Non più province ma liberi consorzi di comuni - QdS

Non più province ma liberi consorzi di comuni

Liliana Blanco

Non più province ma liberi consorzi di comuni

mercoledì 18 Gennaio 2012

Autonomie. Territori e suddivisione le istanze nel nisseno.
Il sogno dell’indipendenza. Da oltre un secolo la grossa cittadina cerca di affrancarsi dall’appartenenza alla provincia di Caltanissetta, per una serie di ragioni storiche e di sviluppo economico.
Coinvolgimento. Ci sono circa 40 associazioni e quasi 20 mila firme legate al progetto per costituire una nuova realtà amministrativa che possa ben interpretare le necessità dell’area gelese.

GELA (CL) - Il Comitato gelese “Progetto provincia” non si arrende al ‘no’ dell’Assemblea regionale siciliana e ricomincia dai liberi Consorzi dei comuni. Il coordinatore del comitato, Filippo Franzone, ha convocato tutti i rappresentanti delle associazioni che sostengono l’iniziativa per concordare una nuova azione “per rivendicare il riconoscimento civile ad una comunità che si è mossa seguendo l’iter previsto dalla legge – dice Franzone – per essere pionieri della prima proposta di legge popolare in Italia”. Gela non vuole continuare ad essere inclusa nel territorio della provincia di Caltanissetta. Al di là della parte burocratica, le due città non hanno alcun rapporto.
Da oltre un secolo il territorio ambisce all’autonomia, che permetterebbe di avere un servizio sanitario-ospedaliero dimensionato al numero di abitanti ed alle patologie presenti, che porterebbe nel territorio il giusto numero di agenti, per meglio garantire la legalità, l’autonomia di gestire in proprio il patrimonio archeologico, l’autonomia di organizzarsi e progettare il futuro.
“Il 13 dicembre 2011, l’Ars ha calpestato, violando palesemente l’art. 40 della Lr n. 1 del 10/02/2004 (Legge che regolamenta l’iniziativa legislativa popolare), il diritto sacrosanto dei gelesi all’autonomia”, affermano dal comitato delle associazioni. “Qualcuno dice che è il momento sbagliato, forse, ma non è colpa nostra. Nelle regioni a statuto ordinario, i problemi delle città come Gela, sono stati risolti oltre 20 anni fa.
 
La Sardegna, a statuto speciale, si è riorganizzata 7 anni fa. La Sicilia, con uno statuto molto “autonomista”, voluto, ironia della sorte, proprio da un gelese, l’illustre onorevole Salvatore Aldisio, fa pagare, ad una delle aree più produttive d’Italia, il prezzo di una mancata attenzione politica. Si riparte. Che sia un Libero Consorzio tra Comuni o una Provincia, poco cambia. Questa area soffre la carenza di servizi come l’Agenzia delle Entrate, Ospedale, Forze dell’Ordine, servizi alle imprese (Camera di Commercio, Inps, Inail), tutto ciò non è possibile istituire se non con l’istituzione della Provincia o del Libero Consorzio. Si può oggi chiedere alle istituzioni ciò che non esiste? Bisogna fare chiarezza, oggi le Province siciliane, altro non sono che “Liberi consorzi di Comuni” denominati Province Regionali” (secondo la Lr n. 9 del 6/3/1986, art. 3). Cosa può reclamare un territorio con le attuali leggi vigenti? Possiamo ipotizzare di cambiare le Leggi, e chiedere l’istituzione dei Liberi Consorzi, possiamo sospettare che, come accade da tanti anni, non cambi nulla”, conclude il responsabile del Comitato.
Dall’area gelese è partita la prima proposta di Legge popolare siciliana, per ottenere, nel rispetto delle Leggi vigenti, un Libero Consorzio di Comuni, al momento denominato Provincia regionale. Nel gelese si attende una risposta ufficiale dalle istituzioni, in materia di Liberi consorzi”. Lungo e difficile il cammino che ha portato il comitato a chiedere il disegno di legge.
L’idea nasce nel 2006, ha riunito una quarantina di associazioni di volontariato ed ha raccolto 18.162 firme non solo a Gela, ma anche nel comprensorio per dare una voce concreta alla voglia di autonomia che non è solo quella di un manipolo di fondatori di una fetta consistente della popolazione. E poi assemblee, incontri parlemitani, promesse e ritardi da parte del Governo regionale e le polemiche con il presidente della Regione che in campagna elettorale aveva dichiarato pubblicamente che Gela meritava la provincia e poi ha abbracciato l’idea dell’abolizione delle province;  fino a quando il disegno di legge è stato “bocciato” prima dalla commissione Affari istituzionali dell’Ars, presieduta da Riccardo Minardo, esponente dell’Mpa (partito dell’onorevole Pino Federico) e successivamente all’Ars, presieduta da Francesco Cascio.
Per ricominciare la battaglia, il comitato ha ripreso inviando una nota al Presidente della Repubblica. “Ad orchestrare in aula, il 13 dicembre, durante la votazione, c’era un “autonomista”, vigilava sia sui banchi della maggioranza, che in quelli dell’opposizione, stava ben attento che durante la votazione per alzata e seduta, nessuno si alzasse – raccontano i componenti del comitato -. Lo stesso autonomista che l’indomani disse che non bisogna abolire le province. Noi, signor Presidente, eravamo lì, ad assistere inermi, allo spettacolino prospettatoci, eravamo lì, ad assistere come vengono trattate le proposte del popolo”.
Il comitato per lo sviluppo dell’area di Gela continuerà quindi a lavorare per raggiungere il suo obiettivo. Del resto, se per ottenere il Tribunale ci sono voluti 129 anni, dal 1862, c’è ancora tempo per sperare nella provincia di Gela, visto che la prima richiesta fu fatta nel 1898. Nel 1848  fu la Sicilia il primo luogo in Europa dove iniziano i sussulti di popolo, preceduto da una fase di acuta crisi economica, assumendo il valore simbolico di grande occasione di trasformazione sociale ed istituzionale.

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