In dieci anni quadruplicati i numeri e superati i 6 milioni di bottiglie. Nel giro di un paio di anni arriveranno le fascette. Il direttore del Consorzio di tutela: “Mercato ci premia”
CATANIA – Sono state 6 milioni le bottiglie prodotte a marchio Etna Doc nel 2023, pari a un imbottigliato di 45.049,51 ettolitri e con un incremento costante dal 2013 quando la produzione si attestava a 1.542.106 bottiglie (pari a 11.565,80 ettolitri), una crescita importante ma controllata che pone i vini del vulcano attivo più alto d’Europa ed il Consorzio Tutela Vini Etna DOC ai vertici del vino di qualità.
I numeri del vino dell’Etna Doc donano grande fiducia
Un interesse sempre vivo nei confronti dei vini di questa denominazione da parte dei consumatori nonostante la situazione economica complessiva, nel nostro Paese e a livello internazionale, sia sempre delicata, i numeri del vino dell’Etna Doc donano grande fiducia e certifica la maturità raggiunta da questa denominazione: “Il 2023 è stato un anno non eccellente per il mercato del vino dovuto anche all’aumento dei costi ed all’abbassamento dei consumi dei rossi a livello mondiale – commenta Maurizio Lunetta, direttore del Consorzio Tutela Vini Etna Doc – i nostri vini mantengono comunque una crescita e notiamo che si va versi un equilibrio produttivo tra i bianchi e rossi. Il primo semestre dell’anno scorso era stato molto positivo e l’ulteriore crescita dell’imbottigliato negli ultimi mesi è un’ulteriore conferma”.
Votato il passaggio alla Docg
Tante le novità che arriveranno dopo che l’assemblea dei soci, costituita dai produttori etnei, ha votato per il passaggio alla Docg: dalla fascetta di Stato che sarà introdotta in contemporanea alla nuova denominazione, all’inserimento dello spumante da Carricante (ad oggi solo da Nerello Mascalese), del pas dosé (senza aggiunta di zuccheri), la possibilità dell’utilizzo dell’Unità geografiche aggiuntive (Uga) e del nome del Comune se le uve derivano dallo stesso territorio ma anche alcune restrizioni enologiche e produttive, oltre l’inserimento di una trentina di nuove contrade nei comuni a oggi sprovvisti.
Un iter che durerà circa due anni
Queste le novità più rappresentative che saranno introdotte a seguito di un iter che durerà circa due anni e vedrà un passaggio burocratico che partito dalla sede del Consorzio passerà prima alla regione, poi al ministero ed infine all’Ue per la conversione dell’attuale area Doc in Docg: “L’entrata in produzione di nuovi vigneti, impiantati prima della sospensione delle nuove iscrizioni ad Etna Doc avvenuta nel 2021 (e che sarà ridiscussa a breve) – sottolinea Lunetta – ha consentito una costante crescita dell’imbottigliato, ma è soprattutto il mercato a premiare la nostra produzione e a influenzare la crescita di questi dati”.
Il cambiamento climatico minaccia anche la viticoltura sul vulcano
Il mondo del vino siciliano e non solo guarda all’Etna per la velocità di sviluppo e l’affermazione nello scenario enologico mondiale anche se il cambiamento climatico minaccia anche la viticoltura sul vulcano attivo più alto d’Europa: “È indubbio che nel 2023 la peronospora ed il grande caldo hanno messo a dura prova gli agricoltori etnei che sono stati bravissimi a contenere i danni – dichiara il direttore del Consorzio – nel nostro disciplinare non è vietata l’irrigazione di soccorso, si precisa che sono da evitare le pratiche di forzatura ma nulla osta di irrigare se la pianta ne ha bisogno”. Considerazioni importanti per un territorio che sempre più attrae nuove economie grazie al vino e alla bellezza di un vulcano che regala vini di grandissima freschezza ed acidità.