Intervista a Gianfranco Zanna, presidente di “Legambiente Sicilia”, sul progetto del parco eolico da realizzare nell'isola
Legambiente Sicilia è favorevole dell’impianto eolico offshore che si sta progettando di costruire nel Canale di Sicilia?
«Noi siamo favorevoli e non siamo da soli, infatti, l’anno scorso abbiamo fatto un documento congiunto con Wwf e GreenPeace esprimendoci favorevolmente a ipotesi di questo tipo, ovviamente verificandole e seguendole. Ancora il progetto del parco eolico nel Mediterraneo si sta definendo e modificando, ed è stato anche oggetto di cambiamenti che noi abbiamo auspicato. Intanto, il parco sarà galleggiante e molto lontano dalla costa, quasi invisibile dalla terra ferma. La nuova tecnologia prevede che le pale saranno galleggianti e fluttuanti, non saranno piantate nel fondo marino. Infine, le pale saranno tenute con delle funi».
In questo modo non andrebbe ad impattare sulla fauna ittica e sul fondale…
«Non solo non impatterebbe, ma sarebbe una presenza estremamente positiva per la fauna ittica. Tra le modifiche richieste, una è arrivata dalla Capitaneria di Porto perché il progetto prevedeva che le pale galleggianti fossero distanziate tre chilometri e mezzo una dall’altra, per permettere la navigazione tra le pale, ma la Capitaneria ha prescritto che non è possibile navigare tra le pale, per cui la distanza è stata ristretta a quella necessaria. In questo modo la superficie di mare occupata si è ridotta di 1/3 rispetto al progetto iniziale e saranno interdette la navigazione e la pesca. Questa non è una cattiva notizia, visto che da studi condotti dalla società che vuole realizzare questo impianto, l’80% del fondale marino sopra cui dovrebbe sorgere il parco eolico è totalmente distrutto dalla pesca a strascico. Pertanto si creerebbe un’area protetta, che permetterà al mare di “riprendersi”. Ci tengo a smentire anche la bufala che si è diffusa secondo il quale sotto quel fondale si troverebbero chissà quali siti archeologici, perché sono stati fatti dei rilievi e sono state trovate tre ancore e due aerei della seconda guerra mondiale. È chiaro che questa archeologia subacquea neanche esiste. Fermo restando che le pale galleggianti non influiscono sui fondali».
Potremo sfruttare soltanto gli impianti eolici o ci servono anche i termovalorizzatori?
«I termovalorizzatori sono contro le energie rinnovabili, quindi, noi vogliamo invece decarbonizzare la Sicilia, non dobbiamo più produrre CO2 da immettere nell’atmosfera. È proprio questa una delle principali ragioni per essere contro gli inceneritori, i quali producono CO2 e gas clima alteranti che fanno aumentare la temperatura del pianeta. Noi siamo favorevoli a questo impianto eolico, ma ovviamente non può essere l’unica soluzione».
Noi abbiamo l’Etna, perché non sfruttiamo anche l’energia geotermica?
«Perché no? È una delle ipotesi che stiamo portando avanti su Pantelleria, ad esempio. La risposta a non produrre più CO2, a decarbonizzare la Sicilia, deve essere multipla non soltanto l’offshore o le pale eoliche a terra. Devono esserci anche i pannelli fotovoltaici sui tetti dei capannoni industriali e delle case, perché ognuno può produrre la propria energia. È possibile sfruttare anche l’agrivoltaico per fare degli impianti nelle campagne e nelle montagne. Devono essere tante le risposte alternative».
Sonia Sabatino