La politica è una missione - QdS

La politica è una missione

La politica è una missione

sabato 26 Febbraio 2022

Perché c’è una sfiducia diffusa tra la gente nei confronti della politica?

Chi non parla oggi di politica? Tutti ne parlano e tutti si lamentano dei nostri politici in genere. Un’opinione comune afferma che i politici sono tutti “uguali”, che tutti pensano a se stessi, facendo i propri interessi e che sono uno peggio dell’altro. È difficile sentire qualcuno parlare bene dei politici… Perché c’è una sfiducia diffusa tra la gente nei confronti della politica? Principalmente perché è difficile trovare politici onesti all’interno dei vari schieramenti. Siamo tutti delusi dalla politica. Abbiamo cercato l’onestà e il desiderio del bene comune e del cambiamento positivo in ogni coalizione, dal centro destra al centro sinistra, dal PD, alla Lega, al Movimento 5 Stelle ecc. E tutti non hanno realizzato quelle riforme fondamentali per migliorare le condizioni economiche e sociali dei cittadini. La corruzione è continuata lo stesso, senza sosta, nell’amministrazione pubblica e privata, come se nulla fosse. Tutto questo ci induce a pensare che chi fa politica ha un unico, se non principale motivo e scopo: fare soldi e arricchirsi. Il sistema politico sembrerebbe paragonabile, talvolta, ad una organizzazione mafiosa, la cui finalità esplicita è quella di associarsi, esclusivamente per arricchirsi, con metodi illegali.

Per diventare infermiere, medico, architetto, insegnante o svolgere qualsivoglia altra professione occorre prepararsi, studiare, conseguire una laurea, una specializzazione in quel determinato settore…Invece, chiunque può far politica, può presentarsi alle varie elezioni politiche senza una specifica preparazione e abilitazione; come si suol dire “oves et boves” (pecore e buoi), che significa per lo più “persone prive di meriti e di qualità distintive”, con senso analogo alla più popolare espressione “cani e porci”. Quante opere pubbliche incompiute ogni anno in Italia! Nel 2020 sono state, secondo i dati ufficiali, 410, di cui 133 in Sicilia. E perché? Non sono diventati proprio i lavori pubblici una possibilità dei politici per fare soldi? Ma tutti questi politici non li abbiamo scelti noi cittadini? Non li abbiamo mandati noi al Governo? E perché? Forse ci siamo lasciati ingannare dalle false promesse, dall’apparenza, dalla pubblicità o forse non li abbiamo conosciuti abbastanza, votando per partito preso o per sentito dire, o condizionati dalla persona amica o dal favore personale che quel determinato politico ci ha fatto?

Il politico dovrebbe, invece, essere equiparato ad un lavoratore pubblico, statale, con un suo giusto stipendio, messo in regola come tutti gli altri lavoratori e con la possibilità di essere licenziato subito qualora non lavori o non faccia bene il suo mestiere, senza aspettare le successive elezioni. Perché, dunque, non entrare in politica con un concorso come avviene per tutti i dipendenti pubblici e soprattutto con un’adeguata formazione? Forse che i politici non devono essere preparati come tutti coloro che occupano cariche pubbliche? Il famoso detto di Gesù “Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio” è stato da sempre interpretato come distinzione e separazione assoluta del potere temporale e della politica, da quello religioso; non è proprio così, perché anche la politica deve dare “qualcosa” a Dio: l’onestà, la trasparenza, la giustizia, la solidarietà, la fratellanza, la pace ecc., valori umani e cristiani senza i quali il mondo intero andrebbe in rovina.

La politica è una vera “missione”, come quella di un sacedote, di un padre o di una madre: se non ti senti chiamato ad adempiere un compito così pieno di responsabilità verso gli altri, è meglio rinunciare.

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