Rifiuti, la sentenza della Cassazione che fa tremare i Comuni inefficienti - QdS

Rifiuti, la sentenza della Cassazione che fa tremare i Comuni inefficienti

Rosario Battiato

Rifiuti, la sentenza della Cassazione che fa tremare i Comuni inefficienti

venerdì 29 Settembre 2017

Corte a sorpresa: riduzione della Tarsu (oggi Tari) fino al 40% in caso di “gravi” disservizi nella raccolta. Orlando: “No all’evasione, ma in Sicilia quadro aggravato dal caos sul Piano regionale”

PALERMO – Riduzione della Tarsu fino al 40% in caso di disfunzioni del servizio pubblico di raccolta indipendentemente dalla responsabilità diretta del Comune. Il sogno manifesto di ogni cittadino siciliano si è concretizzato in una sentenza della Cassazione che ha accolto in parte il ricorso presentato da una società alberghiera napoletana che aveva chiesto e non ottenuto uno sconto del 60% in relazione all’avviso di pagamento della Tarsu per il 2008, quindi nell’ultima fase dell’emergenza rifiuti della Campania.
La riduzione del 40% della tassa riguarderà cittadini e imprese che a causa dell’emergenza rifiuti, e indipendentemente dall’amministrazione comunale, possono attestare di aver subìto un disservizio “grave e protratto” nella raccolta dei rifiuti al punto da aver fatto scattare l’allarme sanitario. Dall’ordinanza si evince che non conta la presenza del commissario romano – nel 2008 il premier Romano Prodi aveva nominato l’ex capo della Polizia di Stato Gianni De Gennaro – né tantomeno il ruolo dell’amministrazione comunale che in quegli anni, a causa dell’emergenza ambientale, aveva visto passare le competenze operative proprio nelle mani della gestione commissariale.  
Una sentenza che potrebbe avere effetti dirompenti in una Sicilia che da anni è alla ricerca di un ciclo virtuoso della gestione e che invece resta ancora ingabbiata nelle ben note criticità relative alla raccolta e a un’impiantistica ancora inadeguata. L’emergenza rifiuti dell’Isola è un mantra giornalistico e una constatazione quotidiana, ma non c’è un’ordinanza romana con tanto di commissario straordinario (l’ultimo è stato Raffaele Lombardo da governatore regionale). Anche l’allarme sanitario, per quanto chiamato in causa in diverse occasioni, non si è mai conclamato in maniera ufficiale. Tuttavia i disservizi restano e ciò non toglie che anche i siciliani possano rivalersi su quello che è il punto chiave dell’intera vicenda. Come giustamente ripreso dal Sole 24 Ore, c’è infatti l’articolo 65 del decreto legislativo 507/1993 che impone di far pagare il massimo del 40% del conto ordinario quando il servizio di raccolta si blocca, viene effettuato in grave violazione delle prescrizioni del regolamento, oppure quando la mancata raccolta comporta una situazione riconosciuta dall’autorità sanitaria di danno ambientale.
Un caso che potrebbe estendersi pericolosamente in molti comuni del sud e in particolar modo in una Sicilia che vede le grandi città in grave ritardo nell’avvio della raccolta differenziata. A prendere per primo parola sulla vicenda è stato Leoluca Orlando che ha precisato come “la principale causa dei disservizi nella raccolta dei rifiuti è, in tutta Italia e per i comuni di qualsiasi colorazione politica, l’evasione della tassa sui rifiuti che, di fronte al divieto imposto dalla legge di utilizzare risorse comunali per gli stessi servizi, priva le aziende di risorse economiche fondamentali”. Il primo cittadino palermitano, nonché presidente regionale dell’Anci, ha aggiunto che “di fronte a questo quadro che è generalizzato, anche se in Sicilia appare aggravato dalla nota confusione che regna sul piano regionale, la sentenza della Cassazione rischia di apparire un involontario invito all’evasione, innescando un pericolosissimo circolo vizioso”. Per una Sicilia, che ha un tasso di evasione già elevatissimo, potrebbe essere pericoloso per le amministrazioni comunali “lasciate sole e prive di strumenti per garantire i servizi essenziali ai cittadini”.
Ma proprio sulla situazione del Capoluogo è intervenuta Nadia Spallitta,  portavoce cittadina dei Verdi che ha addirittura parla di “riduzioni tra il 60 e l’80%” in casso di disservizi. “Come avviene da circa due mesi a Palermo”, ha aggiunto Spallitta, annunciando l’organizzazione di uno staff di legali per assistere i cittadini che volessero esercitare il diritto alla riduzione.
E a proposito del rischio evasione, la portavoce dei Verdi ha detto che “in questo contesto, l’evasione fiscale non c’entra nulla, trattandosi di attuazione di specifiche previsioni normative (Legge 152 del 2006), introdotte anche dal vigente regolamento Tari di Palermo all’articolo 10”.
“Dubito – ha concluso Spallitta – che i disservizi siano legati al fenomeno dell’evasione, perché è stata avviata una efficiente azione di contrasto e perché in ogni caso il Comune garantisce per legge il costo delle prestazioni. A mio avviso, il problema è nella inadeguatezza della organizzazione e gestione della Rap e di tutti i servizi connessi. La responsabilità è da ascrivere a queste incapacità gestionali”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Fabrizio Ferrandelli: “Le sentenze non si commentano, ma si applicano. Lo sconto sulla tassa è un diritto di tutti quei cittadini che pagano, ma non ricevono un servizio efficiente”.

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