L’apertura dell’anno giudiziario è stata l’occasione per fare il punto sulle carenze croniche. Si mantiene una produttività superiore al dato nazionale per sentenze pro capite
MESSINA – “Il funzionamento della giustizia nel distretto è pesantemente compromesso, oltre che dai generali fattori di crisi, da un notevole sottodimensionamento dell’organico magistratuale ed amministrativo di tutti gli uffici, specie della Corte di Appello e del Tribunale di Messina” ha spiegato il primo presidente Nicolò Fazio, nella relazione di apertura all’inaugurazione dell’anno giudiziario, snocciolando i numeri. In Corte d’Appello le sezioni civili, patiscono la vacanza dei due posti di presidente e di 2 consiglieri su 8. La carenza di organico nel settore penale ha costretto poi i giudici del civile a sopperire, con conseguenti battute di arresto per tanti processi civili, anche per quelle cause che avevano ottenuto una corsia preferenziale in ragione della loro già notevole durata.
Malgrado le difficoltà, l’anno in corso ha atto registrare alcuni miglioramenti, dovuti soprattutto al superlavoro dei magistrati, la cui produttività è superiore alla media nazionale (107 sentenze pro capite contro 92). Non è quindi cresciuto il numero dei procedimenti pendenti, malgradoo un 7% in più dei nuovi procedimenti, e ne sono stati definiti il 24% in più. Carenze anche nella sezione penale – dove mancano presidente e due consiglieri e costretta a sopperire alle carenze della Corte d’assise, rimasta totalmente sguarnita – alla quale sono arrivati 2137 processi, ben il 60% in più dell’anno prima. Crescono le pendenze alla sezione Lavoro, il 20% in più delle cause di lavoro ed il 10% in più in materia di previdenza, dove manca 3 magistrati. Gravi carenze di organico anche al Tribunale, con solo 3 presidenti su 6 sezioni. Ancora più grave la situazione nei tribunali del distretto.
Insufficienze di organico a Barcellona, Patti (dove c’è un enorme arretrato di cause previdenziali) e la sezione distaccata di S. Agata di Militello. Peggiora la situazione al Tribunale di Mistretta, dove i giudici si sono ridotti da 6 a 3. Ma le vere note dolenti sono quelle delle Procure: il 30% in meno di organico a Messina, due sostituti e un procuratore a Barcellona come a Patti. Anche qui a determinare i vuoti d’organico la recente disposizione che non consente di chiamare a svolgere funzioni requirenti i magistrati di prima nomina. Soffrono gli uffici dei giudici di pace, soprattutto nel settore civile.
La criminalità. Un territorio crocevia di più mafie
Il primo presidente ha tracciato una mappa del territorio ed ha fatto il bilancio di un anno di contrasto al crimine, attraverso l’amministrazione della giustizia e il lavoro degli organi investigativi. Un territorio ancora saldamente in mano a Cosa nostra ma anche alla ndrangheta, con la presenza di clan mafiosi di stampo “tradizionale” sul versante tirrenico della provincia, dove i clan tortoriciani, di Mistretta e di Barcellona sono organizzati secondo il modello verticistico di Cosa nostra, e una mafia “urbana”, non strettamente strutturata ma ugualmente feroce in città, dove è pesante la longa manus della Calabria, e il versante jonico, dove dominano i clan catanesi, attivi soprattutto nel settore del traffico di droga e delle estorsioni. Una presenza talmente pervicace e pesante “da rendere, secondo una recente indagine, la città di Messina la più cara d’Italia, a parità di paniere di spesa. Il taglieggiamento rappresenta un costo aggiuntivo che si trasferisce sui consumatori e nel contempo disincentiva la creazione di nuove imprese e il potenziamento di quelle esistenti”.