Relazione Intelligence sulla sicurezza, 138 italiani in lista foreign fighters - QdS

Relazione Intelligence sulla sicurezza, 138 italiani in lista foreign fighters

redazione

Relazione Intelligence sulla sicurezza, 138 italiani in lista foreign fighters

venerdì 01 Marzo 2019

“Tentativi di ingerenza nel sistema di accoglienza da parte di organizzazioni criminali”. Un bacino sempre più ampio e sfuggente che merita attenzione

ROMA – “Uno degli ambiti di maggior impegno” per l’Intelligence italiana è rappresentato “dal fenomeno dei ‘radicalizzati in casa’, un bacino sempre più ampio e sfuggente che richiede una serrata attività di ricerca e monitoraggio volta a cogliere per tempo segnali anticipatori di possibili transizioni dalla radicalizzazione all’attivazione violenta”. è quanto sottolineano i Servizi di sicurezza nella ‘Relazione annuale sulla politica dell’informazione per la sicurezza’.
 
“Il ‘Casa’ resta la sede in cui costante attenzione è riservata alla ‘lista consolidata’ dei foreign fighters partiti per la Siria e l’Iraq a vario titolo collegati con l’Italia. In continuità con il trend rilevato lo scorso anno, non si sono registrate nuove partenze, anche se il numero dei “listati” è cresciuto (da 129 a 138) in ragione dei casi risalenti agli anni passati individuati in esito alla costante attività di vaglio e riscontro anche di segnalazioni raccoltenell’ambito della collaborazione internazionale”.
 
Più in generale, “le difficoltà di ‘conteggio’ dei combattenti e dei foreign fighters nell’area siro-irachena rendono approssimativa la loro quantificazione che, secondo le più recenti stime circolanti in ambito internazionale, si attesta intorno alle 19.000 unità, di cui 8.000 stranieri. Tra questi ultimi, sarebbero circa 2.600 gli europei dello spazio Schengen e 500 i balcanici”.
 
Flussi di singoli individui o gruppi familiari “sono stati registrati in uscita dal teatro siro-iracheno in direzione di Nord Africa, Asia meridionale, Repubbliche centro-asiatiche e Sud-Est asiatico, oltre che del Vecchio Continente, ove i returnees sarebbero circa 1.700 (deiquali 400 nei Balcani). La pericolosità del fenomeno – osservano gli 007 italiani – risiede piuttosto che nei numeri, nel profilo stesso dei reduci, potenziali veicoli di propaganda e proselitismo, nonché portatori di esperienza bellica e di know-how nell’uso di armi ed esplosivi”.
 
La Relazione definisce poi “sostenuto” l’attivismo finanziario di Daesh, “risultato in grado di trasferire all’estero, con largo anticipo, ingenti fondi drenati dal contesto siro-iracheno, laddove sul fronte qaidista l’autofinanziamento con attività illecite si è confermato un dato ricorrente per quel che attiene in particolare alle formazioni operanti nel Sahel”.
 
Il monitoraggio dell’Intelligence nel settore dell’immigrazione irregolare ha permesso inoltre individuare “puntiformi tentativi di ingerenza nel sistema di accoglienza da parte di soggetti vicini ad organizzazioni criminali autoctone, anche in relazione alla possibilità di intercettare cospicui finanziamenti pubblici”.

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