Giunta siciliana costa 5 volte quella lombarda - QdS

Giunta siciliana costa 5 volte quella lombarda

Lucia Russo e Massimo Mobilia

Giunta siciliana costa 5 volte quella lombarda

mercoledì 19 Giugno 2013

Bilanci preventivi 2013: in Sicilia 2,3 mln euro per stipendi di governatore e assessori, in Lombardia 442 mila euro. In Toscana, al presidente Rossi 154 mila € l’anno, a Crocetta, invece, 311 mila

L’analisi dei bilanci approvati e pubblicati sulla Gazzetta ufficiale svela tutta la verità sulla spesa deliberata per il 2013. Se ci aspettavamo un avvicinamento alla spesa per le istituzioni delle Regioni più virtuose, non possiamo che rimanere delusi. A giugno 2011, due anni fa, scrivevamo che la Giunta regionale costava 2,9 milioni di euro a fronte di 500 mila euro della Giunta lombarda. Adesso  il costo è di 2,3 milioni di euro contro 442 mila, per cui si mantiene il rapporto che vede la prima cinque volte più cara della seconda. Il presidente della Regione Toscana, che è anche deputato, come in Sicilia, riceve un’indennità da presidente di soli 33 mila euro, Crocetta, invece, di 81 mila euro, bilancio alla mano. Indennità che va poi sommata a quella di deputato regionale: 154 mila euro totali al toscano Rossi e 311 mila euro a Crocetta. Dal bilancio interno Ars non risulta che Crocetta abbia rinunciato all’indennità da deputato.
 
"Perché non iniziamo noi a dare l’esempio tagliandoci gli stipendi, io da novembre me lo sono ridotto, ma non volevo renderlo pubblico". Questo è stato solo uno degli ultimi colpi di teatro del governatore Rosario Crocetta riguardo la riduzione del proprio stipendio, pronunciato di fronte ai deputati regionali durante il famoso discorso sull’abolizione delle Province. Pare che il presidente la sua indennità l’abbia in certa misura ridotta, ma non del tutto. Vediamo di capirci meglio.
Dalla segreteria personale ci dicono che dal giorno del suo insediamento Crocetta ha ricevuto per un mese soltanto lo stipendio di parlamentare europeo, giusto il tempo di dare le dimissioni a Bruxelles, per poi "tagliarsi il 30% sull’indennità da presidente della Regione siciliana", dimenticandosi però che lo stesso Crocetta somma allo stipendio da governatore anche quello da deputato regionale, sul quale regna assoluto mistero.
Ma quel taglio del 30% è stato applicato veramente? Guardando al Bilancio 2013, partorito con grande fatica e in ritardo dopo l’altrettanto sudata legge Finanziaria, sembrerebbe in realtà di no anche se diverso rispetto allo scorso anno, perché andando a leggere il fantomatico capitolo 102001 – "Indennità di carica al presidente della Regione e agli Assessori" – lo stanziamento totale di 2,331 milioni di euro è più basso rispetto al 2012 quando era pari a 2,438 milioni. In questo capitolo, sia nel documento di bialncio dell’anno scorso che quest’anno, le due voci delel indennità del presidente della Regione e dell’assessore alle Autonomie locali sono unificate, così nel 2012 per presidente e assessore autonomie locali erano stanziati 271 mila euro, quest’anno solo 3 mila euro in meno: 268 mila euro. Se consideriamo per Valenti lo stesso stipendio dei colleghi di giunta pari a 187 mila euro lordi l’anno ciascuno, a Crocetta rimangono 81 mila euro, ovvero circa 6.750 euro al mese. A guardare i numeri allora tra le "spese obbligatorie" del bilancio il taglio del 30% di Crocetta non esiste, ma si aggira appena intorno al 10%, considerando che l’indennità del governatore, ai tempi di Raffaele Lombardo, era pari a 90 mila euro.
Solo un microscopico passo verso il risparmio dunque, all’interno di una Giunta dove lo stipendio per ciascun assessore è ridotto solo di 10 mila euro rispetto all’anno prima – come vediamo anche nella tabella – passando da 197 a 187 mila euro annui (15.600 euro al mese) per gli assessori Vancheri, Sgarlata, Bianchi, Marino e Bonafede, e a 188 mila euro (15.700 euro al mese) per i restanti assessori Bartolotta, Scilabra, Cartabellotta, Borsellino, Lo Bello e Stancheris. Così facendo, anche quest’anno la spesa per le indennità dei nostri vertici regionali, sarà più alta rispetto al resto d’Italia, un Paese dove ormai di fronte al tema "tagli ai costi della politica" si è passati finalmente dalle parole ai fatti con concreti provvedimenti legislativi, vedi la Legge n. 213/2012 sulla spending review, ma anche il recentissimo Decreto del Governo Letta, il n. 54 del 21 maggio, che ha introdotto il divieto per i Ministri o membri di governo già deputati di cumulare il proprio stipendio con quello da parlamentari.
Se la Sicilia continua a salvare i propri privilegi dietro la maschera del convenevole autonomismo, altre Regioni danno l’esempio. Il solito confronto tra la Sicilia e la Lombardia, a proposito, non lascia scampo.
 
