Ministro Valditara, stipendi dei prof diversi per il caro-vita

Sscuola, stipendi diversi a chi insegna nelle Regioni ricche: il 55% dei docenti è favorevole

Sscuola, stipendi diversi a chi insegna nelle Regioni ricche: il 55% dei docenti è favorevole

Redazione  |
venerdì 27 Gennaio 2023

La proposta del ministro dell’Istruzione Valditara, che favorirebbe soprattutto gli insegnanti del Nord Italia. Ma i docenti, si rivelano in gran parte favorevoli. Ecco perché

Le dichiarazioni del ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara che ha parlato di ipotesi di stipendi differenziati ai professori a seconda della zona del Paese in cui lavorano, hanno diviso il mondo della scuola e della politica.

C’è un precedente sulle “zone salariali” in Italia

Come spiega Skytg24, le “zone salariali” prevedevano paghe più alte per lo stesso tipo di lavoro laddove il costo della vita era più alto. Furono in vigore dal 1946 al 1972.

Il sistema fu poi archiviato perché ritenuto ingiusto e perché contribuiva ad allargare il divario tra il Nord e il Sud dell’Italia

Ad esempio nel 1954 lo stipendio di un operaio in Lombardia, in media e nel periodo delle “zone salariali”, ammontava a 30mila lire. Un lavoratore con lo stesso impiego in Sicilia, invece, ne guadagnava 22mila.

Oltre la metà degli insegnanti approverebbe la proposta di Valditara

E se la polemica non si è fatta attendere, in queste ultime ore, a sorpresa arriva il sondaggio di OrizzonteScuola, dai risultati davvero inattesi. Si perchè, il fatto di prevedere retribuzioni maggiori per i docenti dove il costo della vita è più alto sembra raccogliere il consenso di quasi il 55% degli utenti che hanno partecipato al breve sondaggio del portale specializzato.

Emerge, in questo contesto, una percentuale del 10,10% che invece chiede un aumento solo per quanti sono costretti a viaggiare o ad affittare una casa perché provengono da fuori regione, la maggior parte delle volte dal Sud verso il Nord.

Il settore privato in Italia, esistono già differenze di retribuzione

Se infatti i contratti nazionali garantiscono minimi uguali in tutte le aree del Paese, gli accordi aziendali di secondo livello possono portare ad avere retribuzioni più alte per lo stesso tipo di mestiere.

Il divario Sud e Nord esiste

Il divario nelle paghe tra Nord e Sud, secondo quanto spiegato dai dati forniti dalla Banca d’Italia, è dovuto a vari fattori, tra cui l’alta disoccupazione e il tipo di impiego nel Mezzogiorno

Secondo i dati della Banca d’Italia, quindi, la differenza totale di salario tra Sud e Nord nel settore privato è del 28%. Se si esclude il lavoro in nero si scende però al 17% e se si considera solamente il reddito a parità d’impiego, nel Mezzogiorno si guadagna il 9% in meno rispetto al Nord.

Oltre al reddito, a variare è anche il costo della vita. Secondo i dati Istat riferiti all’anno 2021, la spesa media mensile delle famiglie è infatti diversa a seconda delle aree del Paese: nel Nord-ovest è di 2.699 euro, nel Nord-est di 2.636, al Centro di 2.588 e al Sud di 2.011 euro.

Non solo costo della vita, il divario Nord-Sud è nei servizi

Se è vero che al Sud il costo della vita è più basso, è anche vero che mancano più servizi: nella grafica, ad esempio, si può vedere la maggior presenza di ospedali nelle aree del Paese dove il colore blu appare più scuro.

Come riportaSkytg24, gli stipendi pubblici non sono parametrati in base al costo della vita, mentre la povertà assoluta è calcolata in relazione ad esso: ad esempio, l’Istat valuta che una coppia con un figlio piccolo è in condizione di povertà assoluta quando percepisce meno di 1.213 euro in un piccolo comune al Nord, ma se si trova al Sud la soglia scende a 954 euro. Lo stesso ragionamento si applica anche a una persona in pensione: la soglia della povertà assoluta a Reggio Emilia, per esempio, è di 778 euro al mese, mentre a Reggio Calabria scende a 568 euro.

Tag:

Articoli correlati

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017