Siamo ignoranti, non vogliamo imparare - QdS

Siamo ignoranti, non vogliamo imparare

Carlo Alberto Tregua

Siamo ignoranti, non vogliamo imparare

giovedì 16 Dicembre 2010
Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Non c’è peggiore ignorante di chi non vuole imparare. In ambedue i casi l’elemento che manca è la volontà. Infatti, è questo elemento che distingue i comportamenti delle persone. Molti usano la bocca solo per far uscire il fiato, o peggio, per imbrogliare il prossimo. Pochi usano la volontà per costruire e per fare. Sono proprio questi due verbi che fanno la differenza fra chi agisce in modo positivo  e chi si comporta in modo disfattista. Sono due facce della stessa medaglia, quella positiva e quella negativa.
Bisogna cercare di capire, quando si parla con qualcuno, a quale delle due categorie appartenga. Perchè il senso delle cose che dice cambia profondamente, a seconda se noi ci convinciamo che stia dicendo verità o menzogna, che stia parlando per parlare oppure per fare o per costruire. Proprio questa discriminante separa l’ignorante che vuole diventare sapiente e l’ignorante che vuole rimanere tale. 

È importante che ognuno di noi abbia chiaro che cosa vuol fare. Ed abbia altrettanto chiaro che per fare bisogna prima apprendere e poi accumulare il sapere. Se non si sa, non si fa. La conoscenza è il motore del nostro fare. Per acquisirla bisogna leggere, leggere, bisogna parlare con quelli che sanno e cercare, come si usa dire, di rubare loro il mestiere. L’apprendimento non può essere nè passivo nè gratuito. L’apprendimento è frutto della voglia di saperne di più, che comporta uno sforzo. Quest’ultimo deve essere supportato dal sacrificio, che è un carburante indispensabile per andare avanti. Infatti, è impensabile crescere in tutti i sensi senza questo carburante. Il sacrificio significa cavare dal proprio corpo e dalla propria mente tutto quello che possono dare. Ottenere ogni goccia di energia che serva a raggiungere gli obiettivi che ognuno di noi si prefigge.
Sacrificio è anche la capacità di attendere, di spostare in avanti l’esaudimento dei propri desideri, anche voluttuari e di attendere il momento migliore per poterli ottenere. 
Vivere intensamente non deve essere come una camicia di forza, ma frutto di una scelta libera.

 
Si può scegliere di stare nel versante dei perdenti, di quelli che stanno ad aspettare che qualcun altro gli risolva i problemi, dei lamentosi , di chi si ritiene sfortunato perchè non ha vinto al jackpot, insomma quella massa di persone che purtroppo è ampia, le quali costituiscono una sorta di mandria che segue ciecamente il capo branco o il finto sacerdote che gli propina  menzogne.
Oppure, fare parte della schiera di persone fattive e costruttive che costituiscono la struttura portante di ogni Comunità, abituata a vivere in modo proficuo senza dar luogo a défaillance .
La Comunità ha bisogno che i propri membri funzionino al meglio sfruttando sinergie, le quali moltiplicano i risultati. Quando si sta insieme in rete tutto l’apparato funziona meglio ed ottiene migliori risultati. L’individualismo è necessario come punto di partenza, ma poi esso deve coniugarsi con la necessità di lavorare in squadra.

Siamo ignoranti e non vogliamo imparare, invece, abbiamo l’obbligo morale di imparare e per farlo non possiamo che rivolgerci alle fonti del sapere, le quali si trovano nei libri di carta o elettronici. Poi, ognuno è libero di scegliere che cosa leggere e dove leggere, l’importante è che lo faccia senza tentennamenti  e senza sentirsi costretto.
La scelta del sapere per capire. Per capire che cosa è la vita e che cosa è la morte, che cosa è lo spirito e che cosa è la materia, quali atti noi possiamo compiere in funzione dei principi morali e quali altri non dobbiamo compiere per non violare gli stessi principi.
Capire per sapere. Per sapere da quale parte stare e con chi stare. Per servire o essere serviti. Insomma, è la vecchia differenza che c’è tra il bene ed il male di cui si è scritto di tutto e di più e su cui molti cercano di barare, per confondere l’uno con l’altro. Invece, la differenza chiarissima, quasi ovvia, gli imbroglioni non vogliono farla vedere e la nascondono per trarne illeciti benefici. Andare avanti sulla strada della verità o su quella della menzogna, l’importante è essere consapevoli di ciò che si fa e del danno  che si produce agli altri.

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