Migranti, Sea Eye, "Insopportabile disputa" - QdS

Migranti, Sea Eye, “Insopportabile disputa”

redazione

Migranti, Sea Eye, “Insopportabile disputa”

venerdì 02 Agosto 2019

La Ong tedesca punta il dito contro l'Italia, che ha chiesto di intervenire a Malta, distante venti ore di navigazione. Intanto Salvini, Trenta e Toninelli firmano contro l'ingresso della Open Arms. Nessuna notizia del Viminale sugli sbarchi fantasma

La gestione da parte del governo italiano della questione migranti continua ad apparire surreale: a fronte di un migliaio di persone giunte in due mesi in Italia con piccole imbarcazioni, i cosiddetti sbarchi fantasma sui quali il Viminale continua a non dare notizie ufficiali, i ministeri dell’Interno, della Difesa e dei Trasporti continuano ad accanirsi contro i ben più rari salvataggi delle Ong, con poche decine di persone.

L’unica spiegazione del comportamento è quella che così possono mettere in moto la macchina della propaganda, mostrando la propria contrapposizione all’Europa – quando Lega Nord e Movimento cinque stelle hanno disertato da quando sono al governo tutte le riunioni europee in cui si sarebbe potuto discutere della ripartizione dei migranti – mentre con gli sbarchi fantasma i trafficanti d’uomini continuano indisturbati a far giungere in Italia migranti.

Senza che nulla si sappia di ufficiale.

L’ultima trovata del governo italiano, stigmatizzata dalla Ong Sea Eye, è stata la richiesta della Guardia costiera alle autorità maltesi di intervenire per la loro nave, la Alan Kurdi, anche se questa si trova di fronte a Lampedusa e Malta è distante venti ore di navigazione.

Nel messaggio la Guardia costiera segnala che la Alan Kurdi si trova in area sar maltese e invita le autorità dell’isola a “valutare e agire per ogni possibile caso medico”.

“La bizzarra vita quotidiana nel Mediterraneo”, hanno commentato ironicamente i rappresentanti della Ong tedesca, aggiungendo che “un’insopportabile disputa viene combattuta sulle spalle dei rifugiati”.

“Le persone soccorse – ha spiegato la capo missione Barbara Held – ci hanno detto che prima di tornare in Libia preferirebbe affogare in mare. Non lasceremo che ciò accada”.

A bordo ci sono anche tre bambini, due donne, di cui una incinta e due sopravvissuti all’attacco al centro di Tajoura. Uno dei bimbi, di tre anni, ha informato Held, ha una ferita di dieci centimetri sulla spalla causata da un’arma da fuoco. Molti hanno raccontato di “terribili esperienze” passate in Libia.

Ma dopo l’ennesimo smacco della Gregoretti – a salvargli la faccia sono stati i vescovi della Cei, gli stessi che quotidianamente criticano la sua gestione delle politiche migratorie – Salvini è stato rabbioso: “Nel Mediterraneo ci sono cinque navi ong in questo momento che vorrebbero entrare in Italia. Se entrano in acque territoriali italiane, le sequestriamo una per una. Vediamo chi si stanca prima”.

Il capo della Lega Nord ha addirittura “dichiarato guerra” alla Germania accusandola di “ricatto” e minacciando, con il sempre più frequente ricorso al turpiloquio che manda in estasi i suoi fan,: “Basta, mi sono rotto le palle, se entrano in acque italiane prenderemo possesso di quella imbarcazione”.

Intanto, dopo i quaranta naufraghi recuperati due giorni fa dalla Alan Kurdi, altri 52 migranti (34 uomini, 16 donne e due bambini) sono stati salvati ieri dalla Open Arms a settanta miglia dalle coste libiche di Zuwarah, in acque internazionali, e la sua posizione era stata segnalata alla Ong catalana da Alarm Phone, il servizio telefonico che fornisce ai migranti un numero da chiamare in caso di difficoltà.

“Stavano affondando, l’acqua stava entrando nel gommone, ma siamo arrivati in tempo – ha twittato il fondatore della Ong catalana Oscar Camps – e ora abbiamo bisogno di un porto sicuro”.

Ovviamente dopo alcune ore è giunta la firma del divieto di ingresso, transito e sosta nelle acque territoriali italiane per la Open Arms firmato da Salvini, Toninelli e Trenta.

Intanto, in Libia sono stati chiusi tre centri di detenzione per i migranti: Tajoura, colpito da un raid delle truppe di Khalifa Haftar che ha fatto 53 vittime, Misurata e al Kohms.

Già avviate le procedure di espulsione dei detenuti che potrebbero tentare la traversata in mare.

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