Lo stop alla riscossione dei tributi legato alla crisi Coronavirus ha portato a zero gli introiti degli Enti locali. Il presidente nazionale dell'Anci Decaro, "Non possiamo aspettare oltre". Leoluca Orlando e Mario Alvano, presidente e segretario di AnciSicilia, "sostenere gli Enti locali siciliani nella delicata fase della ripartenza”
PALERMO – Si stanno attrezzando per affrontare la Fase 2 dell’emergenza da Covid-19 con strumenti fino a poche settimane fa inesplorati, primi tra tutti i tavoli di lavoro in videoconferenze. “Ci stiamo preparando, è un’attività nuova a cui non eravamo preparati ma sta diventando un metodo” ammette Mario Alvano, segretario generale di Anci Sicilia. Il problema principale dei Comuni però resta un altro: trovare le risorse economiche per garantire ai cittadini i servizi pubblici essenziali.
Stato e Regione sono intervenuti per tamponare nell’immediato i bisogni primari delle famiglie, ma il problema delle entrate – sempre più esigue – dei Comuni risale a molto prima del Coronavirus. E la sospensione temporanea dei tributi locali, adottata o già annunciata da molti primi cittadini per dare respiro a cittadini e imprese non ha fatto altro che acuire un problema che da anni è sotto gli occhi di tutti.
“La capacità fiscale dei Comuni è drasticamente ridotta. Non per volontà di noi amministratori, né per volontà di cittadini e imprese che versano i tributi. È ridotta, se non in alcuni casi azzerata, per la situazione che si è creata con il blocco delle attività economiche a seguito dell’emergenza sanitaria”. A parlare è il presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro, che qualche giorno fa ha abbandonato, insieme all’Unione delle Province, i lavori della Conferenza unificata, convocati in videoconferenza.
“L’effetto di questo stato di fatto – ha aggiunto – è che non abbiamo entrate ora e non ne vediamo il recupero neppure in prospettiva. Il Governo deve prendere consapevolezza di questa situazione e deve far fronte già nel prossimo decreto alla richiesta di 5 miliardi che gli Enti locali hanno avanzato da tempo. Non possiamo aspettare oltre: si tratta di garantire ai cittadini italiani i servizi che i Comuni erogano, a cominciare dal trasporto pubblico e dalla raccolta dei rifiuti”.
“I sindaci – ha sottolineato ancora Decaro – hanno dimostrato senso di responsabilità e senso delle istituzioni che rappresentano, fin dall’inizio di questa emergenza. L’abbiamo fatto ben consapevoli che questo è quel che i cittadini si aspettano da noi: leale collaborazione con tutte le istituzioni della Repubblica. Tuttavia anche la nostra buona volontà si ferma davanti all’inagibilità finanziaria dei Comuni, che ci impedisce di approvare i bilanci e di continuare a lavorare per le nostre comunità. Abbiamo fin qui fronteggiato il problema senza risorse aggiuntive attraverso gli accordi con Mef, Cdp e Abi sulle rate dei mutui, per garantirci liquidità, e un’anticipazione di trasferimenti da parte del governo per 4,3 miliardi. Ma non possiamo andare avanti così. Ne va della possibilità per i Comuni di sopravvivere. Senza risorse nuove e immediate, saremo costretti a interrompere i servizi”.
All’appello di Decaro ha fatto eco quello di Leoluca Orlando, presidente di Anci Sicilia e sindaco di Palermo: “Le entrate dei Comuni, soprattutto in Sicilia continuano a subire un calo preoccupante, mentre le misure per contenere l’emergenza sanitaria stanno scardinando un’economia già estremamente debole. Pur apprezzando le decisioni assunte dal Governo nazionale, come prima risposta alle richieste avanzate da Anci anche con il contributo di Anci Sicilia, credo che siamo ancora lontani da soluzioni per gli enti locali siciliani”.
La costituzione dei Gruppi di lavoro aperti ai contributi provenienti da professionalità esterne alla pubblica amministrazione è un primo segnale di pianificazione in vista della fase due: “Siamo convinti – dichiarano Leoluca Orlando e Mario Emanuele Alvano, presidente e segretario generale di Anci Sicilia – che le grandi sfide che si trova davanti la nostra Regione possano essere superate solamente mettendo da parte forme esasperate di individualismo e localismo e attivando un confronto costante non soltanto fra le diverse Istituzioni ma anche fra le forze maggiormente rappresentative in ambito sociale ed economico”.
