Ifel: ai Comuni un ruolo cruciale nella ripartenza. Così cantieri e lavori pubblici possono rilanciare i vari territori
I dati post festività legati alla Sicilia hanno spinto le istituzioni a istituire nella nostra Regione una zona rossa che sa tanto di lockdown. Misure rigide imposte a livello nazionale che sono state addirittura inasprite a livello regionale e che hanno fatto ripiombare in molti nell’incubo vissuto la scorsa primavera.
Se la necessità di tutelare la salute pubblica è totalmente condivisibile e comprensibile, non possono però essere ignorate le terribili conseguenze economiche che questa situazione porta con sé, con decine e decine di attività chiuse e danni incalcolabili per il tessuto produttivo, che le compensazioni promesse dal Governo nazionale e da quello regionale possono alleviare soltanto in minima parte.
In un momento così difficile, in cui gli scenari futuri appaiono oscuri, diventa però fondamentale individuare delle strategie utili a definire efficaci strategie di ripartenza, che vedono nei Comuni un attore fondamentale di questa recita. Lo si evince da un report pubblicato dall’Ifel (Istituto per la finanza e l’economica locale) intitolato “Autonomia ed Epidemia, l’emergenza Covid-19. Testimonianze, impatti e nuovi paradigmi per i sistemi socio-assistenziali e dei lavori pubblici degli Enti locali”, in cui si sottolinea come le realtà territoriali, quelle più vicine ai cittadini, rappresentino l’ingranaggio fondamentale del meccanismo della ripartenza post pandemia. Sia per quanto riguarda il supporto ai soggetti che più di ogni altro hanno subito la crisi sociale ed economica legata al Coronavirus, sia per le prospettive di ripartenza, strettamente connesse alla creazione di nuovi cantieri.
“La dimensione e l’attività sociale – si legge nel report Ifel – rientra tra i compiti che storicamente appartengono ai Comuni. La dimensione di prossimità che è propria dei Comuni li rende gli Enti che possono svolgere questa funzione più efficacemente e, infatti, si è consolidata nel tempo una forte capacità amministrativa e organizzativa nell’erogazione di tali servizi. Tuttavia, il corso della pandemia ha stressato fortemente l’esercizio di queste funzioni e le risorse che in tempi ordinari erano sufficienti per svolgere tali servizi potrebbero non esserlo per i tempi emergenziali che stiamo vivendo”.
Su questo fronte, lo scenario è tutt’altro che roseo: “Si assisterà sicuramente – evidenziano gli esperti dell’Ifel – a un aumento della spesa comunale per i servizi socio-assistenziali, per almeno due ordini di ragioni. La prima è che, a seguito del rallentamento economico già in atto, aumenterà il numero di persone che perderanno il lavoro e, al contempo, vi sarà un drastico ampliamento della platea di persone che soffrono condizioni di povertà anche solo stagionali. La ripresa economica, con la conseguente creazione di nuove imprese e reazione delle imprese in difficoltà, anche considerando i tassi di crescita annuali italiani degli ultimi trent’anni, molto modesti se paragonati a quelli degli altri Paesi europei mediterranei e nordici, non garantisce il completo riassorbimento dei posti di lavoro perduti”.
E a soffrire sono in particolare il settore turistico, quello alberghiero, la ristorazione. “Il rischio – si sottolinea nel rapporto – per rappresentarlo con un esempio, è che continueremo a vedere le immagini delle file davanti alle mense sociali anche nei prossimi mesi e anni”.
Come detto, però, è essenziale cercare di invertire questa tragica tendenza. L’unico modo per poterlo fare è investendo sul territorio, aprendo i cantieri e realizzando nuove opere pubbliche e ai Comuni tocca un ruolo fondamentale. “L’ingente mole di fondi nazionali, europei e regionali stanziati per rilanciare l’economia – si legge nel report dell’Ifel – impone una riflessione sulle modalità di ‘messa a terra’ di tali risorse ai fini di garantire celerità di esecuzione delle progettualità e qualità nell’implementazione degli interventi. Gli Enti locali saranno chiamati a giocare un ruolo di primo piano e verrà rilanciata la loro centralità strategica rispetto al tema degli investimenti pubblici”.
“Giova rammentare – viene evidenziato nel documento – che la natura del contributo degli Enti locali non è meramente esecutiva, ma comprende in primo luogo una dimensione strettamente politica che si traduce nella scelta di investire e canalizzare le risorse in determinati interventi rispetto ad altri e, in secondo luogo, una fase di progettazione mediante l’articolato lavoro degli uffici tecnici comunali. È in capo ai Comuni, ai sindaci e al personale amministrativo che, in definitiva, si concentra la responsabilità di utilizzare i fondi in maniera tale da rispondere ai bisogni e alle esigenze delle comunità e del territorio”.
