Solo l’1,5% dei 9.000 complessivi secondo i dati che il Mise in esclusiva ha fornito al QdS. Pace (Unioncamere): “Grande fermento nell’Isola ma poche le aziende”
La ricerca, le invenzioni, l’innovazione sono il motore di un paese. Senza questi elementi non c’è progresso o crescita economica che sia sostenibile. Una realtà, questa, che in Sicilia purtroppo è ben conosciuta. Nonostante gli sforzi dei cittadini e delle aziende che nel 2021 hanno presentato ben 290 domande di brevetto, di cui 140 hanno ottenuto la concessione europea. È quanto emerge dai dati che il Mise ha fornito in esclusiva al QdS sulla base del recente rapporto Uibm.
Quello che si evince dai dati è certamente un balzo in avanti rispetto al 2020, quando i brevetti targati Sicilia erano stati solamente 31. Ma rimangono pur sempre solo l’1,56% del totale italiano: nell’intera Penisola ne sono stati concessi ben novemila durante l’ultimo anno. Un gap con il resto d’Italia che secondo il presidente di Unioncamere Sicilia, Giuseppe Pace, è imputabile al “maggior numero di aziende presenti al nord”.
Una questione ben conosciuta ma che la politica non ha mai affrontato seriamente negli ultimi anni. Va detto, però, che ultimamente qualcosa sembra muoversi. Oltre al grande fermento nelle aziende siciliane, che ha portato a brevettare ben 109 invenzioni e modelli di utilità in più rispetto al 2020, sono stati effettuati grossi investimenti in favore della ricerca e dell’innovazione in Sicilia e nel Sud Italia.
Una parte degli investimenti è certamente imputabile al Pnrr (quindi allo Stato) mentre un’altra è imputabile alla Regione. Complessivamente le risorse destinate alla ricerca e sviluppo previste nel Pnrr ammontano a circa 17 miliardi di euro, il 7,5% delle risorse totali. La maggior parte si concentrano su ricerca applicata e sviluppo sperimentale (10 miliardi), ricerca di base (4 miliardi), azioni trasversali e di supporto (1,88 miliardi) e trasferimento tecnologico (380 milioni).
Le misure più mirate, però, sono state prese dalla Giunta Musumeci, che attraverso l’assessorato regionale alle Attività produttive, guidato da Mimmo Turano, ha stanziato oltre 500 milioni per finanziare progetti innovativi e ad alto contenuto tecnologico. Oltre a questi investimenti, inoltre, altri sono in cantiere. Come quello volto alla creazione di un polo tra le Università siciliane per la ricerca e l’innovazione che dovrebbe poter offrire nuove opportunità di lavoro ai neolaureati e al contempo mirare ad una miglior intercettazione delle risorse comunitarie. Per sostenere il settore, infatti, sono in arrivo i fondi della nuova programmazione europea (2021-2027) che ammontano a 5,8 miliardi.
Fondi che dobbiamo essere pronti ad intercettare con progetti e riforme di un settore che, nonostante i passi fatti in avanti, in Sicilia rimane indietro rispetto al resto d’Italia e al resto d’Europa.
Giuseppe Pace è il presidente di Unioncamere Sicilia
“Le idee non mancano ma vanno sostenute”
Nel 2021 sono stati 140 i brevetti concessi alle aziende e ai cittadini siciliani. Un balzo rispetto all’anno precedente in cui erano stati concessi solamente 31 brevetti. A cosa è dovuto questo miglioramento?
“In Sicilia abbiamo inventori di tutte le fasce d’età. Tanti sono i giovani laureati in economia, ingegneria energetica, meccanica e aerospaziale, molti sono artigiani trentenni, ma anche siciliani maturi capaci di inventare macchine nuove per l’agricoltura . C’è un importante fermento in Sicilia tanto che molti hanno partecipato a rassegne di settore dove hanno esposto le loro idee e quanto realizzato. Si parla di intelligenza artificiale, gestioni in tempo reale delle reti idriche, sistemi avanzati di telemedicina. Credo che il balzo in avanti così importante sia da ascrivere alla voglia di essere protagonisti con nuovi progetti nella propria terra dove certamente non mancano né idee né intelligenze. Ricordo che per brevettare un’idea, un prodotto si deve consegnare una congrua documentazione alla Camera di Commercio di riferimento”.
Nonostante l’incremento registrato nell’ultimo anno i brevetti targati Sicilia rimangono eccessivamente bassi se paragonati con quelli targati Lombardia o Veneto. A cosa o a chi è imputabile questo gap?
