Da destra a sinistra il fermento è grande: c’è già chi ha palesato la volontà di volersi candidare alla più alta carica siciliana
Le Regionali 2022, a meno di un anno dalla data fissata, sono ancora un cantiere aperto. Da destra a sinistra il fermento è grande: c’è già chi ha palesato la volontà di volersi candidare alla più alta carica siciliana, a cominciare dall’attuale governatore Nello Musumeci, leader di DiventeràBellissima.
Il presidente della Regione ha ufficializzato la sua intenzione di riproporsi alla guida della Sicilia a fine novembre 2021, chiudendo la due giorni del suo partito: “Musumeci è candidato e sta preparando le liste – ha detto parlando di sé in terza persona – Vorrò vincere per me e per i partiti della mia coalizione”.
Risultato? Alleati spiazzati per questa sua improvvisa ed “autonoma” decisione. Nell’area di centrodestra si è fatto avanti anche Cateno De Luca, attuale sindaco di Messina ed ex parlamentare regionale, che potrebbe dare del filo da torcere all’attuale governatore.
Un terzo candidato, lanciato dalla Lega, è sceso in campo: si tratta di Nino Minardo, segretario regionale del Carroccio.
Se da un lato il centrodestra si sente confortato dai sondaggi che lo incorona come favorito, dall’altro c’è il centrosinistra che non sta di certo a guardare e non abbandona la speranza di conquistare la Presidenza della Regione, ringalluzzito com’è dai risultati delle ultime Amministrative.
Pd e M5S stanno studiando la possibilità di presentare un unico candidato da sostenere in modo congiunto e che emerga dai gradimenti delle primarie. C’è già un nome che circola ed è quello di Claudio Fava, leader del Movimento Articolo 1: “Mi candido – ha detto Fava nello scorso dicembre -. Non vogliamo girarci intorno con le parole. Mi candido per vincere, per governare perché questa terra per essere cambiata deve essere governata e bisogna assumersi la responsabilità del cambiamento”.
Molti altri sono i nomi che circolano: Dino Giarrusso ha ufficialmente dato al gruppo parlamentare pentastellato la sua disponibilità alla candidatura per la Presidenza della Regione.
Insieme a lui avrebbero espresso la volontà di correre per Palazzo d’Orleans alche i colleghi parlamentari Nuccio Di Paola, Luigi Sunseri e Stefania Campo.
Tra i pentastellati spicca anche il nome dell’attuale viceministro alle Infrastrutture, Giancarlo Cancelleri: “Se mi ricandido alla presidenza della Regione Siciliana? Sì, perché io amo la mia terra e vorrei davvero potere fare il massimo per poterla trasformare in meglio”.
Molti i candidati, ma di progetti ancora neanche l’ombra e non trapela quello che più interessa ai siciliani, cioè le idee ed i programmi elettorali che serviranno ad operare quella svolta che la Sicilia aspetta da troppo tempo.
A pensarci bene, i programmi potranno rischiare di assomigliarsi tutti, viste le emergenze che la Sicilia è costretta a vivere da anni. Emergenze che il Quotidiano di Sicilia ha riassunto in dieci punti e che dovrebbero essere in cima al programma del prossimo Presidente della Regione: dalla semplificazione e digitalizzazione dei procedimenti burocratici alla riforma e riorganizzazione della Pubblica amministrazione riforme finora mai portate a compimento ma assolutamente propedeutiche allo sviluppo delle imprese, dalla progettazione per intercettare i fondi comunitari alla riapertura dei cantieri bloccati e alla spinta alle infrastrutture. Su questo ultimo punto, ad oggi peraltro tutto tace, sia sull’alta velocità che sulla realizzazione del Ponte sullo Stretto, vero volàno per il turismo regionale: il dibattito, tuttavia, continua a girare a vuoto attorno a presunti studi di fattibilità che alla fine non portano a nulla di concreto.
Un altro punto dolente è la fiscalità di vantaggio, perché il nuovo accordo Stato-regione, firmato nel dicembre scorso, ci riconosce qualcosa su questo fronte ma siamo ancora agli spiccioli. E ancora, recupero dei più degli 800 borghi, riqualificazione della rete idrica per un uso responsabile del bene più prezioso, immediato rilascio delle licenze per gli impianti energetici
Infine, non meno importante è la riforma della formazione regionale che va orientata alle nuove professioni. Unioncamere–Anpal certificano che in Sicilia le aziende non trovano quasi un profilo su tre proprio perché mancano le competenze, e i Centri per l’impiego sono ancora slegati dal mercato del lavoro e dalla stessa formazione.
