Una dichiarazione che fece tuonare diversi esponenti del Consiglio comunale, che invece puntarono il dito contro la mancata rinaturalizzaizone delle colline che sovrastano le zone colpite.
In generale, il rischio di dissesto idrogeologico è stato causato da un graduale processo di desertificazione. Quegli alberi che reggevano il terreno non ci sono più, così come le tecniche di regimentazione delle acque piovane gestite dai contadini mediante le saie.
Questa tesi, tra l’altro, è avallata da un ulteriore aspetto. La zona di Giampilieri, come confermato dal Presidente della Commissione Urbanistica, Domenico Guerrera, non è considerata zona a rischio dissesto idrogeologico (R-4, rischio molto elevato) dall’attuale Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico – Area Territoriale tra il bacino del torrente Fiumedinisi e Capo Peloro (2006).
Un documento, insomma, che indica il grado di compatibilità tra le attività antropiche e le esigenze del territorio sulla scia del decreto-legge n. 180 dell’11 giugno 1998, che all’art. 1, comma 1, stabilisce che “entro il […] 30 giugno 2001, le autorità di bacino di rilievo nazionale e interregionale e le regioni per i restanti bacini adottano, ove non si sia già provveduto piani stralcio di bacino per l’assetto idrogeologico, redatti ai sensi del comma 6-ter dell’articolo 17 della legge 18 maggio 1989, n. 183, […] che contengano in particolare l’individuazione delle aree a rischio idrogeologico e la perimetrazione delle aree da sottoporre a misure di salvaguardia […]”.
È questo il contenuto di un disegno di legge presentato all’Ars lo scorso 9 Ottobre dal vice-sindaco e deputato regionale Giovanni Ardizzonne.
Il testo, approvato dall’assemblea, potrebbe rappresentare un argine al fenomeno dilagante dell’edilizia privata in attesa del nuovo P.A.I Il nuovo documento, a tre anni di distanza dall’ultimo Piano di Bacino, dovrebbe finalmente evidenziare le aree a rischio della provincia di Messina.
Già nei mesi scorsi era emersa la necessità di ridisegnare la carta della pericolosità e del rischio geomorfologico, includendo nella categoria “rischio molto elevato” (R-4) anche le zone colpite dall’alluvione dello scorso 1 Ottobre.