“Da questa considerazione, ed esperienza vissuta negli anni, è venuta fuori l’idea di Face4Job in cui il curriculum vitae perde totalmente significato, visto anche che oggi uno studio titolato britannico conferma che il tempo dedicato alla lettura del curriculum dai selezionatori non arriva ai 9 secondi: pensate un po’ che umiliazione per chi ancora crede in quel documento e ci perde tempo nel curarlo in ogni minimo dettaglio leggendo tutti i vari decaloghi del curriculum perfetto delle varie correnti di pensiero degli intermediari, che tirano la corda dal proprio lato per far sì che convincano il maggior numero di seguaci ad arricchire i database, vera e propria merce all’asta per l’azienda che offre di più e nel più rapido tempo possibile. Da qui tutte le dinamiche di false speranze e sconforto che poi causano la sfiducia culturale di un paese nei confronti delle politiche del lavoro laddove queste siano anche concrete verso il futuro. Per non parlare poi delle improduttività per le aziende legate alle figure errate prescelte (non per nulla 9 su 10 ancora cercano tramite conoscenze, altro che curriculum vitae)”.
“In Face4Job il curriculum si inserisce compilando in pochissimo tempo un profilo fatto di schede con menu a tendina (Anagrafica, Studi, Competenze, Conoscenze, Altro) e viene codificato per essere letto da un algoritmo in base a quanto richiesto con dei filtri e parametri dall’azienda (processo di screening iniziale e ranking dei profili della ricerca). A questo punto, in pochissimi secondi, l’azienda vede tutto il database in linea alla ricerca in corso in base ad un ordine stabilito proprio dai filtri e pesi impostati ma è li il vero kick off della procedura. In Face4Job il candidato deve fare la graduatoria personale dei suoi talenti e cioè, poste le 10 attitudini riconosciute da uno studio titolato come le ideali del lavoratore perfetto (e non il curriculum perfetto), li deve mettere in ordine da 1 a 10 e quindi metterci la faccia rispondendo a delle domande tipiche dei colloqui conoscitivi in linea proprio a come ha dichiarato di essere. Questi sono: leadership, adattabilità, innovatività, spirito imprenditoriale, spirito critico, capacità comunicative, cosmopolitismo, spirito di collaborazione, gestione informazioni, produttività/affidabilità”.
“In un’epoca di sharing economy in forte accelerazione questa è la strada: uberizzare e disintermediare anche il mondo del lavoro cosicché non si è un foglio di carta più o meno accattivante ma, fermo restando le competenze necessarie, si deve scommettere sul talento che per noi significa democrazia e meritocrazia (con veri e propri colloqui da casa per tutto il mondo senza limiti anche economici per ambire a posizione all’estero). Il lavoro sta cambiando nei rapporti tra le persone, le istituzioni e le imprese e bisogna cambiare totalmente, partendo proprio dai concetti sopra citati, i processi di interazione e di incontro nonché partecipazione e condivisione delle competenze”.
Il colloquio? Superato. Ora c’è il VideoTalent
Sono risposte video di un minuto che l’azienda, filtrate le esigenze di curriculum vitae, come detto sopra, guarda senza dover invitare decine e decine di candidati che a parità di curricula sembravano idonee ma che poi in pochi minuti di colloquio vengono congedate con un Le faremo sapere. Vere e proprie mini-interviste di lavoro, ripetibili e customizzabili sempre in base ai talenti dichiarati. è su i VideoTalent che il candidato deve concentrarsi, prepararsi ed investire il suo tempo per poter trasferire dal vivo tutta l’energia e la voglia di fare per conquistarsi la sua posizione lavorativa. Possono essere registrati e cancellati quando si vuole per far sì che il profilo sia più rappresentativo possibile (poi a seguire ci sono le richieste delle singole aziende che invece sono risposte in tempo reale fino al colloquio faccia a faccia in video chiamata in diretta)”.