“Questi incontri sono solo un ulteriore tergiversare, perché una classe politica che si rispetti può attendere indicazioni che vengono dal vertice, però non può attendere a tempo indeterminato. Non è una classe politica questa che sa autogestirsi. Immagino che il Cavaliere abbia trasformato in tattica una necessità, perché non lo ritengo in questo momento nelle condizioni di poter affrontare anche quest’altro tema di battaglia. Non si aspettava certo che il dissenso interno avanzasse. Questo Governo è figlio di una strategia che Fini ha messo in atto e che sta ribaltando sul piano nazionale. è evidente che Fini ha una sua progettualità con Berlusconi, ma ha anche delle diversità e sta sfruttando queste diversità per realizzare il tentativo di soppiantare il governo attuale”.
“Si parlava di questa perequazione con il Senato ed anche questa è stata tralasciata, nonostante appunto siamo equiparati al trattamento del Senato. Invece abbiamo preferito tralasciare gli aumenti previsti al Senato e mantenere la somma d’ indennità invariata. Il Consiglio di Presidenza ha preferito frenare, nonostante le richieste di molti deputati. Non temo di dire comunque che, se si svolge il proprio mandato nell’interesse vero del territorio che si rappresenta, la cifra stipendiale è adeguata ad un tenore dignitoso del rappresentante dei cittadini”.
“Una norma che preveda questa riduzione passa chiaramente da una legge elettorale, che va approvata dall’Assemblea ma anche dagli organismi superiori perché si tratta di una legge costituzionale. Il mio punto di vista è quello che si potrebbe anche ridurre il numero di questa rappresentanza e credo che un tentativo in questa direzione vada fatto, ma senza enfasi. Passare per questa vena populistica significherebbe creare aspettative che nell’immediato non possono essere mantenute. Anche perché io, che sono rappresentante di una piccola provincia (Enna), mi rendo conto come ci sia fame di numeri per farsi sentire, e in tre, come noi siamo all’Ars, tante volte non è facile indirizzare un intero Parlamento negli interessi di una provincia che sta attraversando un periodo di grandi disastri, per esempio sulla viabilità. Scontiamo il prezzo di un isolamento che è ormai storico e in più si aggiungono i disastri che per via delle condizioni atmosferiche si riversano sulla viabilità interna e ci costringono a dire che siamo peggio di un paese del terzo mondo. E allora un Parlamento che vuole dirottare risorse in maniera adeguata verso una provincia che ha questi bisogni, ha necessità di numeri: se pensiamo perciò alla riduzione a 70 parlamentari con una giusta proporzionalità per numero di abitanti, la provincia di Enna è la prima a passare da 3 a 1. Enna (provincia) sconta anche una legge regionale che distribuisce i fondi alle province in quota paritaria rispetto ad una proporzione che viene generata dalla estensione del territorio e dal numero di abitanti. E come è noto Enna ha pochi abitanti con un vasto territorio, per di più montano e dissestato, il che aggrava tutta una serie di problematiche che influisce sullo sviluppo della provincia. In questa ultima Finanziaria avevo presentato un emendamento che andava a modificare questo criterio, ma non è stato apprezzato dal governo e quindi tralasciato”.