Sea Watch: in mattinata lo sbarco a Catania - QdS

Sea Watch: in mattinata lo sbarco a Catania

Pietro Crisafulli

Sea Watch: in mattinata lo sbarco a Catania

giovedì 31 Gennaio 2019

La nave è entrata nel porto etneo alle dieci del mattino, un'ora e mezza dopo i naufraghi sono sbarcati tra gli applausi dell'equipaggio. Fico, "Finalmente a terra". Giornalisti e troupe televisive ad attenderli. I minori raccontano delle torture nei campi libici e dell'incubo di tornarci.

Alle undici e trenta di oggi è cominciato lo sbarco dei 47 migranti dalla Sea Watch.
 
"Finalmente a terra" ha commentato il presidente della Camera, Roberto Fico a margine di un convegno in corso a Capodimonte, a Napoli. Ma il presidente della Camera non ha voluto aggiungere altro.
 
La loro discesa dalla scaletta nella nave è stata accompagnata dagli applausi dei componenti l’equipaggio dell’Ong.
 
Sulla banchina – lasciati ben distanti dal luogo dello sbarco – diversi i giornalisti e le troupe televisive nazionali e locali, fin dall’alba in attesa dell’arrivo della nave nel porto di Catania in una giornata di sole ma molto fredda.
 
"La #SeaWatch è arrivata a Catania. Siamo contenti che il calvario sia finito per i nostri ospiti. Auguriamo loro il meglio. Speriamo che l’Europa possa accoglierli e permettergli di vivere come meritano. #DefendSolidarity #United4Med"  ha scritto su Twitter la Ong Sea Watch.
 
"I primi a scendere – ha raccontato il presidente regionale della Croce Rossa Luigi Corsaro ai giornalisti – sono stati i 15 minorenni, che andranno in un centro di accoglienza. Ci hanno chiesto dove fossero. Abbiamo mostrato una cartina e detto loro, con i nostri mediatori, che erano a Catania".
 
"Le loro condizioni fisiche – ha aggiunto – non destano particolare preoccupazione. Sicuramente il problema più importante è quello psicologico di persone che per giorni sono stati a bordo della nave in attesa di sbarcare".
 
"Non vi è stata necessità – ha aggiunto la delegate per l’emergenza della Cri di Catania Mara Basile – di ospedalizzazione: i ragazzi sono abbastanza provati fisicamente, ma estremamente contenti di essere arrivati. Ci hanno ringraziato un’infinità di volte".
 
I 15 minorenni sono stati accompagnati tutti in un’unica struttura che aderisce al Fondo asilo migrazione e integrazione (Fami) del ministero dell’Interno.
 
La notizia è stata confermata dal Tribunale per i minorenni di Catania che ha nominato per ciascun ragazzo dei tutori  ai quali spettano le decisioni in loro tutela.
 
"Al nostro Tribunale – ha rivelato la presidente Maria Francesca Pricoco – sono arrivate da tutta Italia domande di persone disponibili a fare loro da tutore, ma le nomine sono state già fatte e sono esecutive".
 
 A bordo
per controlli
le forze dell’ordine
 
Appena concluso lo sbarco, a bordo della Sea Watch è salito personale della Squadra mobile della Questura, della Guardia di finanza e della Capitaneria di porto per l’avvio di "indagini di routine" disposte dalla Procura di Catania secondo "un protocollo consolidato nel tempo".
 
Gli "accertamenti di rito" sono amministrativi e riguardano anche l’identificazione di eventuali scafisti.
 
Il capitano e l’equipaggio della Sea Watch sono stati sentiti a bordo dalla Squadra mobile e da militari della Guardia di finanza sulle operazioni di salvataggio dei 47 migranti sbarcati a Catania e sulla rotta seguita.
 
Non sono previsti, al momento, interrogatori in Procura.
 
E non risulta che ci siano indagati.
 
Partita all’alba
da Siracusa
 
Alle prime luci dell’alba era  finalmente partita dalla rada di Siracusa la Sea Watch 3, rimasta bloccata una settimana. Tre le ore di navigazione necessarie per raggiungere, scortata da motovedette della Guardia costiera e della Guardia di finanza, il porto di Catania, dove i migranti potranno finalmente sbarcare.
 
La nave sarebbe dovuta partire intorno alla mezzanotte ma si era verificato un guasto al verricello dell’ancora, riparato intorno alle due del mattino.
 
Il capo missione SeaWatch3 avrebbe chiesto di partire più tardi per fare riposare l’equipaggio, ma la Capitaneria di porto ha ribadito l’ordine di levare le ancore e di dirigersi verso Catania.
 
Ultimate le operazioni preparatorie, la nave è partita, viaggiando a una velocità di circa cinque chilometri all’ora.
 
Politici
sulla banchina
del porto etneo
 
Presenti anche diversi uomini politici.
 
"Abbiamo una staffetta da alcuni giorni – ha detto il parlamentare del Pd Mauro Del Barba, in attesa della Sea Watch insieme con il senatore del Pd Roberto Rampi e con il capogruppo dell’europarlamento dei socialisti e democratici Udo Bullmann – e abbiamo cominciato salendo a bordo con il presidente Orfini ed il segretario Martina".
 
