Dalle procedure ai risultati - QdS

Dalle procedure ai risultati

Carlo Alberto Tregua

Dalle procedure ai risultati

venerdì 06 Febbraio 2015

Presidente azzoppato o cacciato

La situazione della Regione siciliana è drammatica. Tecnicamente fallita, socialmente fallita. Stanno a dimostrarlo i due indici economici sintetici più importanti: il Pil e la disoccupazione. Il primo è retrocesso, nel 2014, di quasi due punti e mezzo, quando l’intero Paese ha raggiunto all’incirca il pareggio. La seconda è aumentata del doppio rispetto alla media nazionale. Se questo non è fallimento non sapremmo come definirlo.
Il presidente della Regione è azzoppato. Si trova sotto tutela del Governo centrale mediante quel cane da guardia che Delrio ha inviato come assessore regionale e cioè Alessandro Baccei.
I politicanti di vecchio stampo sentono la stretta del nodo scorsoio perché non possono più alimentare la vecchia politica clientelare essendo finite le risorse finanziarie. Tuttavia la loro agonia viene prolungata tentando disperatamente e scompostamente di praticare le vecchie e malsane abitudini di rabbonire quelli che indebitamente protestano perché non ricevono più sussidi e finanziamenti, cause importanti del fallimento della Regione. 
 
S’elli è meglio essere amato che temuto, sosteneva Niccolò Machiavelli (1469 – 1527). Crocetta non è temuto e neanche amato per il nulla che ha fatto in questi oltre 24 mesi del suo governo, nel corso del quale ha sostituito 33 assessori. Una baraonda che non ha consentito a ciascuno di essi di impostare una rigorosa politica di crescita del proprio ramo amministrativo.
Questo perché ha messo negli assessorati persone di spettacolo, scienziati, fuoricorso, inconcludenti, incapaci, che non avevano alcuna possibilità di inquadrare i problemi gravosissimi e di trovarvi soluzioni.
Sia ben chiaro che queste fotografie non riguardano la persona fisica, che non ci interessa, bensì la figura istituzionale che aveva (e ha) il dovere di fermare la crisi della nostra Isola e di attuare con urgenza piani efficaci per promuovere la crescita e l’occupazione.
La data ultima arriva il 30 aprile prossimo quando dovrà essere approvata la legge di Stabilità 2015 e il relativo bilancio, pena lo scioglimento forzato dell’Assemblea e la cacciata del presidente (articolo 8 dello Statuto).
 
Una delle cause più gravi dell’inconcludenza di questa in(azione) politica è la burocrazia regionale, formata da una parte di incapaci e corrotti e dall’altra, parte maggioritaria, di bravi e valenti dirigenti e dipendenti che però sono messi quasi sempre in posizioni che non contano.
I cattivi burocrati si preoccupano delle procedure, di avere le carte in regola. Si comportano in modo da non avere problemi, perché loro se ne infischiano dei problemi dei siciliani.
Non è con le procedure che si creano sviluppo e occupazione. Le procedure, quando sono professionalmente efficienti, devono produrre risultati. Ecco cosa serve immediatamente alla Sicilia, sia nell’istituzione regionale che in quelle comunali: fissare obiettivi e conseguire risultati.
Ma perché ciò avvenga occorre inserire in tutti i gangli della burocrazia gli alti valori di merito e responsabilità. Solo i più bravi e gli onesti possono ribaltare questa comatosa situazione. Solo i consiglieri-deputati regionali più bravi e onesti possono votare leggi che servano all’economia.
Purtroppo non sono in maggioranza e, purtroppo, nell’Ars ve ne sono 33 indagati. Bello spettacolo offriamo al Paese.

Partitocrazia e burocrazia sono contro la meritocrazia. Per sopravvivere devono nascondersi. Ed ecco che l’opacità permea tutti gli atti degli assessorati regionali. I siti che dovrebbero essere vetri trasparenti sono gestiti male, incompleti, e non forniscono ai cittadini tutte quelle informazioni che essi hanno il diritto di avere senza bisogno di chiederle. I responsabili della trasparenza e dell’anticorruzione non aprono le inchieste interne, non cercano, come sarebbe loro dovere, dipendenti e dirigenti corrotti, non scoprono il vaso di Pandora, quel verminaio che esiste in molti dei circa 2.000 uffici della Regione. Chi ha il dovere di controllare fa come le tre scimmiette e tutti tirano a campare, facendo male o non facendo, perché tengono famiglia.
Ovunque nella Regione, ma spesso anche nei Comuni, predomina la mediocrità e l’inefficienza. Tutti pensano a concludere la giornata, ma non per farsi l’esame di coscienza, perché non ce l’hanno, bensì preoccuparsi dei propri interessi.

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