Messina, aziende a picco e la politica fa teatro - QdS

Messina, aziende a picco e la politica fa teatro

Messina, aziende a picco e la politica fa teatro

martedì 19 Gennaio 2021

Dimissioni a tempo, botta e risposta tra i vari rappresentanti istituzionali e chi più ne ha più ne metta. Il tutto mentre la città continua a fare i conti con gli effetti della pandemia

MESSINA – Si potrebbe quasi dire: buona la quarta. È infatti in vigore l’ordinanza “Lockdown” voluta dal sindaco Cateno De Luca che blocca la maggior parte delle attività che il presidente della Regione, con la sua disposizione per le zone rosse, aveva lasciato aperte.

Un’ordinanza arrivata dopo i tentativi non andati a segno e che hanno animato una settimana molto intensa dal punto di vista del dibattito politico e sociale, culminata con la lettera di dimissioni del primo cittadino, protocollata venerdì alla segreteria della Presidenza del Consiglio comunale. Sono così trascorsi quattro dei venti giorni concessi dall’articolo 53 del Testo unico degli Enti locali prima che la decisione di De Luca diventi irrevocabile.

Fa tutto parte di un copione? Visti gli analoghi annunci fatti dal primo cittadino negli ultimi due anni, pochi sembrano credere davvero in un addio al Comune e quelli che lo fanno stigmatizzano l’irresponsabilità di un atto annunciato in piena emergenza sanitaria ed economica.

De Luca ha usato, come sempre, Facebook per comunicare la sua decisione e si è detto comunque pronto a cambiare idea. “Dal 5 febbraio – ha affermato – non sarò più sindaco. Tornerò sui miei passi se si verificheranno le seguenti condizioni: la rimozione di Paolo La Paglia da direttore generale dell’Asp di Messina; rientro della città nei parametri di normalità nazionale della situazione pandemica a seguito dell’entrata in vigore della mia ordinanza di blindatura in casa. Sono un uomo delle istituzioni pronto a cambiare mestiere se non riesco a tutelare la mia comunità o se si sono rivelate inefficaci le mie decisioni”.

Filo conduttore di tutta la sua azione sembra essere ormai la battaglia contro La Paglia, ma anche lo scontro, che continua a tenere alto dal suo palcoscenico social, contro il presidente Musumeci e l’assessore alla Salute Razza. De Luca ha confermato di voler presentare una denuncia per pandemia colposa nei loro confronti. L’assessore ha replicato che De Luca ne risponderà per calunnia. Intanto il sindaco continua ad accusare l’Asp di aver lasciato per settimane i rifiuti speciali nelle case dei soggetti risultati positivi al Covid, oltre del mancato tracciamento dei contagi.

E in tutto questo, cosa fa il Consiglio comunale? Di fatto sembra aver perso le proprie funzioni funzione. È saltata per mancanza di numero legale la seduta straordinaria convocata per sabato e cui sarebbe stato presente anche il sindaco. Già in mattinata i gruppi consiliari di Sicilia Futura, Pd, Ora Messina e Ora Sicilia avevano annunciato la loro assenza. I presenti erano solo 16 e una decina di loro ha deciso di prendere parte a una riunione informale con il sindaco proponendo correttivi alla nuova ordinanza, già esposta sui social.

Intanto continua ad aggravarsi la situazione economica. In una lettera le associazioni datoriali, Confesercenti Messina, Confcommercio, Confartigianato, Claai e Confimprese Italia, hanno annunciato un esposto alla Procura della Repubblica per accertare eventuali responsabilità dell’Asp con riferimento alla mancata attuazione di tutte quelle azioni necessarie al contrasto del Covid a Messina. Gli imprenditori hanno chiesto un incontro alla Prefettura e il coinvolgimento dei deputati regionali e nazionali messinesi, affinché si impegnino a rappresentare al Governo nazionale la drammatica situazione delle imprese messinesi.

“L’ultima Ordinanza emessa dal sindaco Cateno De Luca – hanno sottolineato – con cui vengono inserite ulteriori restrizioni, sposta verso l’alto il già grave livello di sofferenza delle imprese messinesi”. Gli imprenditori chiedono quindi l’adozione immediata di aiuti adottando una gradualità differenziata, azienda per azienda.

“I ristori finora destinati alle imprese private – hanno concluso – hanno consentito nulla di più che il pagamento dei costi fissi delle utenze. Ben altre protezioni sono state attivate (giustamente) nei confronti del pubblico impiego e nei confronti dei ceti sociali più deboli (ancor più giustamente). Le imprese private invece sono state lasciate alla deriva. Da qui il profondo senso di ingiustizia sociale oggi vissuto dagli imprenditori e dai lavoratori delle imprese”.

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