Venti Ultras Catania arrestati per aggressione Reggini a Messina - QdS

Venti Ultras Catania arrestati per aggressione Reggini a Messina

Venti Ultras Catania arrestati per aggressione Reggini a Messina

venerdì 04 Maggio 2018
La Polizia ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip di Lamezia Terme (CZ), nei confronti di un gruppo di ultras del Catania che il 29 aprile scorso, durante la trasferta a Matera, ha aggredito inermi cittadini agli imbarcaderi di Messina e dato fuoco con un fumogeno, dopo averla inseguita in autostrada, a un auto i cui occupanti erano stati erroneamente scambiati per tifosi del Siracusa e che sono stati anche picchiati e rapinati vicino alla stazione ferrovia di Lamezia Terme.
 
L’assalto degli ultras è stato interrotto dall’intervento di un agente della Polizia ferroviaria e da altri poliziotti arrivati alla stazione di Lamezia.
 
E’ così stato fermato l’autista del pullmino sul quale viaggiavano gli ultras.
 
I reati ipotizzati nei confronti degli indagati sono, a vario titolo, rapina impropria, danneggiamento aggravato, incendio, lesioni aggravate, violenza privata, tentato omicidio, utilizzo di oggetti atti a offendere in occasione di manifestazioni sportive, resistenza a pubblico ufficiale e detenzione abusiva di materiale esplodente.
 
Le indagini sono state condotte dagli uomini del commissariato di Lamezia Terme e delle Digos di Catanzaro, Catania ed Enna.
 
Sono venti gli ultras del Catania raggiunti dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip di Lamezia Terme nell’ambito dell’inchiesta ‘Tifo selvaggio’ su indagini della Digos di Catanzaro e del capoluogo etneo.
 
Uno di loro era stato fermato subito dopo l’aggressione dalla polizia in Calabria. Diciotto ultras sono stati arrestati a Catania e un altro dalla Digos di Enna.
 
A tutti e venti è stato notificato il provvedimento di Daspo emesso dal Questore di Catanzaro.
 
Secondo l’accusa dopo avere aggredito delle persone all’imbarcadero di Messina, mentre stavano andando a Matera con un bus per assistere alla partita del Catania, hanno inseguito un’auto sull’autostrada A2 scambiando gli occupanti per tifosi rivali del Siracusa. L’aggressione è avvenuta nei pressi della stazione ferroviaria di Lamezia Terme dove le vittime sono state aggredite e rapinate. Prima di fuggire hanno danneggiato l’auto con mazze e incendiata la parte anteriore con un fumogeno.
 
I venti arrestati sono: Carmelo Giuseppe Murabito, Salvatore Marco Balistreri, Vincenzo Lombardo, Tommaso Davide Viscuso, Giovanni Antinio D’Agosta, Matteo D’Agosta, Orazio Motta, Benito Pasturi, Angelo Condorelli, Gianluca La Farina, Orazio Angelo Tabuso, Simone Scarcella, Daniele D’Arrigo, Giovanni Manganaro, Damiano Nicolosi, Mirko Gallo, Luca Razza, Rosaria Calarco e Luca Spampinato. A Luca Razza, 35 anni, è contestato anche il tentativo di omicidio perché ha cercato di travolgere con un automezzo un agente della polizia ferroviaria intervenuto per primo in soccorso delle vittime dell’aggressione, sparando in aria colpi di pistola a scopo intimidatorio.
 
C’è un ventunesimo indagato nell’inchiesta ‘Tifo selvaggio’: è un ragazzo non ancora maggiorenne la cui posizione è stata stralciata perché di competenza della Procura per i minorenni.
 
 Le vittime dell’assalto in autostrada sono quattro docenti reggini che dovevano raggiungere l’universita’ della Calabria. Tra di loro anche un portatore di handicap.
 
Il gruppo di ultras avrebbe scambiato i docenti per tifosi ‘nemici’ siracusani, forse per una maglia bianco-celeste indossata da uno degli occupanti della vettura.
 
Una volta bloccata la macchina dei docenti, i catanesi avrebbero iniziato le violenze, circondando l’auto fino a provocare un principio di incendio dopo avere buttato all’interno un fumogeno. Solo la reazione del poliziotto della Polfer avrebbe evitato il peggio.
 
Alle ventuno persone coinvolte nell’indagine è stato anche notificato il Daspo emesso dal questore di Catanzaro, Amalia Di Ruocco, che ha parlato di "violenza inaudita" per periodi compresi fra i sei per tutti, tranne per quattro recidivi che è di otto anni.
 
Per il Procuratore Salvatore Curcio è stata una "situazione barbarica e premeditata", ma "la risposta dello Stato e della Polizia è stata repentina nell’individuare subito i responsabili dell’aggressione e nel porre in essere le giuste misure". Il procuratore e il questore hanno espresso "forti perplessità" sui sistemi di videosorveglianza nella zona, che sarebbero pochi e inadeguati.
 

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