"Ci stiamo alternando – ha aggiunto – per garantire innanzitutto che lo sbarco avvenga al più presto e che si ponga fine a questa farsa e alla violazione dei diritti umani e che le procedure vengano eseguite correttamente nei confronti di questa persona che sono state fatte soffrire inutilmente dopo un percorso terribile che nessuno di noi riesce neppure immaginare".
 
Pronte allo sbarco sono anche le forze dell’ordine, polizia, finanza e carabinieri.
 
Piazzate anche le tende della croce rossa.
 
 
I minori:
gli occhi fissi
sulla costa
 
Occhi che scrutano oltre la nave, e guardano fissi la costa perché vogliono sbarcare.
 
Dopo dodici giorni sulla Sea Watch, che li ha soccorsi nel mare Mediterraneo, hanno "voglia d’Europa".
 
Per i 15 minorenni non accompagnati a bordo della nave della Ong tedesca battente bandiera olandese il viaggio della speranza si avvia a toccare terra.
 
Hanno tra i 14 e i 17 anni e sono provati dall’esperienza di "un viaggio terribile".
 
E il riferimento non è solo alla navigazione e all’attesa nella fonda al largo di Siracusa.
 
I loro viaggi iniziano dai Paesi d’origine: Senegal, Guinea Bissau e Sudan.
 
Sono partiti da soli, e hanno storie diverse, ma tragicamente uguali. Non si conoscevano prima di imbarcarsi insieme per il loro viaggio in mare verso l’Europa.
 
Le torture
nei campi
libici
 
Come i tre minorenni tenuti in prigione in Libia che hanno subito torture dai loro carcerieri.
 
"Ci picchiavano senza motivo – ha raccontato uno di loro – con violenza e crudeltà. Volevano soldi".
 
Hanno addosso i segni delle percosse, che nascondono quasi vergognandosi di essere vittime. Per i medici hanno riportato "choc psicologici importanti".
 
Hanno parlato del "grande dolore del distacco dalla famiglia" e di avere "vissuto viaggi drammatici".
 
L’incubo
di tornare
in Libia
 
Quasi tutti hanno spiegato di avere "un incubo ricorrente: essere costretti a tornare in Libia".
 
Uno di loro ha smesso per alcuni giorni di parlare per lo stato di depressione in cui era entrato. Lo hanno supportato i volontari della Sea Watch e gli altri migranti.
 
Così come hanno aiutato un adulto che aveva cominciato a rifiutare il cibo. Hanno viaggiato assieme agli altri migranti e condiviso con loro speranze e angosce.
 
Nessuna festa
a bordo
per la notizia
 
Nessuna festa a bordo, ieri, all’arrivo della notizia dello sbarco, soltanto sorrisi e sospiri di "finalmente", e tutto alle spalle.
 
Appena giunti a Catania i ragazzi daranno un ultimo sguardo alla nave che è stata la loro casa in questi giorni.
 
O forse una prigione.
 
La scelta
di sbarcare
a Catania
 
La scelta di Catania da parte del governo stata determinata dalla presenza nel capoluogo etneo di centri ministeriali per l’accoglienza di minori.
 
Ieri la decisione è stata resa nota subito dopo che il Tribunale per i minorenni di Catania, presieduto da Maria Francesca Pricoco, aveva emesso, accogliendo il ricorso della Procura minorile etnea, "provvedimenti di nomina di tutore per ciascuno dei minori presenti sulla Sea Wacth al fine delle attività di tutela previste dalla disciplina interna e dalla normativa internazionale".
 
I maggiorenni, dopo lo sbarco a Catania, saranno immediatamente trasferiti all’hotspot di Messina.
 
Prestigiacomo
contro
Salvini
 
"Finalmente – ha commentato ieri il capo della Lega Nord e ministro dell’Interno Matteo Salvini – grazie alla nostra presa di posizione ferma, alcuni Paesi europei si sono ricordati di essere Paesi europei: abbiamo raggiunto l’obiettivo prefissato".
 
Di parere opposto la deputata siracusana di Fi Stefania Prestigiacomo: "Il Governo Italiano che ha pateticamente elemosinato ricovero per meno di 50 persone, tenendole in ostaggio per giorni in mezzo al mare".
 
"Salvini – ha aggiunto – ha fatto lo sceriffo con i disperati e il questuante con i potenti, intanto le regole di Dublino nessuno le ha cambiate, a testimonianza della incapacità di gestire politicamente l’emergenza profughi e ci si è limitati a mandare messaggi a un’Europa per la quale il nostro ministro dell’Interno non conta niente"
 
"Siamo felici per i nostri ospiti – ha detto Johannes Bayer, ceo di Sea Watch – che il calvario stia ora arrivando al termine, ma rimane un giorno vergognoso per l’Europa. I diritti umani non sono negoziabili e sulle persone non si dovrebbe mercanteggiare".

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