Riaprono le discoteche in tutta Italia ma in Sicilia non si balla - QdS

Riaprono le discoteche in tutta Italia ma in Sicilia non si balla

Riaprono le discoteche in tutta Italia ma in Sicilia non si balla

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giovedì 14 Ottobre 2021

Lo sfogo dei gestori: troppo lungo il periodo di stop, troppo pochi i sostegni economici effettivamente garantiti dai Governi, troppi i debiti accumulati con i proprietari delle strutture.

Dopo l’approvazione in Consiglio dei Ministri n° 40, il decreto legge che aumenta le capienze anche nelle discoteche, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale ed è in vigore da sabato 9 ottobre, decretando la riapertura delle piste da ballo.

C’è un atto
ufficiale, ma le discoteche ci saranno?

Per gli addetti ai lavori siciliani la risposta potrebbe non essere in tutti i casi positiva. Troppo lungo il periodo di stop, troppo pochi i sostegni economici effettivamente garantiti dai Governi, troppi i debiti accumulati con i proprietari delle strutture, i comuni, i gestori dell’energia. Difficile anche ritrovare guadagni reali con le nuove disposizioni: la capienza nelle sale da ballo, discoteche e locali assimilati non può essere superiore al 75 per cento di quella massima autorizzata all’aperto e al 50 per cento al chiuso.

Il settore ha un posto in confederazione esercenti, ma poco è accaduto nonostante la categoria sia rappresentata. L’intrattenimento è un comparto economico a sè stante, con introiti e un indotto, ha un giro d’affari che in Italia raggiunge dai 5 ai 7 miliardi e offre 1,5 milioni di posti di lavoro. Le sole discoteche garantiscono 1,1 miliardo di euro e 400 mila lavoratori (dati Silb 2017).

Chiude il SuperCinema di Catania, abbandonati dalle Istituzioni

Giovanna Fargione, nota imprenditrice etnea del settore, sarà probabilmente costretta a lasciare la gestione della discoteca SuperCinema di Catania. Potrebbe dunque chiudere una discoteca presente in pieno centro città.

Giovanna Fargione durante una serata al SuperCinema

“Prima del Covid-19 l’attività andava bene – spiega Fargione – per la prima volta gestivamo una discoteca in centro storico, allestita in un immobile che riqualificava un vecchio cinema e su cui abbiamo ovviamente fatto degli investimenti importanti.

Nel 2019 mi sono avvicinata al mondo LGBTQI+, e lì abbiamo iniziato ad organizzare serate ed eventi collaterali come concerti e cineforum, per rispettare anche la tradizione della struttura.

In meno di un anno di attività effettiva eravamo diventati abbastanza forti, le prospettive erano molto positive, poi è arrivata la pandemia e la chiusura. Nei mesi a seguire non c’è stata risposta per noi. Lo Stato assolutamente assente oltre che inefficiente, ha dato talmente poco, da non servire a nulla.

Abbiamo ricevuto nei 18 mesi di chiusura obbligata cifre ridicole che non sono servite neanche a coprire un decimo degli affitti. Una volta obbligata la chiusura solo la sospensione delle attività a “costo zero” sarebbe stata una vera tutela, perché un locale chiuso ha un’utenza di luce fissa di non meno 400€ e un affitto da corrispondere.

Dunque non solo la “beffa” di non poter lavorare, ma anche “l’inganno” di dover pagare. Con questi presupposti una discoteca non può ripartire – spiega Giovanna Fargione -. Io lascerò il mio locale molto probabilmente, con una tristezza nel cuore che è dettata non solo da un fattore economico, ma soprattutto morale. E’ vero il Covid-19 è stato un momento senza precedenti, ma proprio per questo avremmo dovuto essere guidati in questo cammino difficile, ed invece non si è proprio parlato della nostra categoria, quasi come se noi fossimo un comparto di serie B.  La ripartenza, per chi potrà, sarà difficilissima, anche per l’aumento sproporzionato del costo delle materia prime, degli aumenti delle bollette e per l’eterna lentezza della burocrazia”.

La voce dei dj

Eugenio Ferrara è dj del duo ragusano Feel Project (etichetta New Music International) e insieme al collega Maurizio Lessi è da poco sbarcato sulle frequenze di M20 con il brano Rebel Heart. Lo stesso brano è in questi giorni al sesto posto nella classifica dei pezzi più ricercati su Shazam. Ferrara e Lessi non hanno ancora ricevuto richieste dalle discoteche siciliane, ma ripartiranno addirittura dall’estero.

Maurizio Lessi ed Eugenio Ferrara

“Nonostante la riapertura, non abbiamo ancora ricevuto richieste dal nostro territorio. Dalla Sicilia non abbiamo notizie, per questo il nostro augurio va a tutte le realtà che rimaste chiuse per tanto tempo sembrano non avere la forza per ripartire. Dopo questi anni durissimi tutti meritiamo di tornare a divertirci e soprattutto a lavorare. Perché il mondo delle discoteche è lavoro per proprietà, organizzatori, barman, sicurezza, dj in consolle, i vocalist e tutto il personale impegnato durante le serate. Serve un grande in bocca al lupo perché non c’è ancora un’esplosione della “mania discoteca” in Sicilia. Sicuramente bisogna riprendersi dai colpi subiti, noi ripartiremo dall’estero”.

La Sicilia che prova a ripartire

Nella Sicilia che riparte Marco Catalano, agrigentino classe ‘84, classificato tra i  migliori 10 vocalist italiani ai Dance Music Award dal 2015 al 2019, miglior vocalist di Sicilia, che ha lavorato accanto Benny Benassi, Cristian Marchi, Nari e Milani, Prezioso, Fargetta, Simon De Jano, Nervo sta preparando le riaperture. Catalano è event manager. 

Marco Catalano

“Esserci di nuovo non è facile – spiega il professionista siciliano – bisogna sempre fare i conti con le tempistiche dettate dall’ottenimento delle licenze pubblico spettacolo e in aggiunta la necessità di fare un calcolo basato non più solo sull’economicità, ma sull’appeal dei format. Riusciremo comunque a rendere interessanti i nostri eventi? Dobbiamo porci anche questa domanda, specialmente tra le organizzazioni abituate a gestire grandi serate. Economicamente è certo, il 50% è un provvedimento fallimentare, il gioco non vale la candela, però, visto che siamo stati messi in disparte per due anni, da ottimista quale sono, voglio vedere questa direttiva come il segno di un ritrovato dibattito sulle discoteche. Ribadisco comunque come il limite di capienza al 50% resti deficitario e per chi lavora da professionista rappresenti un grosso limite. Per questo mi auguro un miglioramento della situazione nei prossimi mesi e quindi percentuali più ampie”.

Chiara Borzì

Twitter: @ChiaraBorzi

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