QdS e mondo produttivo per scuotere il ceto politico e burocratico - QdS

QdS e mondo produttivo per scuotere il ceto politico e burocratico

Desiree Miranda

QdS e mondo produttivo per scuotere il ceto politico e burocratico

sabato 01 Giugno 2019

Nuovo appuntamento con l’iniziativa che riunisce “I nuovi mille” con l’obiettivo di rilanciare l’economia dell’Isola

Di fronte a una situazione che spinge l’Isola sempre più verso il baratro Il Quotidiano di Sicilia ha deciso di riunire i vertici delle organizzazioni imprenditoriali, datoriali, professionali e sindacali affinché, tutti insieme, si cerchi di fare pressione su Comuni e Regione per ottenere più funzionalità e rapidità nell’evasione di tutte le richieste e dei provvedimenti, con l’obiettivo di raggiungere una rapida esitazione dei progetti e accedere ai finanziamenti.

Questa è l’iniziativa che il quotidiano ha ribattezzato “I nuovi mille e il QdS insieme”, che punta su sviluppo, crescita, occupazione e lotta alla povertà.

I dati sulla Sicilia evidenziano un Pil impantanato, un’occupazione in forte calo, i giovani senza prospettive. La Regione, in un anno e mezzo di legislatura, non ha ancora dato grandi segnali, ma si ha necessità di enormi spinte da parte di persone capaci. Non c’è una bacchetta magica per cambiare tutto questo, ma uniti si può fare tanto.

Ci sono molti siciliani che rappresentano il mondo produttivo di questa terra, che hanno sposato la linea della coesione proposta dal Quotidiano di Sicilia. Stare insieme è l’unica via per cambiare, per spingere la crescita verso un nuovo Risorgimento tutto siciliano.

La Sicilia sta morendo e occorre cominciare a operare in maniera concreta per invertire questa disastrosa tendenza. Con l’iniziativa lanciata dal Quotidiano di Sicilia si vuole dare risalto alle esigenze delle forze produttive di questa terra e chiedere spiegazioni, come viene fatto ormai da 40 anni, sempre nero su salmone, a chi di competenza.

La pressione mediatica vuole essere uno strumento utile a risolvere i problemi. Per questo motivo è stata data vita a una campagna continua e martellante che vuole sottoporre le istanze di tutte queste rappresentanze utilizzando i canali del QdS: il giornale cartaceo, il sito web e i social network (con diretta streaming su Facebook di ogni incontro).

Guarda il video dell’ultimo incontro: https://www.facebook.com/QdS.it/videos/611656772672675/

“L’aggregazione è fondamentale per favorire l’economia locale”

Giuseppe Occhipinti ed Enrico Catania
(presidente e consigliere Ordine dei dottori agronomi e dottori forestali della provincia di Catania)

“Il momento è particolare, perché avremmo tanto bisogno di investimenti eppure i finanziamenti non vengono erogati. La colpa di tutto, però, non è soltanto della politica perché essa non può muoversi da sola. È la dirigenza che non funziona e la burocrazia, spesso, è portata all’esasperazione.
Capita, per esempio, che i bandi vengano bloccati dai ricorsi al Tar. Sono tante le aziende agricole che lamentano un cambio delle regole del gioco in corso: di solito queste vengono fatte in una fase precedente, ma se in corso d’opera si rimette in dubbio tutto è chiaro che chi aveva i requisiti iniziali per accedere a un determinato fondo faccia ricorso. Per le aziende si tratta di un impegno, anche economico, non indifferente, ma giustamente cercano di fare valere i loro diritti.
Nel frattempo va considerato che cambiano gli assessori e i dirigenti generali e quindi, il nuovo arrivato, prima di prendersi le responsabilità di fronte a una situazione ingarbugliata, vuole avere il tempo di verificare quanto fatto.
Noi come categoria professionale abbiamo provato in tutti i modi a essere presenti alla Regione, ma per adesso non si vede un euro. Manca il confronto per l’obiettivo comune e, per un motivo o per un altro, non sono state recepite le esigenze del mondo agricolo che noi rappresentiamo.
Che ben venga, dunque, un tentativo di aggregazione. Si è creato un meccanismo tale che diventa tutto un remare contro e invece occorre lavorare insieme per sviluppare l’economia e il territorio. È davvero un peccato che i fondi europei vengano rimandati al mittente perché non si è riusciti a spenderli. Ne avremmo tanto bisogno”.

