Infrastrutture ed energia per la rinascita del Sud - QdS

Infrastrutture ed energia per la rinascita del Sud

Carlo Alberto Tregua

Infrastrutture ed energia per la rinascita del Sud

mercoledì 05 Febbraio 2020

Tutti sanno che il Sud non riesce a decollare perché non riceve i sufficienti investimenti in infrastrutture e supporto al tessuto imprenditoriale, con la conseguenza che la disoccupazione si mantiene ad alto livello, due o tre volte rispetto a quella del Settentrione.
I Governi degli ultimi decenni, ma anche quelli dei decenni precedenti, non hanno messo in atto una vera politica meridionalistica, anche perché i cospicui finanziamenti dell’epoca della Lira (centinaia di miliardi) e quelli dell’epoca dell’Euro non sono arrivati al territorio, ma intercettati da una classe dirigente, politica, burocratica e civile che se li è intascati.
La corruzione è dilagata e impedisce il funzionamento corretto del mercato, che ha le sue leggi, però applicate male in quanto sono più le deviazioni che le strade lineari.
Qui non si tratta di accusare chi sbaglia, perché l’errore è umano e se non grave anche scusabile. Si tratta della vera regola che si dovrebbe applicare: “Chi non sbaglia non cresce”, perché quando si prendono decisioni basate su certi presupposti, tali decisioni possono non essere risolutive.

Una cosa è sbagliare a seguito di iniziative ponderate, altra cosa è agire senza seguire quei canoni etici e professionali necessari per l’efficacia dell’azione stessa.
Per esempio, il Governo Conte II vorrebbe revocare la concessione ad Atlantia del gruppo Benetton, perché non ha effettuato controlli e manutenzioni adeguate alle necessità. Che dire allora dell’Anas, che gestisce 3.500 ponti che si trovano fuori controllo?
Il ministero delle Infrastrutture ha una funzione primaria e delicata: controllare che tali manutenzioni siano eseguite secondo i termini contrattuali a regola d’arte. I controlli devono essere effettuati sul campo e non sulle carte, perché in esse si possono nascondere imbrogli di ogni genere.
Non si deve però cadere nell’errore in cui è caduto il sindaco di Roma, Virginia Raggi, che per evitare la corruzione ha rinunciato alle possibili Olimpiadi del 2026. La corruzione si combatte con i controlli preventivi e consuntivi, non con le stupide ideologie.
Il futuro del Sud ha due gambe formidabili: infrastrutture ed energia green.
Delle prime c’è un disperato bisogno, dalla Campania alla Sardegna, soprattutto di linee ferrate. Senza un rapido trasporto di mezzi e persone l’economia non riesce a svilupparsi e il turismo rimane tarpato.
A fronte di questa carenza, leggiamo con grande soddisfazione che la società formata da Consorzio Integra, società cooperativa, e la Tper, ha costruito il Marconi express dopo essersi aggiudicata la gara bandita dal Comune di Bologna nel 2008. Con un investimento di 125 milioni di euro, di cui 13 dell’aeroporto di Bologna e 27 della Regione, è stata realizzata una monorotaia che collega, mediante 125 piloni, stazione centrale e aeroporto. L’aspetto importante è che sul parapetto della passerella di sicurezza vi sono 1.904 pannelli fotovoltaici.

L’altro asset su cui il Meridione dovrebbe puntare è quello dell’energia, specialmente solare, che nel Sud potrebbe trovare uno sviluppo formidabile e coprire gradualmente tutto il fabbisogno nazionale.
L’energia green vale molti miliardi. Costa di più di quella fossile, ma non inquina. Non solo, sgancia anche dalla dipendenza dal petrolio, che il nostro Paese importa tre quarti del fabbisogno.
Vi sono molti modi per produrre energia green e via via vengono resi comuni e diffusi nell’opinione pubblica: dal fotovoltaico al sistema degli specchi che utilizzano il silicio, dalle biomasse alla geotermica, fino all’eolica. Studi avanzati, inoltre, puntano a utilizzare l’energia delle maree, quella delle alghe e altre ancora.
Non vogliamo però trascurare la fonte primaria dell’energia pulita: i rifiuti solidi urbani. Un processo che conclude la circolarità dell’economia, perché riutilizza gli scarti facendoli diventare materia prima.
Su questo tema vi è un’ampia letteratura che condanna Regioni e Comuni meridionali, incapaci di fare quello che hanno fatto nel Nord del Paese: insediare impianti per l’utilizzo dei rifiuti a fini energetici, per biocarburante e altri prodotti.

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