Tumore al pancreas, ricerca su circuito che lo alimenta

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Tumore al pancreas, ricerca su circuito che lo alimenta

Gianluca Virgillito  |
giovedì 02 Novembre 2023

Uno studio potrebbe garantire l'arresto di un meccanismo che promuove la crescita del tumore al pancreas, uno dei più aggressivi.

Uno studio potrebbe garantire l’arresto di un meccanismo che promuove la crescita del tumore al pancreas, uno dei più aggressivi. Un team di ricercatori dell’Ospedale San Raffaele di Milano ha fatto questa scoperta. In un nuova ricerca, pubblicata su Nature e attualmente ancora in fase preclinica, suggeriscono una potenziale strategia terapeutica per bloccate l’insorgenza del tumore in persone a rischio oppure per potenziare le risposta nei pazienti all’immunoterapia. Si tratta di un importante passo in avanti ma essendo in una fase preclinica serviranno altre indagini per consentire di agire.

Cellule e tumore al pancreas

Al centro dell’analisi il ruolo di un tipo di cellule del sistema immunitario innato: i macrofagi. Questi ultimi svolgono il ruolo di “protettori” dei tessuti e attivano rapidamente le risposte contro i patogeni. I macrofagi per quanto concerne i tumori possono riprogrammare la loro attività ed è possibile che sostengano la progressione della neoplasia. Le cellule associate ai tumori, Tam, sono colpite dall’immunoterapia. La loro quantità è associata tendenzialmente a resistenza ai trattamenti, metastasi e una minor sopravvivenza. Le interazione dei macrofagi con l’ambiente tumorale rendono difficoltoso che le cellule diventassero un bersaglio terapeutico.

Ricercatore e nuovo studio

Renato Ostuni, coordinatore della ricerca, si sofferma sul suddetto aspetto. “Oltre a essere caratterizzato da un sistema immunitario compromesso che limita l’efficacia anche delle più avanzate immunoterapie, il tumore del pancreas presenta una forte componente infiammatoria. Ciò è particolarmente rilevante poiché l’insorgenza di danni ai tessuti e le risposte infiammatorie che ne conseguono, quali le pancreatiti, sono noti fattori di rischio per lo sviluppo neoplastico”.

Oggi i ricercatori hanno compreso da cosa dipenda la capacità dell’infiammazione nel favorire la crescita tumorale. Scendendo nel particolare è stata considerata l’interazione dei macrofagi (chiamati IL-1β+) e alcune cellule tumorali caratterizzate da un profilo infiammatorio specifico e un’elevata aggressività nell’adenocarcinoma duttale del pancreas (Pdac). È stato così individuato un nuovo sottogruppo di macrofagi (IL-1β+ TAM) che riescono a stimolare l’aggressività delle cellule tumorali nelle loro vicinanze. Sono localizzati in piccole nicchie vicino alle cellule tumorali infiammate. La vicinanza fisica tra macrofagi e cellule tumorali potrebbe sostenere lo sviluppo della malattia. Quindi i macrofagi inducono una riprogrammazione infiammatoria. Promuovono dunque il rilascio di fattori che incentivano la progressione e l’attivazione degli IL-1β+ TAM.

Stop al circolo vizioso

“Si tratta di una sorta di un circolo vizioso autoalimentato – spiega Ostuni -. I macrofagi rendono le cellule tumorali più aggressive, e le cellule tumorali riprogrammano i macrofagi in grado di favorire l’infiammazione e la progressione della malattia. Abbiamo condotto esperimenti per studiare come interferire con questo circuito”.

Nicoletta Caronni e Francesco Vittoria, autori dello studio, parlano dei primi esiti. “Questo approccio ha portato infatti a una riduzione dell’infiammazione e a un rallentamento della crescita del tumore del pancreas”.

In sintesi bloccare il meccanismo infiammatorio in questione potrebbe giovane per incrementare l’efficacia delle immunoterapie contro il Pdac. Allo stesso modo sarebbe pure una strategia di prevenzione nelle persone a rischio.

“Le mutazioni del dna sono un elemento necessario ma non sufficiente per lo sviluppo di un tumore. Le risposte infiammatorie e i danni ai tessuti possono cooperare con le mutazioni per aumentare il rischio di molte neoplasie, tra cui quelle del pancreas” conclude Ostuni.

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