Privacy, nel 2018 150 ispezioni. Boom sanzioni: +115%” - QdS

Privacy, nel 2018 150 ispezioni. Boom sanzioni: +115%”

redazione

Privacy, nel 2018 150 ispezioni. Boom sanzioni: +115%”

mercoledì 08 Maggio 2019

Il Garante: “Videosorveglianza asili, serve equilibrio. Sulle intercettazioni permangono criticità”. 707 le multe per oltre otto milioni di euro, 27 le comunicazioni di reato all'Autorità giudiziaria

ROMA – Sono state 150 ispezioni effettuate dal Garante della Privacy nel 2018.
Il dato è contenuto nella Relazione annuale sull’attività svolta dall’Autorità, presentata ieri al Parlamento.

Gli accertamenti, svolti nel 2018 anche con il contributo del Nucleo speciale tutela privacy e frodi tecnologiche, hanno riguardato numerosi e delicati settori, sia nell’ambito pubblico che privato. Per quanto riguarda il settore privato, le ispezioni si sono rivolte principalmente ai trattamenti effettuati: dagli istituti di credito; da società per attività di rating sul rischio e sulla solvibilità delle imprese; dalle aziende sanitarie locali e poi trasferiti a terzi per il loro utilizzo a fini di ricerca; da società che svolgono attività di telemarketing; da società che offrono servizi di ‘money transfer’. Oggetto di particolare accertamento anche i trattamenti di dati svolti da società assicuratrici attraverso l’installazione di ‘scatole nere’ a bordo degli autoveicoli e da società che offrono servizi medico-sanitari tramite app.

Per quanto riguarda il settore pubblico, l’attività di verifica si è concentrata su enti pubblici, soprattutto Comuni e Regioni, che svolgono trattamenti di dati personali mediante app per smartphone e tablet, (con particolare attenzione all’eventuale profilazione e geolocalizzazione degli utenti); sulle grandi banche dati; sul sistemadella fiscalità, con speciale riguardo alle misure di sicurezza e al sistema degli audit; sul sistema informativo dell’Istat e sullo Spid.

Per quanto riguarda l’attività di relazione con il pubblico, si è dato riscontro a 22.800 quesiti, che hanno riguardato, in maniera preponderante, gli adempimenti legati all’applicazione del Regolamento Ue, seguiti dalle questioni legate alle telefonate, mail, fax e sms promozionali indesiderati; a Internet; alla videosorveglianza; al rapporto di lavoro; ai dati bancari.

Le sanzioni amministrative riscosse ammontano a oltre 8 milioni 160mila euro, segnando circa 115% in più rispetto al 2017. In particolare, riferisce il Garante della privacy, le violazioni amministrative contestate nel 2018 sono state 707, in larghissima parte concernenti il trattamento illecito di dati; la mancata adozionedi misure di sicurezza; il telemarketing; le violazioni di banche dati; l’omessa o inadeguata informativa agli utenti sul trattamento dei loro dati personali; l’omessa esibizione di documenti al Garante.

Le comunicazioni di notizie di reato all’autorità giudiziaria sono state 27, in particolare per mancata adozione di misure minime di sicurezza a protezione dei dati e illecito controllo a distanza dei lavoratori.

Sul fronte della tutela dei minori e della spinosa questione della videosorveglianza negli asili, il presidente dell’Autorità Garante per la Protezione dei dati personali, Antonello Soro, ha parlato della necessità di “un equilibrio condivisibile tra tutela del minore, riservatezza e diritti dei lavoratori”. Un equilibrio che, a detta di Soro, “si era raggiunto, anche seguendo le nostre indicazioni, in relazione al tema della videosorveglianza negli asili per prevenire gli abusi e consentirne una più efficace ricostruzione probatoria. La seconda lettura ha, tuttavia, alterato profondamente quest’equilibrio, introducendo misure – nella loro astratta rigidità – di dubbia compatibilità con il principio di proporzionalità”.

Soro è intervenuto anche sulle intercettazioni: “Dopo un’iniziale sottovalutazione del problema – ha sottolineato – si è registrato un adeguamento sostanzialmente uniforme agli standard richiesti, con beneficio non soltanto per i cittadini ma anche per la stessa attività investigativa. Il Garante ha anche più volte, in questi anni, sollecitato Governo e Parlamento all’adozione di modifiche legislative volte a evitare il fenomeno del giornalismo di trascrizione, che si alimenta della produzione in giudizio di conversazioni irrilevanti ai fini investigativi, ma spesso gravemente lesive della riservatezza delle parti e dei terzi, coinvolti nelle indagini. (…) La sospensione dell’efficacia della riforma lascia sostanzialmente invariato, in tutte le sue criticità, il quadro normativo e la disomogeneità nelle garanzie derivante dalle diverse prassi adottate da ciascuna Procura, con un fenomeno di federalismo giudiziario che in tema di libertà suscita inevitabilmente preoccupazioni”.

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