La prima riforma è dare l’esempio - QdS

La prima riforma è dare l’esempio

Carlo Alberto Tregua

La prima riforma è dare l’esempio

martedì 02 Settembre 2014

Politici parolai senza dignità

Dal 1980, e più ancora dal 1994, la qualità del ceto politico è degradata costantemente. Emeriti ignoranti sono diventati deputati e senatori, consiglieri comunali e regionali. Il danno che hanno provocato alle istituzioni è stato enorme, perché non sono gestibili strutture politiche se chi lo fa non è dotato di sufficienti conoscenza, esperienza e capacità.
Si potrebbe obiettare che, siccome di norma le persone colte appartengono alla classe dirigente, i ceti più deboli non avrebbero rappresentanza democratica.
Si tratta di un’obiezione destituita di fondamento, perché in una Repubblica avanzata come quella italiana a tutti i cittadini è consentito prendere l’ascensore sociale attraverso gli studi scolastici, universitari e post-universitari. Chi volesse entrare dentro tale ascensore dovrebbe essere dotato di ferrea volontà e di voglia formidabile per recuperare il gap di una nascita in famiglie poco abbienti.

Solo una classe politica illuminata può guidare bene un Paese. È illuminata se non è corrotta. Non è corrotta se è colta. Oddio, vi sono persone di cultura che si fanno corrompere o che corrompono, ma sono entità minoritarie.
Spesso la corruzione è figlia del bisogno, spesso cittadini bisognosi sono coinvolti in attività illegali per bisogno. La malavita organizzata si sostituisce allo Stato per dare lavoro e amministrare la giustizia. Una enormità conseguente alla deficienza del ceto politico.
A questa responsabilità va aggiunta una responsabilità ancora maggiore, se possibile, dell’intera Classe dirigente, di cui quella politica ne è componente. Professionisti, imprenditori, sindacalisti, dirigenti pubblici e  privati, club service members ed altri sono venuti meno al proprio dovere di servire la collettività e di controllare che chi ha responsabilità istituzionali faccia il proprio dovere.
Tutti si riempiono la bocca con una parola diventata magica: riforma. Essa copre, per la verità, incapacità, inefficienze, privilegi e altri comportamenti dannosi, contro i quali proprio la riforma dovrebbe operare.
Ma non si può fare alcuna riforma se non si dà l’esempio di un comportamento lineare e trasparente, senza opacità.
 

L’esempio comportamentale è la prima riforma. Se il Governo, Giunte regionali e comunali, dicono che bisogna tagliare la spesa clientelare, devono cominciare da loro stessi: appunto, dare l’esempio. Se dicono che vanno eliminate le incredibili e ingiustificate pensioni d’oro, liquidate in base a leggi squilibrate e non ai contributi versati, devono essere i primi a rinunciare ai loro vitalizi, a rimborsi spese e quant’altre indennità che costituiscono dei veri e propri privilegi.
Se i governanti si impegnano ad esercitare una politica etica, i loro comportamenti devono essere conseguenti e coerenti. Non possono continuare a dire ciò che gli altri devono fare mentre loro si esimono dall’osservare le regole etiche che vengono prima di quelle politiche.
Il coacervo di comportamenti idonei sono la riforma più importante. Senza di essa si continua a restare nel dannoso chiacchiericcio.

In questo periodo parlamentari nazionali, consiglieri regionali e comunali sono in vacanza, salvo alcuni che per ragioni istituzionali dovrebbero essere al loro posto. Ma intanto il tassametro dei loro emolumenti gira imperterrito e alla fine del mese le indennità perverranno sui loro conti bancari, puntualmente, come se avessero regolarmente lavorato.
Tutto questo non ce lo possiamo più permettere. La questione va affrontata di petto, le parole e i modi di dire anche simpatici, devono diminuire fortemente, sostituiti da comportamenti seri, concreti ed efficaci, che costituiscano l’esempio per i cittadini.
Non si può chiedere alla gente di fare ancora sacrifici, dopo tutti quelli che hanno fatto in questi sei anni. Ora è venuto il momento che i sacrifici (si fa per dire) vengano fatti dal ceto politico e da quello burocratico che continuano ad ingrassare sulle imposte inique e gravose che i contribuenti non sono più in condizione di pagare: vedasi al riguardo i 27 miliardi di euro di imposte per le quali sono in corso rateizzazioni.
Rottamare è il credo di Renzi. Ora occorre sostituire la rottamazione con l’esempio adamantino: ecco cosa ci vuole!

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