Energia e gas troppo cari:?l’11,5% dei siciliani senza il riscaldamento - QdS

Energia e gas troppo cari:?l’11,5% dei siciliani senza il riscaldamento

Michele Giuliano

Energia e gas troppo cari:?l’11,5% dei siciliani senza il riscaldamento

sabato 22 Dicembre 2012

In Sicilia una famiglia su tre si priva di qualcosa di essenziale per arrivare alla fine del mese. Anche una vacanza l’anno per molti nuclei è diventata un lusso insostenibile

Le bollette dell’energia elettrica e del gas? Troppo care per i siciliani che preferiscono vivere all’addiaccio piuttosto che vedersi recapitare veri e propri salassi attraverso le bollette. E non solo: anche i consumi in senso stretto, quelli cioè legati agli alimentari, sono in picchiata. Segno che per le famiglie davvero si è arrivati a capolinea. Proprio nell’Isola risulta che quasi una famiglia su tre si privata di qualcosa di essenziale.
 
Lo dice a chiare lettere il rapporto sulla coesione sociale pubblicato dall’Istat, Inps e ministero del Lavoro che ha preso in considerazione l’indicatore sintetico “Europa 2020”, cale a dire le persone a rischio di povertà o di esclusione sociale. Se c’è di per sé uno spaccato preoccupante su scala nazionale, in Sicilia questo fenomeno assume i contorni davvero del dramma. Nel corso degli anni, a peggiorare la condizione sono state soprattutto le famiglie numerose, con figli piccoli, residenti al Sud, e le famiglie dove convivono più generazioni. In questi ultimi nuclei familiari, l’incidenza della povertà relativa è pari al 32 per cento fra i minorenni (18,2 per cento nel caso della povertà assoluta). E gli anziani restano vulnerabili, soprattutto nel Mezzogiorno, dove risulta relativamente povero il 24,9 per cento (7,4 per cento quelli assolutamente poveri).
 
Ma ora arriva il dato più eclatante che investe i siciliani. Nel 2010 in Italia è stato materialmente deprivato il 25,8 per cento delle famiglie residenti al Sud contro il 15,7 per cento della media nazionale: valore che raggiunge il 30 per cento proprio in Sicilia. Un forte segnale di peggioramento della condizione economica sta nel calo delle famiglie che si possono permettere di riscaldare adeguatamente l’abitazione (che passano dal 10,6 per cento del 2009 all’11,5 per cento) e per quelle che arrivano con molta difficoltà alla fine del mese (dal 15,3 al 16 per cento). Risultano invece sostanzialmente stabili le quote di famiglie che non si possono permettere una settimana di ferie lontano da casa almeno una volta all’anno e non possono far fronte a una spesa imprevista con mezzi propri.
 
Nel Mezzogiorno il rischio di povertà o di esclusione sociale supera la media nazionale di circa 15 punti percentuali (39,5 contro 24,6 per cento) ed è più del doppio rispetto al valore del Nord (15,1 per cento); inoltre è maggiore fra le famiglie con tre o più figli (37,1 per cento) e fra quelle monogenitore (35,7 per cento). La deprivazione dei servizi essenziali per i consumatori è cresciuta, più in generale in Italia, del 3,3 per cento in un anno (percentuale più alta tra i paesi europei), passando dal 26,3 del 2010 al 29,9 per cento del 2011. E siamo ben al di sopra della media europea. Nel 2011 le famiglie in condizione di povertà relativa in Italia erano 2 milioni 782 mila, cioè l’11,1 per cento delle famiglie residenti, corrispondenti a 8 milioni 173 mila individui poveri (il 13,6 per cento dell’intera popolazione). Sono dati pesanti, che fanno riflettere. Michele Giuliano

A rischio anche le buone abitudini alimentari

Coldiretti estrapola dal rapporto il dato sugli italiani che possono permettersi un pasto adeguato, cioè con proteine della carne, del pesce o equivalente vegetariano, almeno ogni due giorni, se lo volessero: in un solo anno è praticamente raddoppiata la percentuale di famiglie che dichiarano di non poterselo permettere, passando dal 6,7 al 12,3 per cento. La situazione peggiore si registra tra i pensionati dove la percentuale sale al 16,5, nel Sud e nelle isole (è il 18,8 per cento), e tra le persone sole con più di 65 anni con il record negativo di ben il 21 per cento (più di uno su 5). “Dall’analisi emerge peraltro – sottolinea la Coldiretti – che più di una famiglia su 3 (35,8 per cento) dichiara di aver diminuito la quantità e la qualità dei prodotti alimentari acquistati rispetto all’anno precedente, mentre tra il 2010 e il 2011 la quota di famiglie che acquistano generi alimentari presso l’hard discount è aumentata, soprattutto nel Mezzogiorno (dall’11,2 al 13,1 per cento). Una sofferenza alimentare che tende a peggiorare nel 2012 con un incremento del 9 per cento delle persone che sono state costrette a ricevere cibo o pasti gratuiti in mensa o nelle proprie case”.

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