"Sicilia en Primeur", la sfida del vino tra innovazione e tradizione a Erice - QdS

“Sicilia en Primeur”, la sfida del vino tra innovazione e tradizione a Erice

“Sicilia en Primeur”, la sfida del vino tra innovazione e tradizione a Erice

Antonio Schembri  |
sabato 30 Aprile 2022

I vini isolani hanno confermato anche per il 2021 un’incidenza di produzioni DOP in linea con la media nazionale. Quella dei vini IGP supera invece il dato italiano

Back to the Roots – Ritorno alle radici. È il tema scelto per l’edizione 2022 di Sicilia en Primeur, l’annuale anteprima dei vini isolani organizzata da Assovini Sicilia che da questa mattina vivrà la sua giornata clou a Erice, a conclusione di quattro giorni di wine tour che hanno portato nelle sedi delle principali cantine associate distribuite nel territorio regionale oltre 50 giornalisti italiani e stranieri, con il coinvolgimento di influencer internazionali, master of wine e consulenti appartenenti a associazioni di esperti di vino.

Una kermesse, partita il 27 aprile come di consueto dopo il Vinitaly, che si concluderà il 1 maggio.

Dal 2004 Sicilia en Primeur si conferma come appuntamento centrale per il vino siciliano.

“Il titolo assegnato quest’anno vuole rafforzare il messaggio di una Sicilia vitivinicola pronta alle sfide del futuro basate su investimenti in innovazione tecnologica ma anche sulle preziose pratiche del passato, mantenute intatte negli anni da molte nostre cantine” – dice il presidente di Assovini Sicilia, Laurent de la Gatinais -. Grazie alla sua posizione geografica e alle caratteristiche del territorio siciliano assistiamo a un’evoluzione della nostra produzione vinicola nel pieno rispetto dell’ambiente e dell’uomo, alimentata soprattutto da una grande capacità d’adattamento ai cambiamenti climatici e alle criticità da questi generate specialmente nel corso delle ultime annate”.

Il riferimento è anzitutto alle condizioni di scarsità idrica patite dai vigneti nei periodi di temperature elevate. “Tutto ciò – sottolinea de la Gatinais – ha indotto i produttori a acquisire un know-how diventato base di un modello di vitivinicultura sostenibile, oltre che una chiave di successo nei mercati”.

Insieme con le buone pratiche tradizionali, a giocare un ruolo fondamentale nel futuro vitivinicolo della Sicilia ci sono variabili come la biodiversità, le tecniche agronomiche attuali e sostenibili e le varietà autoctone. Elementi che con la ricerca e le sperimentazioni per migliorare la qualità della produzione, fanno oggi della Sicilia un laboratorio vitivinicolo unico.

L’odierno convegno di Erice, nell’aula magna del Monastero di San Domenico, sede del centro Internazionale di Cultura Scientifica Ettore Majorana, verrà moderato da Massimo Giletti e, oltre alla presenza degli stati generali del vino siciliano e del presidente della regione Nello Musumeci ospiterà anche gli interventi dei professori Marco Moriondo, dell’istituto di bieconomia del Cnr di Firenze e Antonino Zoccoli, presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.

I due ricercatori relazioneranno rispettivamente sugli impatti delle mutazioni del clima sulla viticoltura e sul legame tra produzione vinicola e i neutrini, le più elusive particelle subatomiche finora scoperte. Ad affiancare il meeting, ci saranno le degustazioni aperte al pubblico che si svolgeranno al Chiostro di San Francesco, dove le aziende aderenti a Assovini hanno allestito le loro postazioni. 

Per affrontare le sfide dei mercati, le analisi sul settore rappresentano strumenti sempre più indispensabili. La più recente è una ricerca congiunta Unicredit – Nomisma sulla competitività e gli scenari evolutivi per il vino italiano e siciliano. Si tratta al momento della fotografia più aggiornata sullo stato dell’arte della viticoltura isolana. Lo studio che il gruppo bancario, main sponsor della manifestazione, ha condotto con la società di consulenza economica bolognese, aggiorna i numeri che vedono la Sicilia al primo posto in Italia per superficie dedicata alla produzione biologica della vite: oltre 26mila ettari, a fronte dei 117.278 distribuiti sull’intero territorio nazionale. Un dato che equivale attualmente al 27% dell’intera superficie vitata siciliana.

Su fronte della qualità, i vini isolani hanno confermato anche per il 2021 un’incidenza di produzioni DOP in linea con la media nazionale (40% in Sicilia, 43% in Italia), mentre quella dei vini IGP supera nettamente il dato italiano (34% in Sicilia, contro il 26% su scala nazionale).

L’analisi ha inoltre messo in luce il netto balzo in avanti dell’export regionale dopo la crisi del 2020: quasi il 17% in più, mentre supera di oltre il 20% quello del 2016. Stati uniti, Germania, Regno Unito e Canada confermano la loro posizione di principali mercati di sbocco. E, relativamente agli ultimi 5 anni, spicca il dato di crescita delle esportazioni proprio verso il Canada (+93,1%), seguito da quello in Corea del Sud (+ 64,3%) e in Svezia (+52.9%.) A ‘tirare’ maggiormente sono i vini bianchi siciliani DOP, che nel 2019 hanno fatto registrare un incremento del 32%. Stazionaria, invece, la performance dei rossi col medesimo marchio di denominazione: sempre rispetto al 2019, i loro volumi di vendita non sono andati oltre il 2% di crescita.

Buoni riscontri sono stati in particolare messi in luce dal canale degli iper e supermercati: in particolare per quanto riguarda i vini fermi rispetto al 2019 valore e volume sono aumentati rispettivamente del + 8,7% e del +2,5%. Sempre nella grande distribuzione rileva inoltre l’incremento delle vendite dei vini Dop siciliani: +21,5% nei valori e +15,8% nei volumi.

Nello spettro complessivo della produzione siciliana marciano a buon ritmo i vini tutelati dal marchio DOC Sicilia. In particolare il Grillo, una delle più antiche tra le oltre 70 varietà autoctone dell’isola, che si esprime in un bianco dall’intensa carica aromatica e per il quale “il 2021 è stata davvero un’ottima annata, risultando, anche nelle versioni più mature, un vino accattivante, fresco per acidità varietale e sapido”, dice Antonio Rallo, presidente del Consorzio Doc Sicilia – . Sia sui mercati nazionali che su quelli internazionali possiamo definirlo un caso di successo visto che nel 2021 ne sono state prodotte quasi 21milioni di bottiglie (rispetto ai complessivi 96milioni per tutte le tipologie di vino prodotte dal consorzio): ovvero il 25% in più rispetto all’anno precedente”.

Riguardo alle risorse pubbliche investite per valorizzare il settore vinicolo, negli ultimi 4 anni la spesa della regione è ammontata a 368milioni di euro.
A confermare infine il peso crescente di questa branca dell’agricoltura isolana sono anche i dati elaborati dal centro studi per il Mezzogiorno del gruppo Intesa San Paolo. Il sistema agricolo, agroalimentare e agrituristico della Sicilia vale attualmente 6,3 miliardi di euro e corrisponde al 7,7% del Pil regionale. E un miliardo arriva proprio dai vini siciliani.

Antonio Schembri

                                                                                                                                                                

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