Il presidente di Federterme Jannotti Pecci ha annunciato nei giorni scorsi lo stato di crisi del settore. Tagliato fuori dai finanziamenti europei del Por 2007/13, il 70% dei fondi è assorbito dai dipendenti
PALERMO – Mentre è dei giorni scorsi il comunicato del Presidente di Federterme Jannotti Pecci tramite cui si annuncia lo stato di crisi del settore e la convocazione della conferenza Stato-Regioni da parte del Presidente del Consiglio, di ben più vecchia data sono invece i problemi della regione Sicilia relativi a tale comparto.
Un target di fruitori limitato per il 90% ad un bacino di utenza interprovinciale, l’assoluta distanza dalla richieste di mercato e da un aggiornamento di mezzi e strutture all’avanguardia, capaci di rispondere alla crescente domanda delle nuove esigenze di wellness, e la necessità di un ripensamento delle convenzioni con il S.S.N. sono soltanto alcune delle cause di crisi.
Scomparse oggi anche le convenzioni con enti pubblici e associazioni di categoria (INPS ed ENASARCO per citarne alcune) il settore termale siciliano si trova tagliato fuori anche dai finanziamenti europei previsti dai POR 2000-2006 e 2007-2013 causa la natura pubblica delle Aziende termali Siciliane.
A complicare il tutto poi, anche la questione del personale che – con la sua tipologia di contratto assolutamente ibrido – assorbe oltre il 70% dei fondi.
A spiegarci il trattamento lavorativo delle unità di personale è stata Florinda D’Anna, direttrice amministrativa facente funzione delle terme di Acireale “di cui – ci spiega – in seguito alla privatizzazione, prevista in contemporanea anche per lo stabilimento di Sciacca, si è avuta una riduzione a sole 17 unità partendo dalle 96 inizialmente presenti. Le rimanenti sono confluite, per effetto dell’attuazione della l.r. 11/2007 in cui si prevedeva il mantenimento dei livelli occupazionali, nel ruolo speciale ad esaurimento della Regione Sicilia dopo un excursus contrattuale quanto meno bizzarro. Erano delle convenzioni fra l’Azienda Termale e l’assessorato Turismo stipulate di volta in volta – continua la D’Anna – che assegnavano le unità del personale all’Azienda; tale sorta di prestito ha causato un trattamento economico-giuridico assolutamente ibrido che permane ancora oggi nella risoluzione delle competenze spettanti”.
Così, mentre il controllo e la vigilanza dei fondi restano ancora competenza dell’assessorato turismo, il personale regionale, almeno così definito in alcune sentenze, rimane in possesso di un contratto di lavoro di tipo privato con la S.p.A. termale che a sua volta resta in contatto concreto – quasi esclusivamente – con il dipartimento Sanità.
Dal termalismo sociale, proprio degli anni ’50, che indicava il supporto a patologie medico-sanitarie al wellness ovvero al concetto di benessere e bellezza, saranno probabilmente mutati i gusti e le priorità dei fruitori, ma di poco si è invece modificato il ruolo di ammortizzatore sociale per ciò che concerne l’occupazione e se la prima stabilizzazione in pianta organica dei lavoratori fino ad allora stagionali risale agli anni ’80 oggi, a distanza di 30 anni, di poco sembra essersi modificata la logica attuativa di fondo degli stabilimenti dove, ancora una volta si torna a parlare di contratti di collaborazione a tempo determinato.