Nuovi strumenti hi-tech nelle acque dell’Isola, dove si trova la stazione Enea di Osservazioni climatiche. Il responsabile scientifico Monteleone: “Mediterraneo tra aree più soggette al climate change”
LAMPEDUSA – A 30 anni dalla sua nascita, la stazione Enea di Osservazioni climatiche dell’isola di Lampedusa diventa il primo sito ‘sentinella’ in Europa per il monitoraggio integrato del ciclo del carbonio in atmosfera e in mare, nell’ambito della rete di ricerca europea “Icos” alla quale partecipano centinaia di scienziati e ricercatori che operano in oltre 150 stazioni di 13 Paesi.
Nelle acque dell’isola siciliana, sono stati infatti installati nuovi strumenti hi-tech che raccolgono informazioni e dati strategici sulla concentrazione della CO2 e sugli scambi tra atmosfera e oceano che vengono resi disponibili a oltre 200 organizzazioni scientifiche. L’istallazione è stata realizzata nell’ambito del progetto Pro-Icos-Med, coordinato dal Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) in collaborazione con Enea e Crea e finanziato con oltre 13 milioni di euro dal Ministero dell’Università e della Ricerca. “Il Mediterraneo è tra le aree più soggette al cambiamento climatico in atto e l’isola di Lampedusa, con le sue dimensioni ridotte e la sua orografia, è considerata un luogo ideale per osservare l’atmosfera lontano dall’influenza diretta delle attività umane e da particolari condizioni atmosferiche”, spiega Francesco Monteleone del Laboratorio Enea di Osservazioni e Misure per l’Ambiente e il Clima e responsabile scientifico del progetto. “I nuovi strumenti si affiancano all’insieme di servizi e infrastrutture della Stazione, dove da anni vengono condotti progetti di ricerca e campagne di misura, nel contesto di collaborazioni a livello nazionale, europeo e internazionale”, aggiunge Monteleone.
“Nell’ambito del Progetto Icos è inoltre in fase di realizzazione un ‘sito ecosistemico’ che permetterà di quantificare gli scambi di CO2 tra atmosfera e macchia mediterranea: l’obiettivo è di fare di Lampedusa un osservatorio unico della rete Icos, in grado di fornire informazioni integrate sui comparti marino, terrestre e atmosferico, e un quadro complessivo del ciclo del carbonio in un regione particolarmente critica del Mediterraneo” – sottolinea Giandomenico Pace, responsabile del Laboratorio Enea di Osservazioni e Misure per l’Ambiente e il Clima -. Lampedusa è in grado di offrire alla comunità scientifica informazioni integrate sull’evoluzione e sugli scambi di CO2 tra i differenti comparti, fondamentali per comprendere cause ed effetti del cambiamento climatico. Grazie alla lungimiranza nel realizzare delle infrastrutture stabili, all’impegno dei ricercatori, al supporto di Enea, la Stazione è diventata un vero e proprio ‘faro’ nel Mediterraneo e il potenziamento in corso ne ha rafforzato il ruolo strategico a livello internazionale”, conclude.
Nello specifico sono stati installati sistemi innovativi per misurare la pressione di CO2, sensori per la rilevazione di pH, radiazione, clorofilla e materia organica disciolta, temperatura, pressione, conducibilità e ossigeno, per il controllo in continuo degli scambi con l’atmosfera. Parallelamente, in collaborazione con l’Area marina protetta delle Isole Pelagie, il Comune di Lampedusa e l’Università di Firenze, è stato installato su una boa costiera dell’Area marina protetta delle Isole Pelagie, un sistema per il monitoraggio in continuo dell’ambiente e degli ecosistemi marini costieri, con un focus anche su indicatori essenziali come la Posidonia oceanica, che svolge un ruolo chiave nella mitigazione al cambiamento climatico. Questa attività è finanziata dal progetto ES PA (Energia e Sostenibilità per la Pubblica Amministrazione Pon Governance 2014-2020), che supporta le PA regionali e locali sui temi dell’energia e della sostenibilità.