Sparito il Price Cap, la Russia sorride - QdS

Sparito il Price Cap, la Russia sorride

Carlo Alberto Tregua

Sparito il Price Cap, la Russia sorride

mercoledì 14 Settembre 2022

Stoppare le dannose sanzioni

A scanso di equivoci, scriviamo per l’ennesima volta che la Repubblica ucraina ha il diritto di scacciare l’invasore russo. Per questa ragione le libere repubbliche del mondo devono sostenerla con armi e approvvigionamenti diversi nella lotta di liberazione.
Tuttavia, i Paesi del mondo devono anche avere il buonsenso di evitare i disastri economici che i Ventisette (non tutti d’accordo) hanno creato ai propri popoli, soprattutto a quelli dell’Europa meridionale, statuendo sanzioni economiche a carico della Russia.

Ciò perché non è con questo strumento che si può far cessare la guerra, nella quale interagiscono elementi poco noti ai popoli europei del Centro-Sud.
Per esempio, nel Donbass vi è un forte sentimento russofono, vi sono abitudini russofone e in generale quelle popolazioni hanno accolto le truppe russe come truppe di liberazione. Questo fatto non risulta da nessuna fonte occidentale, ma è la storia e la letteratura che lo testimoniano.

La Commissione europea, guidata dal falco Von der Leyen, è partita lancia in resta con quella che doveva essere un’ulteriore sanzione alla Russia, dalla definizione magica: Price Cap.
In Italia, è stato il nostro prode ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, fra i primi a proporlo. Complice la sua ignoranza di fenomeni di macroeconomia, secondo i quali nel mondo libero vige il mercato libero, all’interno del quale vi è un equilibrio fra domanda e offerta.

Tutti sanno che quando la domanda aumenta, il prezzo cresce. Quando diminuisce, il prezzo decresce.
Ora, avere continuato a chiedere ad altre fonti approvvigionamenti di gas sostitutivi di quello russo, ha creato il fenomeno speculativo di fare crescere i prezzi. Stiamo cercando di appurare quanto l’Italia pagherà di più per le forniture addizionali di Algeria e Azerbaigian.
Non solo, ma sembra che il gas liquefatto in addizione che ci forniscono gli Stati Uniti abbia un prezzo triplicato.

Di quanto precede, hanno fatto notevoli guadagni tutte le società che agiscono nel mondo dell’energia, comprese quelle pubbliche italiane, che essendo quotate in borsa, devono rispondere agli azionisti e non al Governo.
Accortasi della stupida proposta, per altro non condivisa da molti Stati dell’Unione (non solo Ungheria e Polonia), essa è stata silenziosamente accantonata, con ciò rinforzando ulteriormente la posizione della Russia.

È stato un gesto di buonsenso, cui deve seguirne tempestivamente un altro che è quello di eliminare le sanzioni nei confronti della Russia e ripristinare i normali rapporti economici, che fanno tanto bene alle economie occidentali e farebbero normalizzare il prezzo del gas.

Alla pubblica opinione italiana, grande stampa, televisioni e media sociali non hanno fornito elementi obiettivi di valutazioni e cioè che dietro la Russia vi sono due potenze mondiali: la Cina, con 1,4 miliardi di abitanti e il secondo Pil del mondo, e l’India con altrettanti abitanti, seppure con un Pil modesto.
Con un retroterra così importante, la Russia non può essere sconfitta economicamente; peraltro non crediamo neanche che possa essere sconfitta con gli armamenti, anche se l’esercito ucraino ha mostrato grande capacità e coraggio, nonostante sia dieci volte inferiore per numero di combattenti e potenzialità.

A questo punto, il proseguimento della guerra è solo un grande favore che si fa alle industrie delle armi statunitensi, tedesche, francesi e anche italiane. È un favore che non ci possiamo permettere, per cui siamo convinti che un passo dell’Unione europea che annulli le sanzioni economiche potrebbe essere decisivo per arrivare alla pace nel territorio ucraino.

Dobbiamo ricordare ancora che il presidente Zelensky e quel Parlamento hanno compiuto un atto antidemocratico e cioè un provvedimento di legge che prevede, in caso di guerra, l’espulsione dei parlamentari di opposizione, con ciò dimostrando che la Democrazia vera in quel Paese non esiste.
Sembra, ripetiamo, che colà un terzo della popolazione sia di sentimenti russofoni, di religione russo-ortodossa e che vorrebbe stare in pace con la Federazione russa.

Nessuno parla di quanto scriviamo, ma noi abbiamo il dovere di farlo, piaccia o non piaccia al manovratore.

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