Piccoli Comuni, grasse consulenze - QdS

Piccoli Comuni, grasse consulenze

Michele Giuliano

Piccoli Comuni, grasse consulenze

mercoledì 14 Aprile 2010

Enti locali. Pubblica amministrazione ed esperti strapagati.
Piagnoni e scialacquoni. Il gioco degli incarichi esterni non risparmia le amministrazioni non capoluogo, che impegnano fiumi di denaro, salvo poi lamentarsi per la carenza di risorse.
Palermo e Catania. I centri di questi due territori si distinguono per il maggiore ricorso ai collaboratori non appartenenti all’ente. Solo a Corleone nel 2008 sborsati compensi per 1,3 milioni di euro.

PALERMO – Piangono perché non hanno soldi in cassa, eppure non la smettono di distribuire consulenze a destra e a manca. Sono i Comuni non capoluogo e con popolazione superiore ai 10 mila abitanti, nei quali è stata raggiunga la considerevole somma di 9 milioni di euro, consumata in incarichi esterni, direzione lavori, docenze e varie. I dati, frutto dell’Operazione trasparenza voluta dal ministro Brunetta, si trovano sul sito Internet del ministero della Pubblica amministrazione e dell’Innovazione. Qui, tra l’altro, si scopre che la trasparenza è ancora sconosciuta da molti, tanto che ben sei enti su dieci non hanno dato notizia delle proprie consulenze. Un’omissione dietro cui con grande probabilità si celano sprechi perpetrati dagli amministratori in barba a qualsiasi criterio di efficienza ed economicità.
 
A chi pensava che almeno i piccoli Comuni, in Sicilia, restassero fuori dal gioco delle consulenze e collaborazioni esterne – magari a causa di un bilancio ridotto all’osso – si sbagliava di grosso. I soldi sono stati spesi a fiumi e con parcelle, in alcuni casi, da far girare la testa. Dalle progettazioni alle consulenze finanziarie e legali, passando per gli esperti in formazione di personale e tanto altro ancora.
Un fiume di denaro pubblico, quello che è stato “investito” – secondo quanto riportato dal ministero della Pubblica amministrazione in riferimento agli affidamenti relativi al 2008 – e che ha portato a una spesa molto sostanziosa: escludendo i Comuni capoluogo (di cui abbiamo parlato in una nostra precedente inchiesta) e quelli al di sotto dei 10 mila abitanti viene fuori una spesa di ben 9 milioni di euro.
Il dato, già di per se sostanzioso, potrebbe comunque essere ulteriormente gonfiato. Ci sono infatti molte amministrazioni, anche di centri dalla grandi dimensioni, di cui non si ha traccia nelle tabelle redatte dall’Anagrafe delle prestazioni. Appare difficile che non abbiano assegnato alcun incarico. Piuttosto l’impressione è che i Comuni che non figurano (almeno la maggior parte, se non tutti) non abbiano in realtà mai fornito i dati degli incarichi affidati a consulenti e collaboratori esterni. Comuni dunque inadempienti, perché la comunicazione è un atto dovuto secondo quanto prescrive l’articolo 53 del decreto legislativo 165 del 2001. Non si parla certo di numeri esigui: spulciando nel sito internet del Ministero non c’è traccia di ben 61 Comuni sui 105 che risultano essere al di sopra dei 10 mila abitanti. Il che significa che facendo una proiezione statistica la cifra dei 9 milioni di euro potrebbe essere in realtà quantomeno raddoppiata, dunque ci attesteremmo attorno ai 20 milioni di euro.
Tornando però a parlare della spesa che invece è assolutamente accertata vengono a galla degli evidenti sprechi che lasciano spazio a poche interpretazioni. Tra tutte le province quella che risulta avere speso di più c’è quella di Palermo. Qui il dato è molto anomalo perché dei 13 Comuni al di sopra dei 10 mila abitanti risultano aver fatto ricorso a consulenze e incarichi esterni solo in 4 e di questi uno solo praticamente monopolizza per intero la spesa. Si tratta di Corleone, cittadina di poco più di 11 mila abitanti, che risulta avere speso nel 2008 ben un milione e 355 mila euro. Spicca la più che lauta ricompensa offerta a un professionista, Biagio Gelardi, che per la progettazione, direzione dei lavori, misure e contabilità, e lavori di messa in sicurezza della discarica di contrada Ponte Aranci ha incassato una parcella record da quasi 600 mila euro. Non si hanno invece tracce di Comuni molto grandi come Bagheria, Partinico, Termini Imerese e Misilmeri.
Anche Catania si difende e ha le sue anomalie. Intanto, solo 9 Comuni su 27 risultano avere fatto ricorso a incarichi esterni e anche qui le grandi realtà come Acireale, Paternò e Misterbianco sono “latitanti” dall’elenco. Qui la spesa certificata è quasi quanto quella di Palermo, anche se più spalmata tra Comuni. Non mancano le ricchissime parcelle: a Gravina di Catania ad esempio c’è quella di Fabrizio Immolino per una consulenza economico-finanziaria, in qualità di Presidente del Collegio dei Revisori dei Conti, con 56 mila 272,32 euro. Ma la spesa delle spese spetta a Giarre che sborsa per Serena Cantale e Giuseppe Aleo qualcosa come 267 mila euro per una consulenza legale. Per trovare parcelle a 6 cifre bisogna spostarsi in provincia di Ragusa, per l’esattezza a Vittoria, dove Alfio Cavallaro ha incassato 233 mila euro per un intervento di restauro.
Da segnalare, invece, un’altra curiosità in provincia di Trapani. Qui, pur essendoci un ridimensionamento degli importi a 5 cifre, risalta fra tutti il caso del Comune di Mazara del Vallo che pare non abbia affatto badato a spese per promuovere la propria attività amministrativa. In 5 distinte tranche sono stati complessivamente pagati 370 mila euro divisi tra Bruno Salvatore Ettore e Rossana Dilluvio per “attività di comunicazione-addetto stampa”.

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