Speranza di vita in Sicilia al lumicino, tante le cause - QdS

Speranza di vita in Sicilia al lumicino, tante le cause

Michele Giuliano

Speranza di vita in Sicilia al lumicino, tante le cause

sabato 27 Gennaio 2024

Il rapporto Bes 2022: 78 anni per gli uomini, 83 per le donne: si tratta delle medie più basse del nostro Paese. Scelte alimentari sbagliate, sedentarietà e poca attività fisica determinano la condizione di “sofferenza”

PALERMO – L’aspettativa di vita media dei siciliani nel 2022 si ferma, secondo i dati raccolti dall’Istat, a 81,3 anni. Per gli uomini, ancora meno, si scende a 78 anni, mentre si risale a 83 anni per le donne. Meno della media nazionale, meno della maggior parte delle altre regioni italiane.

La più alta speranza di vita nella provincia di Trento

Nel rapporto Bes 2022, sul benessere equo e sostenibile in Italia, i dati mostrano come l’Isola sia negli ultimi posti della graduatoria: in queste posizioni si trovano, insieme alla Sicilia, la Campania, a 78,8 per gli uomini e 83,1 anni per le donne, il Molise, la Calabria e la Puglia. Al vertice, invece, la più elevata speranza di vita alla nascita si rileva per la provincia autonoma di Trento, dove i maschi vivono in media fino a 81,9 anni e e le femmine fino a 86,3, cui segue quella di Bolzano, rispettivamente a 81,1 e 85,6 anni. Quindi, il Veneto, la Lombardia, la Toscana e le altre regioni del Centro e Emilia-Romagna.

La media nazionale si attesta sugli 82,6 anni

Le uniche regioni del Nord al di sotto della media nazionale sono la Valle d’Aosta, il Piemonte e la Liguria. La media nazionale si attesta sugli 82,6 anni. Il rapporto fa differenza tra “speranza di vita alla nascita”, e “speranza di vita in buona salute alla nascita”, cioè. Nel secondo caso, i numeri scendono nettamente: in Sicilia, nel 2022, tale aspettativa di vita si ferma a 57,8 anni, contro una media nazionale di 60,1 anni.

I motivi purtroppo sono evidenti: secondo quanto rilevato dall’Istat, la percentuale sulla popolazione dai 18 anni in su, nel 49,2% dei casi soffre di un eccesso di peso, contro una percentuale del 44,5% a livello nazionale. Ancora, ben il 22,5% delle persone al di sopra dei 14 anni fuma, e anche in questo caso il dato siciliano supera quello nazionale, che si ferma al 20,2%. Più ridotto, invece, il consumo a rischio di alcool, che nella regione si ferma al 9,2%, mentre a livello nazionale arriva al 15,5%.

Non giova per nulla alla salute neanche l’altissima percentuale di siciliani che vivono una vita sedentaria: il 58,7%, contro il 36,3% del resto della penisola. In ultimo, solo il 12,1% degli isolani dai 3 anni in su assume una adeguata alimentazione, fatta di almeno 4 porzioni di frutta o verdura al giorno, contro una media nazionale che sale al 16,8%.

La poca cura di sé, con comportamenti a rischio, abitudini alimentari sbagliate, la mancanza di attività fisica a causa anche di attività lavorative e impegni familiari stringenti, sono al centro di una ampia discussione anche politica, in quanto ogni problema va poi a ricadere sul Sistema sanitario nazionale, con costi non indifferenti.

La sedentarietà, in Italia, è uno stile di vita che riguarda in particolar modo le donne, che arrivano al 38%, anche se nel tempo il gap di genere è andato riducendosi, in quanto era pari a 7,8 punti percentuali nel 2010 e scende a 5,1 punti percentuali nel 2022.

La sedentarietà aumenta al crescere dell’età: riguarda 2 persone su 10 tra gli adolescenti e i giovani fino a 24 anni fino ad interessare quasi 7 persone su 10 tra la popolazione di 75 anni e più. Anche nel 2022 si conferma un forte gradiente territoriale Nord-Mezzogiorno, con tassi di sedentarietà che si attestano al 26,1% nelle regioni del Nord e arrivano al 52,2% nelle regioni del Mezzogiorno.

In correlazione, l’analisi dell’eccesso di peso mostra nel 2022 un valore pari al 44,5% tra le persone di 18 anni e più, dato sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente. Gli uomini presen tano livelli di eccesso di peso superiori alle donne (53,4% contro il 36%), e proporzionale al crescere dell’età, considerato che già a partire dalla fascia di età 45-54 anni riguarda quasi 5 persone su 10, e nelle regioni del Mezzogiorno (49,7%).

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