Ancora 24 mesi per rilanciare lo stabilimento di Termini Imerese. Rimane la preoccupazione per gli ex dipendenti e sindacalisti che sperano in un cambio di passo atteso da dieci anni
“Cassa integrazione rinnovata fino al 7 novembre 2021”. Sarà questa la frase che domani, con molta probabilità, uscirà da Palazzo Balestra di via Veneto a Roma (sede del ministero del Lavoro), nel quale si svolgerà una riunione sulla proroga degli ammortizzatori sociali per gli operai ex Blutec.
I lavoratori di Termini Imerese hanno avuto solo una certezza in questo decennio e l’avranno anche domani: il rinnovo della cassa integrazione. Un vicolo cieco da cui, ancora oggi, non si è usciti o non si è voluto uscire.
Nelle scorse settimane è stato bocciato il programma concordatario presentato dai commissari straordinari ed è stato dato incarico agli stessi di procedere alla presentazione di un programma di cessione. Previsti 24 mesi di tempo per rilanciare lo stabilimento.
“Ci saranno dei passaggi fondamentali – dice Roberto Mastrosimone, segretario regionale Fiom Cgil Sicilia -. Subito dopo, il Governo nazionale, Invitalia e la Regione siciliana devono fare di tutto per ricercare proposte serie e dare una risposta concreta alla reindustralizzazione di Termini Imerese e alla rioccupazione dei lavoratori diretti (circa 600) e indiretti (circa 250)”.
Per Antonio Nobile, segretario generale Fim Cisl Palermo e Trapani, è necessario un cambio di passo che si può realizzare attraverso un ruolo attivo del Governo e di Invitalia per la ricerca di nuovi soggetti che possano portare avanti la reindustrializzazione.
“C’è molta preoccupazione perché dopo 10 anni siamo al punto di partenza. Restano gli ultimi 24 mesi per cercare una soluzione vera e risolvere una delle vertenze più vecchie d’Italia.
Chiediamo a tutti i soggetti coinvolti – aggiunge il sindacalista – di fare sinergia per trovare una soluzione che possa garantire, anche per i lavoratori Blutec di Termini Imerese, oltre a quelli dell’indotto, il lavoro!”. L’ombra di un possibile licenziamento collettivo, conclusi i 24 mesi, preoccupa non poco gli operai: “Personalmente sono più preoccupato degli anni precedenti – commenta Marco Barbarino, ex operaio Fiat e Blutec – Saranno due anni importanti perché in 2 anni dovrebbe succedere ciò che non si è fatto in 11 anni, trovare una vera realtà industriale”.
L’auspicio di Barbarino è che si possano prendere in carico tutti coloro che vivono da anni una dolorosa e triste vertenza: “Non vuol dire, però, attendere imprenditori che non verranno mai, ma trovare una soluzione lavorativa. Non siamo più 2.500 lavoratori. Poche centinaia di operai, ex Fiat e indotto, si possono occupare, manca soltanto la volontà. Anche perché – ha aggiunto – uno stabilimento vuoto sarebbe più appetibile per qualsiasi imprenditore. Vorrebbe dire, comunque, assunzioni di giovani del comprensorio. Ricordo, che la media degli operai ex Fiat è alta (50-55 anni). Chi li assumerebbe?“.
“Se in undici anni non si è trovata una soluzione, non vedo come si possa arrivare a una nuova opportunità nei prossimi due anni – continua Giuseppe Leonardi, anche lui ex operaio Fiat e Blutec -. Mi auguro di sbagliare, ma credo che sia tutto finito!”. Per l’onorevole all’Assemblea regionale siciliana Luigi Sunseri, la Regione sta giocando un ruolo da semplice spettatrice e, spesso, è poco attenta.
“Troppe volte, negli ultimi anni, a rappresentarla c’è stato qualche dirigente del lavoro e non delle attività produttive. L’obiettivo era pensare solo agli ammortizzatori sociali. Il presidente della Regione era presente nell’ultimo tavolo tecnico solo grazie alle pressioni delle forze sindacali e politiche, come il Movimento 5 Stelle”.
Secondo il deputato regionale, il ruolo del Governatore siciliano in questi anni è stato nullo. “Non vogliamo vendere fumo così come è stato fatto negli anni precedenti”, ha aggiunto.
Trovare soluzioni che possano dare un respiro all’area di crisi complessa e che siano fondate su basi solide, dal punto di vista economico, programmatico e produttivo, deve essere la strada da percorrere nei prossimi due anni.
“Ricordo, infine, che la Regione è riuscita a riconfermare i famosi milioni di euro, solo sotto pressione, ma di fatto non sono stati mai messi sul tavolo, c’è una mera disponibilità economica”.
“La città di Termini Imerese ha diverse vocazioni: commerciale, turistica e industriale – sottolinea la sindaca Maria Terranova – quest’ultima è collegata anche con il porto termitano, per il quale sono previsti importanti investimenti nel PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). Inoltre, ricordo che facciamo parte anche delle Zes (Zone economiche speciali)”.
Per la prima cittadina, anche dal rilancio della zona industriale di Termini dipende il futuro della città e dei termitani, così come il futuro di Termini e dei termitani dipende dal rilancio turistico e commerciale della città.
Per noi contano i minuti e i secondi. Ho chiesto che ci sia un tavolo esclusivo sulla questione Termini Imerese, a cadenza mensile, e spero in un ruolo attivo del ministero dello Sviluppo economico, del ministero del Lavoro, della Regione siciliana e di Invitalia.
Non ci si può limitare a valutare le proposte che arrivano. Occorre che tutte le istituzioni facciano e svolgano un ruolo attivo anche nella ricerca di potenziali investitori o, comunque, favorire le condizioni per l’insediamento di nuove aziende”.
Mario Catalano