Spendere bene, dunque, per supportare il territorio, realizzando progetti a regola d’arte e tentando di evitare in ogni modo possibile inutili pastoie burocratiche. È questa la strada per ripartire.
Sviluppo sostenibile e digitalizzazione coinvolgendo anche i soggetti privati
Come spendere e verso cosa indirizzare le risorse per il rilancio dell’economia locale? Questo è ciò che devono chiedersi gli amministratori locali in un’ottica di rilancio post Covid e all’interno del report Ifel “Autonomia ed Epidemia, l’emergenza Covid-19. Testimonianze, impatti e nuovi paradigmi per i sistemi socio-assistenziali e dei lavori pubblici degli Enti locali”, a queste domande vengono date risposte molto chiare.
“Per le realtà di medie e grandi dimensioni – sottolineano gli esperti – con una consolidata capacità amministrativa, per i Comuni capoluogo e, più in generale, per i Comuni che costituiscono polarità di un sistema urbano più ampio, sarebbe auspicabile uno sforzo di programmazione, da declinarsi in almeno tre direzioni.
In primo luogo, cogliere questa opportunità per approntare le città a un modello di sviluppo urbano che valorizzi i trend ormai consolidati dello sviluppo sostenibile, della digitalizzazione e delle infrastrutture digitali e dell’efficienza energetica, e pertanto canalizzare le risorse entro progettualità che rispettino tali requisiti.
In secondo luogo, nella logica di progettualità innovative che possano incontrare anche l’interesse del settore privato, appare opportuno incentivare sia forme di partenariato pubblico-privato sia la formazione di reti di imprese per far sì che vi sia una vera condivisione di energie e capitale umano.
Infine, considerati i tempi di attuazione delle opere e l’incertezza riguardante i tempi e l’ammontare delle risorse, lo sforzo dei Comuni dovrebbe orientarsi a una revisione dei documenti di programmazione in modo tale da non farsi cogliere impreparati. Occorrerebbe, dunque, uno sforzo di organizzazione e progettazione (che coinvolga primariamente gli amministratori ma anche il personale tecnico) per definire i lavori e le progettualità da realizzare con le risorse che arriveranno nei prossimi mesi e anni”.
“Il rischio – viene evidenziato nel report – è che le risorse si traducano in finanziamenti a pioggia, senza un ruolo di regia pubblico, inadatti ad alterare in senso innovativo lo scenario di sviluppo delle città, e si perda un’occasione che difficilmente si ripresenterà nel medio termine”.
Ma c’è anche un ulteriore aspetto da considerare, anch’esso fondamentale per gettare le basi di una ripresa che possa realmente spingere i territori fuori dalla crisi: il coinvolgimento del settore privato. “È difficilmente pensabile – sottolineano dall’Ifel – che l’azione per il rilancio del sistema produttivo possa prescindere dall’apporto del settore privato e possa esclusivamente fondarsi su una logica pubblica”.
“È pertanto necessario – si afferma nel documento – che si favorisca la mobilitazione delle risorse private, anche attraverso l’apporto dell’industria finanziaria, e la costruzione di un environment che renda possibile la liberazione delle energie private a favore di obiettivi e progettualità ad alto impatto sociale. Per tendere a questo orizzonte, è essenziale in primo luogo un’opera di semplificazione amministrativa e, in secondo luogo, il superamento di quei condizionamenti e quelle criticità che impediscono alle forme di partenariato pubblico privato di esprimere il loro potenziale e di generare valore sociale ed economico”.
“Le condizioni di emergenza in cui il Paese si trova a operare – si sottolinea nel report Ifel – fungono da fattori di trasformazione ed offrono l’opportunità di ripensare paradigmi amministrativi che si ritenevano sinora consolidati. Con la consapevolezza che la crisi sanitaria detterà i suoi tempi e le sue esigenze e non potrà essere l’unico elemento di pressione per il riordino della pubblica amministrazione. I soggetti che costituiscono la Pa e la Pubblica amministrazione locale dovranno trovare in sé e nelle loro alleanze le condizioni per la definizione delle priorità e il perseguimento di soluzioni innovative”.
Occorre, insomma, cambiare il modo con cui finora si è lavorato. Evitare di sprecare risorse snellendo la burocrazia e puntando forte sull’innovazione. Soltanto così sarà possibile venire fuori da una delle crisi più difficili della nostra storia.