Trenitalia annuncia e poi smentisce la chiusura dello scalo messinese, ma potenzia il nodo di Villa. I vagoni viaggeranno sul gommato o direttamente in nave verso i porti siciliani
MESSINA – Le hanno definite “prove tecniche di dismissione” quelle operate dal Gruppo Ferrovie dello Stato. Questa volta è toccato a Trenitalia Cargo. Prima l’annuncio, poi ritirato, di chiudere l’impianto dello scalo di Messina, senza dare peraltro alcun avviso alle forze sindacali. E adesso invece Rfi e Trenitalia annunciano il potenziamento dello scalo di Villa San Giovanni, fermando sin qui il trasporto su ferro, e optando per il trasferimento della merce in Sicilia su gommato. “Il provvedimento – spiegano il segretario della Cisl-Messina Tonino Genovese, il segretario di Fit Cisl, Enzo Testa e il responsabile del settore Ferrovie-Cisl Michele Barresi – viene giustificato dalla società con una presunta mancanza di produzione su Messina.
La realtà, invece, è che Trenitalia chiude lo scalo e sopprime i treni merci programmati. Una scelta precisa per ridurre i costi, rinunciando, di fatto, a fare trasporto merci su ferro”. Questo evidenzia ancora di più, sostiene la Cisl, come l’intenzione della Divisione Cargo di Trenitalia sia di voler progressivamente abbandonare il trasporto merci in Sicilia, attraverso la continua dismissione degli scali nell’isola, come avvenuto già a Brancaccio. “Viene fatto a tutto vantaggio del gommato – afferma Genovese – nonostante gli sbandierati progetti governativi di agevolazione del trasporto merci su ferro, tramite l’incentivo alle imprese con il cosiddetto ferro-bonus, e le rassicurazioni che gli amministratori locali avrebbero ricevuto dal Ministero dei Trasporti”.
Trenitalia dunque sarebbe pronta a bloccare i treni merci in Calabria, facendoli proseguire per la Sicilia su gomma e direttamente via mare nei porti di Palermo e Catania. In questo modo, non soltanto si avrebbe un ulteriore declassamento dell’attività su Messina, ma vi verrebbe riversato un grande volume di traffico pesante, dal quale la città dello Stretto sembra non riuscire ad affrancarsi. “Appare chiaro – concludono Genovese, Testa e Barresi – che perdere tutta la fetta del trasporto merci, con la sola eccezione delle merci pericolose e dei prodotti siderurgici, porterà ripercussioni sulle attività di traghettamento e manovra, aggravando le criticità occupazionali che da tempo denunciamo nello scalo messinese”. Il ruolo di Trenitalia – sostengono le forze sindacali – è di vettore di trasporto pubblico a garanzia del servizio che l’Azienda deve fornire in virtù del suo contratto di servizio con lo Stato.
I sindacati: “Evidenti ricadute economiche sulle imprese”
“Le scelte di Rfi e Trenitalia continuano a penalizzare Messina e la Sicilia” – denunciano Cgil, Cisl, Uil, Orsa e Ugl. “Il trasferimento delle merci da rotaia su gomma avrà evidenti ricadute economiche sulle imprese siciliane, oltre alle conseguenze sulla già caotica viabilità cittadina – proseguono i sindacati – E non si tiene in considerazione la forte domanda di trasporto merci, da e per la Sicilia, che la Divisione Cargo evita di acquisire, pur continuando a pagare spesso a vuoto il pedaggio per il traghettamento di 12 corse giornaliere, dal costo di 1.800 euro ciascuna”. Inoltre, sarebbe pesante la caduta occupazionale, considerando che i lavoratori interessati tra i settori della manovra e dell’Impianto Cargo e Rfi, sono un centinaio. Senza considerare che il settore della navigazione perderebbe una grossa fetta dell’attuale produzione. “è un sistema – sostengono i sindacati – che aggrava i costi per le imprese siciliane che devono esportare i propri prodotti e importare le materie prime”.