La Sicilia e il razzismo istituzionale. Una piaga combattuta senza leggi - QdS

La Sicilia e il razzismo istituzionale. Una piaga combattuta senza leggi

Andrea Salomone

La Sicilia e il razzismo istituzionale. Una piaga combattuta senza leggi

venerdì 17 Maggio 2013

19/02/2011: suicidio di Noureddine Adnane; oggi un Osservatorio si batte affinchè ciò non avvenga più. A Palermo registrato negli ultimi anni un incremento della deriva discriminatoria

PALERMO – Il 19 febbraio 2011, dopo una settimana di agonia, muore a Palermo Noureddine Adnane, il venditore ambulante marocchino di 27 anni suicidatosi a seguito di un episodio di “razzismo istituzionale” perpetrato ai suoi danni. Sebbene munito di una regolare licenza di lavoro, il giovane viene controllato ripetutamente e la sua merce sequestrata proprio da quell’autorità che avrebbe dovuto ergersi a tutela dei suoi diritti. Il ragazzo cade in un sentimento di profonda rabbia, impotenza e sconforto.
 
Un caso che ha avuto una grande risonanza in tutta Italia e ha lasciato una ferita aperta nel capoluogo siciliano. Ferita tanto profonda che nel marzo 2012 , ad un anno dalla morte del ragazzo, nasce a Palermo il primo Osservatorio contro le discriminazioni razziali, intitolato a suo nome “per non dimenticare”. L’iniziativa nasce dalla collaborazione di associazioni impegnate da anni a fianco dei migranti, dai Laici Missionari Comboniani di Palermo a Borderline Sicilia, Borderline Europe, Asgi e DifferanZ. L’obiettivo dell’Osservatorio è dare risposte significative e specifiche alle problematiche socio-culturali della città di Palermo.
Abbiamo intervistato Alberto Biondo, mediatore culturale e presidente dell’associazione.
Quali sono i vostri obiettivi e compiti?
“Per il raggiungimento degli obiettivi proposti, dalla sua costituzione ad oggi l’Osservatorio ha intrapreso diverse attività: la formazione di un gruppo di operatori in ambito legale effettuata da alcuni giuristi dell’Asgi, la progettazione dell’in-formazione all’interno delle scuole (rivolta sia agli studenti che agli insegnanti), l’attività di sportello, la mappatura delle realtà che operano con e per i migranti presenti nel territorio palermitano, il monitoraggio degli atti normativi dell’amministrazione comunale (con particolare riferimento alle ordinanze nei confronti degli ambulanti), il sostegno e l’attività di denuncia e sensibilizzazione sulle pratiche discriminatorie che colpiscono i cittadini migranti, l’inserimento e collaborazione con la rete degli sportelli di I livello che operano in città per fornire assistenza alla popolazione migrante”.
Quanti episodi di razzismo sono stati registrati a Palermo nel 2012?
“Durante il primo periodo di promozione presso gli sportelli di I livello e presso le comunità migranti, abbiamo avuto un riscontro positivo ed abbiamo potuto registrare una quarantina di casi di discriminazione (diretta e indiretta, istituzionale e non”.

Che tipo di reati sono stati commessi? Ad opera di chi? Verso chi? E perché?
“La vicenda di Noureddine va letta – allora come adesso – nel quadro del progressivo incremento dei fenomeni discriminatori verso cittadini migranti a Palermo, spesso sfociati in atti di estrema violenza. L’incremento dei fenomeni discriminatori si può ricondurre almeno parzialmente al peggioramento della condizioni socio-economiche di larga parte della popolazione palermitana.
Tuttavia, si può dire che durante l’ultimo decennio si può osservare a Palermo una progressiva deriva razzista, la quale va opportunamente ricondotta anche al generale clima di intolleranza nel contesto nazionale che ha permeato spesso l’azione politica, le prassi istituzionali e si è tradotto anche in norme di stampo chiaramente razzista.
Nel nostro territorio, in particolare, nella sua azione di monitoraggio l’Osservatorio rileva che nell’ultimo anno i casi di discriminazione istituzionale sono ancora preponderanti, in particolare messi in atto da funzionari delle forze dell’ordine, nonché abusi amministrativi in ambito sanitario. L’informazione e la formazione, nelle scuole ma anche nell’ambito degli uffici che operano a contatto con la popolazione straniera, costituiscono strumenti fondamentali per invertire la rotta del progressivo imbarbarimento di matrice razzista che ha segnato negli ultimi anni il percorso della nostra città”.

Cosa non va nella legislazione siciliana e come la cambiereste in modo da favorire l’integrazione degli extracomunitari residenti nell’isola?
La Sicilia al momento è una delle 3 regioni che ancora non ha una legislazione organica sull’immigrazione. L’art. 117 lettera b) prevede che la competenza esclusiva in materia di immigrazione è dello Stato, pertanto le direttrici sulle quali potrebbe muoversi nel prossimo futuro l’iniziativa legislativa regionale è limitata agli aspetti nei quali le regioni sono già pienamente competenti, ovvero assistenza sociale, istruzione, salute, abitazione e altre materie che intersecano ex Costituzione, competenze dello Stato con altre regionali in forma esclusiva o concorrente. Partendo da questa doverosa premessa quello che possiamo fare è tracciare delle raccomandazioni sulle quali dovrà muoversi l’Ars per adottare una normativa all’avanguardia che tenga conto delle specificità della Regione Sicilia”.

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