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Catania – In città cresce l’emergenza casa ma il Comune vende gli immobili

Melania Tanteri

Catania – In città cresce l’emergenza casa ma il Comune vende gli immobili

mercoledì 22 Settembre 2010

D’Alessandro, segretario Sicet Cisl: “Tra gli edifici all’asta, alcuni erano destinati ai nuclei più bisognosi”. Sindacati in allarme: sono 13 mila le famiglie in graduatoria per alloggi popolari

CATANIA – Case malsane, sovrafollate, spesso prive dei servizi principali, e poi quella “spada di Damocle” rappresentata dagli sfratti. La situazione degli alloggi a Catania è sempre più un emergenza cui nessuno sembra porre rimedio. La denuncia arriva dalla Sicet Cisl, il sindacato degli inquilini che, da tempo, chiede all’amministrazione comunale di intervenire su una questione che riguarda, in città, sempre più famiglie e che rischia di trasformarsi in una bomba sociale, pronta a esplodere.
 Il tutto mentre sono stati messi in vendita all’asta alcuni beni immobili di proprietà comunale che, secondo il sindacato, avrebbero potuto essere messi a disposizione dei cittadini indigenti.
“Il Comune di Catania vende gli immobili ma lascia senza casa le famiglie che ne hanno bisogno – denuncia Carlo D’Alessandro, segretario generale del Sicet etneo – e, nel contempo, non riesce a riscuotere il dovuto dagli abusivi che non sanano la propria situazione”. Una situazione definita “paradossale” da D’Alessandro, proprio perché “mentre il Comune per fare cassa vuole vendere i propri immobili – aggiunge – si scopre che tra questi ne esistono alcuni che avrebbero dovuto e potuto essere riadattati in alloggi per le famiglie che ne hanno bisogno”.
Dagli immobili che il Comune di Catania ha messo in vendita, secondo il Sicet, si sarebbero potuti ricavare appartamenti, dunque, e dare risposte nel breve termine ad oltre 40 assegnatari di case. “Sarebbe stato un buon inizio – continua D’Alessandro – per affrontare l’emergenza abitativa a Catania”.
Da via Rametta a via Volturno, da via Vecchio bastione a via Naumachia, da viale Bummacaro a viale Grimaldi: tutte proprietà comunali da cui recuperare e ristrutturare unità immobiliari, trasformare botteghe e portici, e così ricavare vani a disposizione per le situazioni più delicate, come famiglie con disabili o anziani soli.
“A dirlo non è solo il sindacato – continua il segretario provinciale del Sicet etneo – ma una relazione della Direzione comunale ai Lavori pubblici datata marzo 2007”. D’Alessandro si chiede anche che fine abbiano fatto i finanziamenti ai quali si fa riferimento nella relazione: si tratta di un accordo di programma Stato-Regione, il “Contratto di quartiere II”, già sottoscritto a dicembre del 2005, per 8 milioni e mezzo di euro destinati a realizzare 64 alloggi comunali e 16 Iacp.
Ci sarebbe, inoltre, una delibera di giunta del marzo 2004, per l’edilizia sperimentale: 112 alloggi con decreto alla registrazione alla Corte dei Conti. E ancora, un accordo di programma da sottoscrivere (deliberato dalla Giunta municipale nel marzo 2007) per realizzare e recuperare un totale di 90 alloggi, per 11,3 milioni di euro di cui solo 5,7 a carico del Comune.
Secondo i dati raccolti dalle organizzazioni sindacali confederali e quelle degli inquilini, al luglio 2010 sarebbero 13 mila le famiglie in graduatoria per un alloggio popolare, 2000 le domande in attesa di essere istruite e ben 5 mila le famiglie costrette a vivere in case malsane. Un’emergenza da affrontare nell’immediato, affermano i sindacati, ma anche attraverso un’attenta programmazione.
“Di queste cose si deve parlare davanti al prefetto – conclude D’Alessandro – al quale chiediamo di convocare le parti perché siamo di fronte a un’emergenza senza fine. È possibile dare risposte subito, se c’è la volontà, e poi affrontare con serietà la programmazione”.

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