Al Pirellone di Milano governatore e assessori percepiscono dal 2011 indennità lontane anni luce dalle nostre. Roberto Maroni, così come prima di lui Roberto Formigoni, in qualità di presidente di Regione percepisce 49.155 euro l’anno, cioè poco più di 4 mila lordi euro al mese, mentre gli assessori guadagnano ognuno 28.088 euro annui, ovvero circa 2.340 euro mensili: considerando che di assessori in giunta ce ne sono 14, la spesa annua per le indennità dei vertici regionali lombardi arriva a 442.397 euro, cioè meno di quanto guadagnano tre assessori siciliani messi insieme. E c’è chi arriva anche ad autosospendersi lo stipendio: Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, (indennità di funzione 33 mila €) a marzo 2013 ha esplicitamente rinunciato al suo stipendio fino a quando non fossero arrivati alle popolazioni colpite dall’alluvione le risorse spettanti.
 


Inapplicata la legge 213/12 sui tagli ai costi della politica
 
Del resto una Regione come la Sicilia dove la spesa corrente, da sempre alle stelle, continua ad aumentare mentre quella per investimenti, perennemente insufficiente, continua tristemente a scendere, non ci si potrebbe aspettare "miracoli": nel Bilancio 2013 si prevedono spese correnti per 15,909 miliardi di euro, vale a dire quasi un miliardo in più rispetto al 2012, mentre gli investimenti si fermano a 9,423 miliardi addirittura 1 miliardo e mezzo in meno rispetto allo scorso anno. Parafrasando uno slogan visto e rivisto nell’ultima campagna elettorale per la conquista di Palazzo d’Orleans, si potrebbe dire che in Sicilia "la rivoluzione deve ancora cominciare".
Richiamando la Legge n. 213 del 7 dicembre 2012, derivante dal famoso decreto Monti sui tagli ai costi della politica, basta ricordare il passaggio dove le Regioni sono state chiamate ad adottare una serie di riduzioni ben precise senza le quali lo Stato è pronto a far mancare l’80% dei trasferimenti a loro destinati (salvo sanità e trasporti pubblici). Tra le riduzioni vi sono proprio i tagli agli stipendi di presidenti di Giunta e Consigli regionali, consiglieri regionali e gruppi consiliari, rispetto ai quali viene richiamata una delibera della Conferenza Stato-Regioni, la n. 215 del 30 ottobre scorso, che ha individuato la "regione più virtuosa" in materia appunto di indennità degli amministratori. In particolare, era stata l’Umbria a classificarsi quale Regione più virtuosa per le indennità di carica e di funzione del governatore e del presidente del Consiglio regionale, pari a 13.800 euro mensili lordi, omnicomprensivi di spese. L’Emilia Romagna invece era stata presa a modello per l’indennità di consigliere regionale, pari a 11.100 euro lordi, mentre l’Abruzzo per il contributo ai gruppi consiliari fissato a 5.000 euro.
Parametri che la Sicilia però ha continuato a disattendere, riguardo ad esempio all’Assemblea regionale come dettagliatamente spiegato nella nostra inchiesta dello scorso 11 gennaio firmata da Lucia Russo e Raffaella Pessina.
Il nostro direttore, nell’editoriale del 15 maggio – "Tagliare ai ricchi politici, non ai bisognosi" – ha ricordato come su questi temi nell’Isola le leggi dello Stato continuano ad essere disattese, e ha invitato il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, a portare in Aula un Ddl firmato dai deputati Pogliese, Caputo e Vinciullo volto all’abrogazione della famosa Legge n. 44/65 che parifica i deputati regionali ai senatori.
Nessuno degli stipendi di quelli considerati virtuosi è stato applicato anche in Sicilia per i componenti della Giunta. La stessa Giunta in cui non si è mai parlato inoltre di adottare la norma nazionale che taglia le indennità ai consiglieri comunali e circoscrizionali.
C’è ancora molto da lavorare.
 

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