L’europarlamentare grillino Giarrusso spiega al QdS le ragioni della sua candidatura
“Io Presidente della Regione? Lavoro, rifiuti e sanità: queste le mie priorità”
Dino Giarrusso, europarlamentare del Movimento Cinquestelle, scende in campo e invoca le primarie per la scelta del candidato governatore, dichiarando che il governo Musumeci ha fallito. Il Quotidiano di Sicilia lo ha intervistato.
A proposito di Musumeci Lei ha parlato di disastro. Perché?
“Una pessima gestione della pandemia con un assessore alla Sanità (Razza) che prima viene allontanato del Presidente della Regione e poi viene reimmesso nello stesso assessorato e dallo stesso presidente della regione. Forse sarebbe stato il caso di prendere qualcuno di diverso. Abbiamo enormi problemi sulla gestione dei rifiuti dove spendiamo tantissimo senza ottenere efficienza. La regione trabocca di rifiuti. Nella città di Catania, governata da un sindaco di destra c’è una quantità di spazzatura inimmaginabile e se al posto di Pogliese vi fosse stata la sindaca Raggi del Movimento Cinquestelle le critiche sarebbero cadute a pioggia. Terzo: la Pubblica Amministrazione. Musumeci dice prima che i dirigenti sono tutti fannulloni e poi li premia tutti. Quarto, i forestali: un settore che è stato uno dei cavalli di battaglia del presidente Musumeci in campagna elettorale, e invece è stata una riforma mancata. Una cattiva gestione del patrimonio boschivo, senza un efficace contrasto al fenomeno degli incendi. I depuratori: in alcuni punti le coste siciliane non sono balneabili perché abbiamo grossi difetti nella depurazione delle acque e siamo stati multati dalla Ue. Insomma un bilancio costosissimo per risultati veramente poveri”.
Se diventasse presidente della Regione quali sarebbero le sue prime priorità?
“Prima di tutto il lavoro, gestendo le precarietà presenti senza sprecare il denaro pubblico e creando le condizioni per nuovi posti di lavoro.Poi la risoluzione del problema dei rifiuti, e la cura dell’ambiente, che si lega a quello dei rifiuti. La soluzione di queste due criticità porterebbe anche ad uno sviluppo del turismo dando una immagine più pulita della Sicilia. E ancora la sanità che rappresenta buona parte del bilancio della regione. La regione ha delle eccellenze nel settore della sanità ma anche delle situazioni degradanti che vanno eliminate. Non ultimo i trasporti, e sottolineo che non è soltanto un problema regionale, in passato il governo nazionale ha fatto delle scelte per cui la Sicilia è stata marginalizzata, ma la regione potrebbe fare meglio la sua parte in un contesto complessivo. C’è ancora moltissimo da fare” .
Centrodestra sotto stress. Nello Musumeci: “Vado avanti”
Si respira aria di ottimismo nel centrodestra siciliano a pochi mesi dalle regionali. Una fiducia generata anche dai sondaggi che danno i partiti attuali di maggioranza, in netto vantaggio sul centrosinistra (sondaggio Noto del dicembre scorso).
Ma gli esiti del voto, a quanto pare, dipenderanno anche dalla scelta del candidato presidente. Ed è proprio su questa scelta che si consuma la polemica interna al centrodestra, che ha infiammato gli animi in queste passate festività.
In più occasioni, infatti, il leader di Forza Italia nonché presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Micciché, ha criticato il governatore della Sicilia, Nello Musumeci, “accusandolo” di dialogare poco e male con gli alleati.
“Se ha la capacità, e se ci sono ancora i tempi per farlo – ha detto di recente Micciché – pensi a ricucire con i partiti in Sicilia invece di cercare a Roma improbabili imprimatur alla ricandidatura. Ricandidare Musumeci è, ogni giorno che passa, più difficile. E lui non ci rende il compito più facile. Dopo l’elezione del Capo dello Stato decideremo cosa fare. Ma nei fatti in Sicilia in questo momento non vedo unita una maggioranza sul suo nome”.
Dal canto suo Nello Musumeci non sembra accusare il colpo e replica alle critiche: “Di certo non mi spavento – ha detto il leader di Diventerà Bellissima -. Il fuoco amico non è una novità per me. Certo, provo qualche amarezza, questo sì. E poi, è risaputo: la gratitudine è sempre il sentimento della vigilia, ma vado avanti. Ho una tenacia inimmaginabile”.