“Il coinvolgimento delle energie migliori dell’Isola – continuano Orlando e Alvano – è certamente il primo passo per costruire un percorso che consenta di contemperare la ripartenza di una regione segnata profondamente da una crisi economica ed occupazionale di lunga durata che adesso, a seguito delle necessarie misure di contenimento imposte dall’emergenza sanitaria, rischia il tracollo. È necessario certamente tutelare la salute dei cittadini, ma abbiamo il dovere di sostenere gli Enti locali siciliani nella delicata fase della ripartenza”.
I Comuni nella fase di post emergenza avranno però un duplice e oneroso compito: dare risposte concrete a cittadini, famiglie e imprese in difficoltà, formulando proposte e soluzioni condivise per riavviare e rafforzare il tessuto socioeconomico della Sicilia messo in ginocchio dagli effetti della pandemia e garantire i servizi pubblici essenziali.
Ma, a monte, risposte importanti dovranno arrivare anche dalla Regione. Non a caso, proprio in questi giorni si sta predisponendo una Finanziaria fondamentale per il futuro dell’Isola e degli stessi Comuni.
All’articolo 9 del documento in corso di approvazione, infatti, si legge: “È istituito presso l’assessorato regionale delle Autonomie locali e della Funzione pubblica – Dipartimento regionale delle Autonomie locali – il Fondo perequativo degli Enti locali, pari a 200 milioni di euro, cui si fa fronte con le risorse dei Fondi extraregionali e del Poc 2014/2020…”.
Il documento specifica che i destinatari della misura sono “gli Enti locali della Regione siciliana che dichiarano minori entrate per l’esercizio finanziario 2020 causati dalle sospensioni o mancati versamenti dei contribuenti in ragione delle misure di contrasto alla diffusione di Covid-19”.
L’emergenza Covid-19 ha reso ancor più critici scenari già estremamente complessi
PALERMO – Quello dell’evasione dei tributi locali è uno tra i principali problemi con cui gli amministratori dei Comuni, piccoli o grandi che siano, si trovano costretti a fare i conti. Conti che, però, nella stragrande maggioranza dei casi, non tornano.
È quanto emerge dalle stime su evasione e morosità degli italiani elaborate dall’Ufficio studi della Cgia. Secondo i dati del ministero dell’Interno riferiti al 2016 (ultimo anno disponibile) nei Comuni isolani la stima dell’evasione di Imu e Tasi ammonta a 369 milioni di euro, con una tax gap – differenza tra le imposte che vengono effettivamente incassate dalle amministrazioni locali e quelle che si incasserebbero in un regime di perfetto adempimento spontaneo alla legislazione esistente – che si attesta al 36,6 per cento, contro una media nazionale che si ferma al 26,7 per cento. Il che vuol dire che nella nostra Isola a non pagare sono quasi quattro contribuenti su dieci.
Neanche sul fronte Tari la situazione è confortante: secondo le stime emerse dai dati del Laboratorio Ref ricerche e Crif ratings, nel 2018 agli Enti locali siciliani sono mancati all’appello ben 386 milioni di euro, pari a 77,2 euro per abitante. Più del doppio rispetto alla media pro capite nazionale (35,5 euro).
Non parliamo dunque di pochi spicci bensì di cifre che nel bilancio di un Ente locale fanno – eccome – la differenza. Se, alla luce delle proroghe sui versamenti dei tributi locali, verranno a mancare le uniche entrate sulle quali il Comune può fare affidamento, le conseguenza potrebbero diventare allarmanti. “Gli amministratori siciliani – sostiene Orlando – chiedono al Governo nazionale maggiori risorse per garantire la tenuta istituzionale e finanziaria degli Enti locali. La situazione drammatica che stiamo vivendo esige risposte straordinarie a sostegno di tutti i sindaci che devono far fronte alle richieste e alle esigenze dei cittadini e tutelare la salute pubblica”.
I DATI PARLANO
369 milioni di €
La stima dell’evasione di Imu e Tasi nei Comuni siciliani nel 2016 (ultimi dati disponibili) (fonte: Ministero Interno)
4 su 10
Sono i contribuenti siciliani che secondo le stime del Ministero dell’Interno non pagano Imu e Tasi (fonte: Ministero Interno)
386 milioni di €
La stima dell’evasione della Tari nei Comuni siciliani nel 2018 (ultimi dati disponibili)
(fonte: Laboratorio Ref ricerche e Crif ratings)
1 su 4
Sono i Comuni siciliani che si trovano in una situazione conclamata di difficoltà finanziaria
(fonte: Assessorato regionale Autonomie locali e Funzione pubblica)
5 miliardi
La richiesta di risorse sottoposta dall’Anci nazionale al Governo Conte