“La differenza la fa senza dubbio il maggior numero di aziende presenti al Nord. è chiaro che maggiore è il numero di aziende sul territorio maggiore sarà l’opportunità di realizzare nuove idee e nuovi prodotti che essendo funzionali alle stesse aziende poi trovano facile sbocco per acquisire il marchio brevettato. è ovviamente nello stesso interesse delle aziende”.
Quali iniziative dovrebbero essere messe in campo, dai privati e dalle istituzioni, per incrementare l’innovazione nella aziende siciliane?
“Non credo che servano iniziative particolari, il brevetto di qualsiasi cosa è frutto di creatività, ricerca e competenze prima di ogni cosa, quindi, coloro i quali anche in Sicilia riescono a primeggiare realizzando un prodotto, una tecnologia, qualsiasi cosa di innovativo e unico possono brevettarlo. Ogni invenzione frutto di una idea unica va sostenuta. Credo che in questo senso, prima di tutto, così come già succede anche in Sicilia, vadano sostenute per esempio le start up che sono ormai fucina di innovazione e ricerca che diventano nella maggior parte dei casi brevetti”.
Quali le misure che la politica dovrebbe attuare per ridurre il gap con le Regioni del resto d’Italia?
“Io ritengo che prima di tutto la politica debba essere chiamata a sostenere in qualsiasi forma l’economia e le aziende siciliane che danno un contributo fondamentale con il loro lavoro quotidiano. Se riuscissimo ad accrescere anche in Sicilia il numero delle imprese nei settori come biotech, fotonica, materiali avanzati, nano e micro–elettronica, nanotecnologie, materiali ‘green’ e manifattura avanzata, che sul fronte dei brevetti vanno molto forte, sono convinto che maturerebbero anche nuove idee, ricerche, approfondimenti e di conseguenza anche il numero dei brevetto potenzialmente potrebbe crescere.
Il punto con l’assessore regionale alle Attività produttive, Mimmo Turano
Assessore Turano, nel 2020 le domande presentate e pubblicate dall’Epo targate Sicilia sono state 31. Segnando una decrescita rispetto all’anno precedente. Perché le aziende siciliane non innovano?
“Non utilizzerei il numero dei brevetti come unità di misura dell’innovazione delle imprese siciliane. Nel mondo c’è un grande dibattito sulla reale capacità del brevetto di essere stimolo competitivo, penso che invece possa dirci qualcosa sul rapporto tra imprese e tutela dell’innovazione”.
Quali sono le iniziative che state mettendo in campo per incentivare la ricerca all’interno delle aziende siciliane?
“Vorrei darei in questa sede alcuni dati. Sull’OT 1 del Po-Fesr 2014/2020 dedicato appunto a ricerca e innovazione, da quando ho la responsabilità dell’assessorato alle Attività produttive, abbiamo finanziato i progetti di ben 946 imprese siciliane con impegni di spesa per quasi 290 milioni di euro. E poi ci sono ventotto progetti ad alto contenuto tecnologico e innovativo che sono finanziati nell’ambito degli Accordi per l’Innovazione tra la Regione Siciliana e il Ministero dello Sviluppo economico. Gli Accordi, definiti dall’assessorato delle Attività produttive del gennaio 2021 e che il Mise sta validando, hanno un importo complessivo di circa 343 milioni di euro, 228 dei quali destinati a investimenti ricadenti sul territorio regionale. Si tratta di un risultato molto importante non solo nel campo dell’innovazione e della ricerca ma anche del lavoro: abbiamo infatti inserito tra i criteri vincolanti per un giudizio positivo sui progetti, una ricaduta occupazionale non inferiore al 30% dell’importo complessivo del progetto.
Quali quelle in cantiere?
“Siamo già in fase avanzata con le Università siciliane per la creazione di un polo per la ricerca e l’innovazione per poter utilizzare al meglio le risorse comunitarie e offrire nuove opportunità di lavoro ai neolaureati. L’obiettivo è quello di promuovere una forma di collaborazione stabile e organizzata fra i diversi attori della ricerca e innovazione operanti in Sicilia per affrontare le sfide dei prossimi anni a partire da quella dell’uso dei fondi del Pnrr”.
Quanti soldi state investendo in queste iniziative?
“Le risorse sono quelle destinate dal Pnrr e poi chiaramente ci saranno i fondi della nuova programmazione 2021/2027 che ammontano a 5,8 miliardi di euro. La ricerca in entrambi i casi sarà uno dei settori strategici su cui sarà orientata gran parte dei fondi”.