Coronavirus, in arrivo oggi il decreto liquidità, il premier Conte tratta per sciogliere i nodi - QdS

Coronavirus, in arrivo oggi il decreto liquidità, il premier Conte tratta per sciogliere i nodi

redazione web

Coronavirus, in arrivo oggi il decreto liquidità, il premier Conte tratta per sciogliere i nodi

lunedì 06 Aprile 2020

Il Consiglio dei ministri dovrebbe approvare il disegno di legge nelle prossime ore. La dotazione del Fondo di Garanzia per le Pmi salirà a sette miliardi, con la capacità di generare liquidità fino a cento miliardi di euro. Il ruolo della Cassa Depositi e prestiti attraverso la controllata Sace. L'idea di far nascere una cabina di regia ristretta a tre persone per gestire il post-crisi. Italia pronta alla battaglia degli eurobond

Nel governo si tratta fino all’ultimo miglio in vista del Consiglio dei ministri chiamato a varare, nelle prossime ore, l’atteso decreto liquidità.

La trattativa resta delicata e al centro delle tensioni interne alla maggioranza non c’è solo la quota di garanzia statale da assicurare per i prestiti bancari alle imprese ma, soprattutto, il ruolo di Cassa Depositi e prestiti (Cdp).

Ieri il premier Giuseppe Conte ha convocato il titolare del Ministero dell’Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri e l’ad di Cdp Fabrizio Palermo.

In serata il Governo è sembrato vicino a sciogliere i nodi, ma il Consiglio dei ministri previsto per la tarda mattinata di oggi non è ancora ufficialmente convocato.

Il rischio è di un ulteriore slittamento.

Nel Cdm, oltre al decreto liquidità, saranno discussi il decreto scuola e il provvedimento per l’estensione del golden power.

Nel dl liquidità sarà inserita una ulteriore sospensione delle scadenze fiscali. Ma è il tema delle garanzie ai prestiti alle aziende a tenere banco.

Il confine tra la necessità di erogare denaro fresco in tempi rapidi e le opportune verifiche della solvibilità di chi chiede il prestito è più che mai labile, nell’era del coronavirus.

“La garanzia statale sia al cento per cento per prestare a aziende e partite Iva somme pari al 25% del fatturato 2019”, ha ribadito anche ieri il leader di Iv Matteo Renzi.

Ma in serata il titolare del Mise Stefano Patuanelli ha illustrato un dl parzialmente diverso. La dotazione del Fondo di Garanzia per le Pmi salirà a sette miliardi, con la capacità di generare liquidità fino a cento miliardi di euro.

La garanzia al cento per cento, senza valutazione del credito, è per i prestiti fino a 25mila.

Per i prestiti fino a 800mila euro la garanzia è al cento per cento ma con una valutazione della solvibilità.

“La garanzia sarà al novanta per cento per i prestiti fino a cinque milioni di euro, potendo arrivare al cento per cento con la controgaranzia dei Confidi e con una valutazione che tiene conto solo della situazione pre-crisi Covid-19”, ha spiegato Patuanelli.

Sui prestiti alle grandi aziende nel Mef si continua a spingere fino all’ultimo affinché lo Stato dia garanzie attraverso Sace, scorporando quest’ultima da Cdp e facendola acquisire direttamente dal Mef.

Ma il M5S non sarebbe favorevole: “Così si snatura totalmente Cdp, e quindi il sistema”, si è appreso da una fonte qualificata dei pentastellati.

Nella tarda serata di ieri è finalmente arrivato uno schema d’intesa: a immettere garanzie nei prestiti alle grandi aziende – e occuparsi della valutazioni di solvibilità – sarà Sace che, tuttavia resterà una controllata di Cdp.

Conte, dopo il dl liquidità, si concentrerà sulle riaperture e cresce l’ipotesi di una cabina di regia che comprenda un numero ridotto (tre, si fa come esempio) di governatori e sindaci, oltre ai rappresentanti delle parti sociali e del comitato scientifico.

Un modo anche per includere le opposizioni visto che i governatori del Nord sono tutti del centrodestra (e nella maggioranza si pensa a Luca Zaia).

La cabina di regia sarà attiva anche sul decreto aprile, che seguirà al dl liquidità.

Gli emendamento delle opposizioni che saranno assorbiti nel dl Cura Italia saranno pochi ma gli ordini del giorno in Aula potrebbero essere trasformati in proposte da inserire nel dl aprile, per il quale sarà necessario nuovo deficit.
Prima, però, a Palazzo Chigi e al Mef si guarda alla direzione che prenderà l’Ue.

La battaglia dell’Italia sugli eurobond – in una formula che li leghi esclusivamente alla crisi coronavirus – sarà condotta fino alla fine.

E senza un’apertura dei falchi difficilmente all’Eurogruppo di martedì Roma accetterà l’utilizzo del Mes, anche nella sua versione “light”.

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