pur di ottenere qualcosa in cambio?”

Oltre che regista è anche interprete nel film. Veste i panni di Vincenzo. C’è qualcosa di Vincenzo che comprende?

“No, non lo comprendo nel senso che ho consegnato questo personaggio avendo intenzione di raccontare l’uomo inutile. Mi sono ispirato ovviamente all’uomo senza qualità di Robert Musil. Vincenzo è davvero un uomo senza qualità, quello che in Sicilia noi chiamiamo una cosa inutile. Da questo punto di vista non mi sono addentrato nel personaggio per capirne il senso perché già quando lo stavo scrivendo era per me molto chiaro cosa fosse. Vincenzo ha una possibilità di diventare il nostro eroe e non lo fa per il suo essere inutile. Mi riferisco a quando io giro una scena stile western metropolitano in cui Michele consegna delle banconote a Vincenzo. Lui potrebbe andarsene e prendere Luisa che è reclusa; invece, decide di restare morbosamente attaccato a questa madre matrona e sottomesso alla banda”.

È un film che si nutre di molte maestranze. Comincerei dalla sceneggiatura che oltre ad essere firmata da lei vede anche Ignazio Rosato e Ficarra e Picone. Com’è stato lavorare insieme in una veste inedita?

“Con Salvo e Valentino siamo amici di vecchia data. Hanno già acquisito un magistero importante dopo diversi film che hanno firmato e hanno la capacità di comprendere il senso dello sviluppo delle storie. È stato veramente un piacere condividere con loro questo pezzo di strada che abbiamo fatto insieme anche a Ignazio Rosato. Era bello incontrarsi per scrivere il film. Sono stati degli incontri felici in quelle giornate”.

A proposito degli attori, scrivendo i personaggi ha immaginato chi potesse ricoprire quel ruolo o è andata diversamente?

“Mentre scrivevo, immaginavo i personaggi con le voci e la carne di chi poi li avrebbe incarnati per l’appunto, tranne che di Luisa, la protagonista. Per la protagonista avevo fatto un casting ma non ero convinto delle persone che avevo visto. Casualmente, ma nulla accade per caso, incontro sul set di “The bad guy” Selene Caramazza. Ci siamo incrociati nei camper per il catering per caso perché siamo in due storie parallele nella serie. Io avevo finito e lei stava cominciando e gli ho detto: “Cosa fai a marzo?”

Da lì è cominciato un percorso di avvicinamento al personaggio e una serie di incontri e provini. La buonissima impressione che ho avuto si è rivelata quella giusta”.

La Palermo in cui è ambientato il film non è quella patinata, conosciuta dai più. È stata una precisa richiesta fatta a Daniele Ciprì?

“Come per i personaggi, dall’inizio volevo una Palermo plumbea, oirriconoscibile, di ghiaccio come quello che usano come anestetico quelli della banda degli spaccaossa. Nella prima telefonata a Daniele ho proprio specificato quanto detto finora e ho raccontato un ricordo che avevo da ragazzino. Nel mio paese, Partinico in provincia di Palermo, quando usciva la processione del Venerdì Santo, prima che uscisse la vara del Cristo morto, era preceduta dalla statua dell’Addolorata che aveva un manto nero. In quel periodo dell’anno, più o meno sempre nello stesso periodo, molto spesso capitava che questo manto andava ad occultare il sole quasi come un’eclisse. I raggi del sole trapanavano da quel manto debolmente, ma c’era questo effetto sul sagrato davanti la chiesa di questa luce di ghiaccio che oscurava per pochi minuti ma che è rimasta impressa nella mia testa come un ricordo inquieto”.

Il film si concentra su quanto siamo disposti a cedere per ottenere ciò che vogliamo. Perché le vittime non si sforzano per trovare alternative?

“Ci sono i carnefici indubbiamente, ma la domanda è chi sono i carnefici e chi sono le vittime se uno accetta in maniera consenziente di farsi spaccare le ossa. Ci sono alcuni personaggi che lo fanno per necessità e altri che lo fanno per coltivare un proprio vizio o appunto per futilità come nel caso della prima comunione per non fare come si dice da noi malafigura coi parenti. Questa cosa qua rientra dentro questo carico di miseria e anche di subcultura”. 

L’amore fa capolino nel film in una delle scene più semplici e toccanti, ma perché non diventa la redenzione per Vincenzo, nonostante l’amore per molti è sinonimo di salvezza?

“Perché appunto Vincenzo è un uomo inutile e decide diversamente. Il percorso di Luisa, invece, io l’ho scritto proprio come una via crucis. Lei pensa di aver trovato la felicità, invece in quel momento sta crollando ancora di più verso un baratro fatale”.

È interessante il ruolo delle donne nel film. Nonostante ognuna di loro comprenda l’illegalità e cosa sta accadendo, nessuna riesce a ribellarsi.

“Nessuno si ribella perché appunto è come se vivessero in questo mondo direi quasi di incanto ma c’è un demone, quello del denaro, che serpeggia e li annichilisce perché sono concentrati e avvinti da questo demone”.

Secondo lei perché è necessario vedere Spaccaossa?

“È necessario per rendersi conto di quanto avviene attorno a noi, a volte vicinissimo a noi. Basta soltanto aprire gli occhi per rendersi conto che siamo tutti compenetrati verso il noi e non ci rendiamo conto che attorno c’è un lago di miseria, di disperazione e di dolore. Questo è un film che vorrebbe far aprire gli occhi su cosa ci circonda”.

Dopo averlo visto, ho immaginato che il film potrebbe essere visionato a scuola. C’è un progetto in tal senso?

“Ce l’hanno chiesto. Il problema è che l’ufficio preposto l’ha dichiarato non adatto ai minori di 14 anni. Dunque, gli uffici si stanno occupando di come programmarlo nelle scuole superiori, con l’età che è più adatta per il film”.

Ci sarà un seguito di “Spaccaossa”?

“No, non ci sarà. Ci sarà un seguito legato alla mia riflessione artistica sul demone del denaro che coinvolge la società di oggi. La sceneggiatura è in lavorazione e gireremo in estate”.  

Sandy Sciuto

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