Corsi e ricorsi: le regioni del Mezzogiorno spodestate da Trentino-Alto Adige, Valle D’Aosta e Lombardia. Dati Istat: il tasso di fecondità nel nostro Paese è tra i più bassi d’Europa
PALERMO – In Italia non si fa neanche un figlio e mezzo per donna. Il tasso di fecondità del nostro Paese è, infatti, tra i più bassi d’Europa: 1,42 figli per donna.
A rilevarlo il rapporto Istat “Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo”. Il dato è in linea con la tendenza alla ripresa della fecondità che ha caratterizzato il Paese negli ultimi anni, profondamente influenzata dalle nascite da genitori stranieri. Contribuisce all’innalzamento, seppure lento, anche il cosiddetto “recupero della posticipazione della fecondità”: ovvero il fatto che le generazioni di donne nate a partire dagli anni Sessanta realizzano in media la fecondità in età più avanzata rispetto alle generazioni precedenti.
Il 2012 vede l’indicatore nazionale del tasso di fecondità attestarsi su 1,42, in leggera contrazione rispetto all’anno precedente (1,44 nel 2011), ma rispetto al 1995, anno in cui ha registrato il minimo storico in Italia (1,19), in aumento del 19% circa.
I valori rimangono, però, ancora molto distanti dalla “soglia di rimpiazzo”, ossia il numero di figli per donna che garantirebbe il ricambio generazionale e che corrisponde a circa 2,1.
Dei 27 Paesi dell’Unione, l’Italia si colloca al 19° posto. Nella parte alta della graduatoria, i Paesi Scandinavi e il Regno Unito, noti nel panorama europeo per le politiche a sostegno della natalità e della famiglia e Irlanda e Francia, eccezioni che presentano valori prossimi alla “soglia di rimpiazzo” con 2,01 figli in media per donna nel 2012. Medaglia nera con i tassi più bassi ai Paesi di nuova adesione all’Unione.
Per quanto riguarda, invece, l’età media delle donne al parto nel nostro Paese si registra una crescita costante: 31,4 anni nel 2012, una differenza di più di un anno e mezzo rispetto ai dati del 1995. Un dato che posiziona l’Italia al 3° posto rispetto ai Paesi dell’Unione, superata solo da Spagna e Irlanda (rispettivamente 31,6 e 31,5 anni in media).
Nel contesto nazionale è interessante l’inversione del tradizionale differenziale nel tasso di fecondità: fino agli anni Ottanta i valori superiori alla media che fungevano da sostegno alla fecondità nazionale si concentravno nel Mezzogiorno, oggi nelle regioni del Nord, dove il tasso è aumentato rispetto al 1995 del 41%.
Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta e Lombardia, le regioni più feconde, rispettivamente 1,63; 1,57 e 1,51; Sardegna, Molise e Basilicata quelle con i tassi più bassi: 1,14; 1,18 e 1,20. La ragione dell’inversione è ancora una volta la presenza di genitori stranieri, la cui concentrazione è più alta proprio nelle regioni settentrionali.
Rispetto all’età delle donne in gravidanza, però, nonostante l’incremento assoluto dell’età media al parto si registri nel Mezzogiorno, dove il dato è cresciuto dal 1995 al 2012 di circa due anni, è qui che le madri sono ancora in media le più giovani, 31,1anni, rispetto al resto del Paese (31,8 anni nel Centro e 31,5 anni nel Nord).
L’Italia rimane, invece, terzultima tra i Paesi dell’Ue per numero di divorzi: 0,9 ogni mille abitanti nel 2011. A seguirla solo Irlanda e Malta. Lo scioglimento delle unioni per via legale è aumentato tra il 2000 e il 2011 del 23,4% per le separazioni e del 43,2% per i divorzi.
Numero di figli per donna, la Sicilia scivola dal terzo al nono posto
Sicilia e Campania sono le regioni con le mamme più giovani d’Italia. 30,6 anni la media regionale, più di un anno sotto la media nazionale che si attesta a 31,4 anni. Sardegna (32,3 anni) e Basilicata (32,1 anni) le regioni in cui la fecondità si realizza principalmente in età più avanzata.
Un primato, quello della più giovane età di maternità, che la Sicilia ha mantenuto dal 1995, seppure abbia visto un incremento importante passando dai 29,1 anni del 1995 ai 30,6 anni del 2012.
Un’inversione di tendenza la vede, invece, scivolare al 9° posto della classifica nazionale per quanto riguarda il tasso di fecondità, ovvero il numero di figli in media per donna. La nostra regione si collocava in terza posizione nella media italiana nel 1999 con 1,44 figli per donna, media che oggi si attesta su 1,41. Un dato che conferma che a contribuire all’innalzamento della media nazionale, passata da 1,19 nati per donna nel 1995 a 1,42 nel 2012, sia la presenza di genitori stranieri concentrata nelle regioni del Nord.