Sicilia, quattro imprese su cinque si rivolgono solo al mercato locale - QdS

Sicilia, quattro imprese su cinque si rivolgono solo al mercato locale

Gianluca Di Maita

Sicilia, quattro imprese su cinque si rivolgono solo al mercato locale

giovedì 12 Dicembre 2013

Dall’ultimo rilevamento dell’Istat sull’industria e sui servizi emerge un Sud ancora fuori dai circuiti globali. Resiste la mentalità provinciale: solo il 12% delle aziende isolane esportano all’estero

PALERMO – Conoscere per crescere. È questa la missione che si è posto il primo di una serie di Report di approfondimento delle tematiche oggetto della rilevazione diretta sulle imprese, svolta nell’ambito delle attività connesse al 9° censimento generale dell’industria e dei servizi.
Andando a vedere la struttura delle imprese italiane, le loro strategie e il mercato a cui si rivolgono viene ad aversi più chiara di quali siano gli ostacoli alla competitività.
Sotto l’aspetto del mercato, il 57,8% delle imprese svolge la propria attività esclusivamente su un mercato locale. Solo una su cinque estende il proprio target al mercato nazionale e un quota di poco superiore si rivolge a quelli esteri. Un tale risultato è dovuto sia alla dimensione aziendale che alla particolare attività economica svolta. Più un’azienda è grande, più è capace di affacciarsi oltre i confini nazionali.
Tra le imprese di medie (50-249 addetti) e grandi dimensioni (250 addetti e oltre) quasi una su due si affaccia su mercati internazionali, una strategia analoga è adottata da poco più di un’impresa su tre tra le piccole (10-49 addetti) e da meno di una su cinque tra le micro (3-9 addetti).
Per quanto concerne i settori di attività economica, le imprese appartenenti ai servizi diversi dal commercio mostrano la maggiore propensione ad operare su un mercato locale (circa il 70%) mentre, all’estremo opposto, circa il 46% di quelle dell’industria è attiva sui mercati esteri. Il settore del commercio risulta maggiormente concentrato tra mercato locale (57,8%) e mercato internazionale (24,2%).
Ma è a livello territoriale che è possibile notare le maggiori differenze. Nelle Isole, circa il 79% delle imprese si rivolgono esclusivamente al mercato meridionale. In pratica sono quasi quattro su cinque, mentre nel resto del Sud il rapporto è di due su tre. Preoccupa la poca propensione ai mercati esteri da parte della Sicilia. La funzione trainante dell’economia del Sud sembra quindi essere indirizzata solo al mercato locale, lasciando al petrolio la gran parte degli acquirenti internazionali.
Circa il 12% delle imprese siciliane riesce a dimostrarsi attiva al di fuori dei confini nazionali, meglio di noi pure Puglia e Campania.
Sono varie le cause della scarsa competitività internazionale delle imprese siciliane e italiane in genere. Tra quelle segnalate più diffusamente vi è innanzitutto la mancanza di risorse finanziarie (40,4% delle imprese), cui seguono, con valori simili, la scarsità o mancanza di domanda (36,8) e gli oneri amministrativi e burocratici (34,5); quindi un contesto socio-ambientale sfavorevole (23,2%). Gli ostacoli di tipo finanziario sono avvertiti dal 41,5% delle micro imprese, dal 37,3% delle piccole, dal 29,0% delle medie e dal 22,8% delle grandi.
Le imprese che hanno indicato tra le modalità di finanziamento il credito bancario o il ricorso ad altri strumenti finanziari sono quelle che lamentano di più le difficoltà di tipo finanziario (circa 48 e 47% rispettivamente) mentre le imprese che si autofinanziano risentono di meno di questo tipo di vincolo (37%).
Sotto il profilo territoriale, pur con una variabilita? ridotta, l’incidenza delle difficoltà legate alla mancanza di risorse finanziarie tende a ridursi spostandosi da Sud verso Nord. Al contrario i problemi causati dalla burocrazia e dalla scarsità della domanda sono segnalati meno frequentemente dalle imprese del Sud e delle Isole. Infine, la rilevanza del contesto socio ambientale tende ad essere più elevata nelle regioni del Sud e delle Isole e più bassa nel Centro e nel Nord-est.
 


Report trimestrale dell’Istat su export: l’Isola perde ancora terreno (-14,9%)
PALERMO – È uscito ieri il terzo rapporto trimestrale dell’Istat che tiene il polso delle esportazioni delle varie regioni. La Sicilia si rivela, insieme alla Puglia (cenerentola d’Italia) e alla Sardegna, tra le regioni che hanno maggiormente contribuito alla diminuzione dell’export nazionale. Nel terzo trimestre del 2013, rispetto ai tre mesi precedenti, le regioni dell’Italia nord-occidentale conseguono una rilevante espansione delle vendite all’estero (+3,7%).
La crescita congiunturale è più contenuta per l’Italia nord-orientale (+1,0%) e per il Sud (+0,8). La flessione tendenziale dell’export nazionale nei primi nove mesi dell’anno (-0,3%) è la sintesi del forte calo delle vendite per le regioni dell’Italia insulare (-14,3%) e meridionale (-6,1%) e della crescita conseguita dall’Italia nord-orientale (+1,8%) e, in misura meno intensa, dalle ripartizioni nord-occidentale (+0,3%) e centrale (+0,2%).
Le regioni che contribuiscono maggiormente alla flessione dell’export nei primi nove mesi del 2013 sono Sicilia (-14,9%), Puglia (-15,8%), Toscana (-2,7%), Sardegna (-13,1%) e Liguria (-7,1%). Tra le regioni in espansione si segnalano come particolarmente dinamiche: Marche (+12,7%), Piemonte (+2,9%), Veneto ed Emilia-Romagna (entrambe +2,0%). (aleo)

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