“Una regione malata da decenni priva di una politica di sviluppo”

Giovanni Musumeci
(segretario generale territoriale Ugl Catania)

“La nostra è una regione malata, da anni, per colpa di una politica che non ha più una visione di sviluppo del territorio. Abbiamo una macchina amministrativa ingessata da troppe norme, ma soprattutto un corpo di dipendenti ultracinquantenni, quasi tutti vicini alla pensione, che hanno poca conoscenza del mondo 4.0 e quindi quando si vanno a confrontare con nuove tecnologie e sistemi che hanno bisogno di risposte più dirette si inceppano.
Negli ultimi anni non c’è stata una visione di crescita, basti pensare alle infrastrutture. Ci siamo accorti di avere la linea ferrata quando è caduto il ponte Himera. Di colpo FS ha ridotto il percorso Catania-Palermo a poco più di tre ore, mentre prima ce ne volevano cinque. Allo stesso tempo abbiamo scoperto che avevamo vecchie linee ferrate che in estate, nelle aree troppo calde, non permettono il passaggio dei mezzi. Tutte le linee interne di movimento della Sicilia sono lacunose. Pensiamo a cosa deve fare un imprenditore del ragusano per arrivare a Messina e poi passare lo Stretto. Se a tutto questo aggiungiamo che c’è stato un lungo periodo per cui le Amministrazioni pubbliche non erano controllate a dovere, capiamo di più la gravità della situazione.
Basti pensare al caso Catania, su cui la Corte dei Conti è intervenuta tardivamente. Il Comune ha una struttura di bilancio disequilibrata che difficilmente troverà una soluzione definitiva, si potrà soltanto tamponare qua e la. Noi ci siamo sentiti traditi e siamo convinti che ci abbiano nascosto delle parti importanti della storia di Catania. Hanno messo una città in ginocchio”.

“Indispensabili digitalizzazione e controlli sempre maggiori”

Giovanni Puglisi (presidente Ordine dei farmacisti di Catania)

Tutto questo sistema ingessato si riflette sul mondo della farmacia. Siamo una categoria che ancora viene vista come una lobby, ma le cose non stanno più come trent’anni fa, quando il Servizio sanitario nazionale erogava tutto a tutti. Oggi sono cambiate molte cose e in certe zone un po’ più povere e periferiche il farmacista ha addirittura il libro dei pagherò.
Oltre alle difficoltà economiche, per cui il cliente ci pensa due volte prima di comprare i farmaci, va sottolineato come vi siano grandi difformità regionali. L’Italia è stata lungimirante istituendo una sanità uguale per tutti, ma con la regionalizzazione vediamo tante differenze. Più volte abbiamo sollecitato l’assessorato regionale per dei provvedimenti nell’interesse dei cittadini.
Servirebbe, inoltre, una politica di controlli perché c’è qualcosa che non va se la signora impellicciata che scende da una macchina costosa prende i farmaci con l’esenzione. La burocrazia regionale sembra essere sempre un passo indietro. Io non posso mandare nulla di cartaceo ai miei iscritti, perché per noi la digitalizzazione è d’obbligo, ma il Governo regionale la disattende. È chiaro che anche questo è un problema importante.
Abbiamo la necessità di lasciare ai nostri figli un futuro migliore, eppure sommiamo emergenze su emergenze senza mai riuscire a completare qualcosa di certo. Per fare un esempio, nel 2012 è partito un concorso per nuove farmacie. Ebbene, in Emilia Romagna sono già al sesto interpello, in Sicilia solo al secondo. Non soltanto non riusciamo a concretizzare dunque, ma siamo anche lenti.

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