Cibi importati: costosi e a rischio - QdS

Cibi importati: costosi e a rischio

Cettina Mannino

Cibi importati: costosi e a rischio

martedì 04 Maggio 2010

Agricoltura. Sicurezza alimentare vigilanza insufficiente.
Controllori. Il compito di controllare la merce che entra nell’Isola spetta a diversi enti: dai Nas al Nucleo antisofisticazione della GdF e ancora dall’Ispettorato regionale alla Sanità a quello alle Risorse Agricole.
500 unità. Intanto dall’assessorato alle Risorse Agricole della Regione promettono una squadra di 500 dipendenti che si occuperà di controllare la qualità della merce che entra nell’Isola.

PALERMO – Pochi controlli e pochi controllori sui prodotti alimentari che da tutto il mondo arrivano in Sicilia. Gli ispettori, secondo la Cia, Confederazione italiana agricoltori della Sicilia, sono circa 26 e i controlli secondo Salvino Caputo, presidente della Commissione Parlamentare Attività Produttive dell’Ars, si aggirano intorno al 7 per cento. I numeri riflettono l’analisi effettuata in tutta l’Isola e preoccupano tanto le associazioni di categoria quanto i consumatori e i produttori siciliani.
Secondo i dati forniti dall’annuario della Regione Siciliana lo scambio commerciale con l’estero smuove in Sicilia, solo per il comparto agricolo, 158.440.000 euro. Le provincie più attive nell’importazione sono Catania e Ragusa.
 
Intanto dall’assessorato alle Risorse Agricole della Regione Sicilia assicurano che presto il numero dei controllori salirà a 500. Il rischio dei prodotti non controllati è quello di immettere nel mercato siciliano alimenti che non rispettano le norme igieniche sanitarie vigenti in Italia. Così è possibile trovare nei negozi alimenti provenienti dalla Cina o dall’India. Ma il rischio maggiore è quello di consumare alimenti poco sicuri, in quanto non è possibile stabilire a quale lavorazione siano stati sottoposti, prima dell’esportazione.
“Il compito di controllare la merce che sbarca nella nostra Isola – spiega Angela Sciortino, vicepresidente della Cia Sicilia – dovrebbe essere interesse di diversi enti: dai Nas al Nucleo antisofisticazione della Guardia di Finanza e ancora dall’Ispettorato regionale alla Sanità, a quello alle Risorse Agricole. Ma l’elemento – conclude – che manca nel nostro territorio è quello di una vera e propria regia che vigili sulle frontiere della Sicilia. Inoltre dovrebbe esistere un sistema organico uguale per tutti i paesi della Comunità Europea”.
Il consumatore in pratica, nel momento in cui acquista dei prodotti alimentari, dovrebbe essere certo dell’origine e conoscere tutti i passaggi alla quale sono stati soggetti.
“In Sicilia in questo momento il sistema dei controlli non funziona – denuncia Salvino Caputo –  in quanto il ridottissimo numero dei funzionari regionali preposti ai controlli consente soltanto di effettuare controlli a campione e quindi tali da non garantire la sicurezza alimentare dei consumatori”. “Occorre – continua Caputo – costituire subito l’Agenzia per la Sicurezza Alimentare, che a livello regionale si occupi dei controlli doganali. Fra l’altro questo tipo di richiesta è stata più volte sollecitata dall’Unione Europea, perché rappresenta un presidio di controllo indispensabile per garantire percorsi di trasparenza, di sicurezza e di tracciabilità dei prodotti”.
Secondo la proposta di Caputo l’agenzia dovrebbe utilizzare personale del corpo militare forestale della Regione Siciliana, dell’assessorato alle Politiche Agricole ed Alimentare e anche dell’assessorato regionale alla Sanità.
Intanto dall’assessorato alle Risorse Agricole della Regione Sicilia promettono una squadra formata da 500 dipendenti regionali che si occuperanno di controllare la qualità della merce che entra nell’Isola. Ancora però non sono chiari i criteri di scelta e i tempi di attuazione.
“Stiamo lavorando alla creazione di un marchio di qualità – spiega Titti Bufardeci, assessore regionale alle Risorse Agricole – per i prodotti agroalimentari siciliani.
Non si tratta di un’operazione esclusivamente mirata all’acquisizione di nuove quote di mercato, ma serve a una reale tutela del consumatore, che in questo caso dovrà essere coniugata con la salvaguardia delle produzioni siciliane, che rischiano di essere aggredite da importazioni non sicure. Su questo tema- continua Bufardeci- abbiamo avviato una serie di incontri anche con le Dogane per fare in modo che i consumatori sappiano con certezza la provenienza dei prodotti, che trovano nei mercati”.

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