“Dal punto di vista ambientale sicuramente c’è un salto notevole tra Nord e Sud. Non è la mia prima esperienza nel Sud Italia, ho fatto quattro anni in Calabria. La situazione della Sicilia per me non è nuova. Dal punto di vista dell’inserimento e dell’ambiente non ci sono stati problemi”.
“Più che di criticità, parlerei di diversità. Sono ambienti completamente diversi e anche la tipologia dei reati è diversa. Ma non creda che non ci siano infiltrazioni di natura mafiosa o di criminalità organizzata anche al Nord. Tutta l’Italia presenta queste caratteristiche. Sul territorio nazionale c’è anche la presenza di organizzazioni straniere, non siamo solo noi italiani ad esportare questo tipo di fenomeni. Oramai è un problema globale. Però mi accorgo che la Sicilia è cambiata nella gestione sia della società sia dell’amministrazione. Anche i comportamenti di vita sono cambiati. Io lo vedo, visto che la mia ultima esperienza qui al Sud risale a 15 anni fa”.
“Complessivamente, oltre 600”.
“Grosse criticità non ci sono. Direi che c’è una situazione complessiva da tenere sotto controllo. La provincia nissena è l’entroterra della Sicilia e ha una storia di mafia non indifferente. Sono territori slegati tra di loro, con caratteristiche diverse. C’è una mafia del vallone che comprende Mussomeli, Vallelunga, Villalba, Campofranco. Qui hanno diversificato gli interessi economici in settori meno appariscenti. L’estorsione esiste, ma ci sono altre forme di accaparramento economico. Si chiamano borsa, finanziarie. In seguito al cambio di generazione la mafia stessa si è adattata al sistema economico attuale. Quindi oggi è più difficile seguire il flusso dei soldi illeciti, di conseguenza è più facile per loro evitare controlli, sequestri e confische. Poi c’è una mafia del riesino tra la zona sud e la zona di Gela. Qui c’è la presenza di due organizzazioni: la mafia e la “stidda” che in questo momento cooperano; c’è una sorta di pax mafiosa. Poi c’è una parte centrale che comprende Caltanissetta. Qui ci sono delle connessioni un po’ più importanti e stiamo aspettando ulteriori verifiche”.
“Nei primi sei mesi di quest’anno abbiamo fatto circa 10 mila servizi esterni. A livello di reati comuni, furti, scippi, rapine, che normalmente non vengono gestiti dalla criminalità organizzata i numeri non sono tanto elevati”.
“Sicuramente lo spaccio di sostanze stupefacenti. è un fenomeno talmente diffuso anche sul nostro territorio che gli spacciatori non seguono più linee ben definite. Diventa molto più difficile controllare il piccolo spaccio. Le linee di smercio più importante invece seguono sempre le stesse rotte: Catania e Palermo. Nella maggioranza dei giovani è molto comune la droga leggera. Tra le droghe più consistenti la cocaina è al primo posto. Ma anche importante è il fenomeno delle droghe sintetiche che qui non è presente in modo massiccio”.
“Sono fenomeni che sembrano vicini ma in realtà sono diversi. Per quanto riguarda l’usura devo dire che le denunce sono molto poche, non arrivano a dieci. Anche per ciò che riguarda l’estorsione non ci sono tante denunce. Certo, è un fenomeno molto seguito. C’è più attenzione anche perché esistono le associazioni antiracket. L’estorsione insieme all’usura indeboliscono l’economia e rendono il soggetto facilmente ricattabile. Lo spaccio di sostanze, usura ed estorsione sono i tre filoni principali sui quali si concentrano le nostre indagini”.
“Disponiamo di un sistema intranet attraverso cui i militari dell’arma possono accedere a tutte le informazioni. Abbiamo un sistema di collegamento con tutte le altre forze di polizia e sistemi di informazioni e banche dati per ciò che riguarda il controllo di polizia. A livello informatico siamo messi abbastanza bene”.
“Come Arma dei Carabinieri, non solo come Comando di Caltanissetta, promuoviamo la legalità in tutto il territorio nazionale. All’inizio dell’anno stabiliamo con i centri scolastici le date delle conferenze e degli incontri. In questi momenti vengono affrontati diversi temi: la lotta alla droga, il contrasto alla criminalità organizzata, il concetto di legalità in generale, quindi il rispetto delle regole più semplici. Le scuole stanno facendo un ottimo lavoro. Collaborano e sono scuole veramente valide perché ci tengono particolarmente. L’educazione alla legalità deve partire sin da subito, dalle elementari. Bisogna ovviamente, da parte nostra, adattare le conferenze alla diversa età dei giovani e al grado di scuola che si frequenta. Io, personalmente, sono stato in una scuola superiore di Caltanissetta e devo dire che i ragazzi hanno risposto in modo positivo. Sono molto attivi e la maggior parte di loro si interessa alla vita sociale, alle istituzioni, alla politica. D’altra parte, questo rapporto aiuta noi nel creare un rapporto di fiducia con i cittadini. Quindi c’è molta più voglia nei giovani di avvicinarsi alle Istituzioni. La struttura statale è migliorata nel suo insieme. La popolazione siciliana ha avuto un salto di qualità ad interpretare la vita comune in maniera diversa rispetto ai momenti bui del passato”.