Mettere a tavola pranzo e cena, in Sicilia, potrebbe dimostrarsi un problema non indifferente per molte famiglie.
PALERMO – Fare la spesa in Sicilia sta diventando sempre più difficile. In un momento storico in cui l’Isola vede la recessione economica galoppare, mettere a tavola pranzo e cena potrebbe dimostrarsi un problema non indifferente per molte famiglie.
Catania, città più costosa
La più costosa delle città siciliane, ad agosto, secondo i dati dell’Istat analizzati dall’Unione nazionale Consumatori, è Catania, al decimo posto tra le città italiane, con un’inflazione annua, per cibi e bevande, pari al 12,1%, ben al di sopra della già drammatica media nazionale, che si ferma al 10,5%. Al di sopra della media nazionale anche Palermo, all’11,7%, e Trapani, a 10,7%.
Olio aumentato del 62%
E i rincari non riguardano certo prodotti di nicchia: gli oli alimentari diversi dall’olio d’oliva sono aumentati del 62,2%, il burro del 33,5%; la pasta, base della tradizionale cucina italiana, è aumentata del 25,8%. Anche uova, zucchero, farina, con aumenti che vanno al 15 al 23%, e il latte, aumentato del 19,2 %. Numeri che, per molte famiglie, significa veder aumentare il carrello della spesa settimanale a cifre proibitive, e dover scegliere se mangiare o meno molti prodotti che fino a pochi mesi fa erano ordinari sulle tavole di tutti.
Inflazione: la classifica delle città
A livello nazionale, la città che ha subito la maggiore inflazione per le categorie cibo e bevande è Cosenza, con il 13,9%, seguita da Ascoli Piceno, a 13,4%, e Teramo, al 13%. Le città, invece, che hanno subito i minori aumenti sono Parma, al 7,6%, Cremona, al 7,8% e Bergamo, all’8%.
Catania, inflazione record pr luce e gas
Non va meglio, in Sicilia, per luce e gas: anche in questo caso è Catania la provincia in cui si soffrono maggiormente gli aumenti del prezzo, con l’inflazione annua che ad agosto è arrivata all’82,7%, seguita da Palermo al 78,7% e Trapani al 78,2%, tutte ben più in alto rispetto alla media nazionale, che arriva al 76,4%. Nella penisola, è Bolzano che soffre maggiormente il costo di luce e gas, con aumenti che arrivano al 117,5%; subito dopo c’è Trento, al 116,7%, e poi Perugia, all’86,8%. Si paga “meno “, si fa per dire, a Genova (+63,4%), La Spezia e Imperia (+64,5%). In totale, questi numeri, tradotti in termini pratici, significano, per i siciliani, un aumento di spesa annua, per una famiglia media, pari a 1.869 euro. Più di uno stipendio, più di quanto molte famiglia riescono a guadagnare in un mese. Anche in questo caso la regione si pone al di sopra della media nazionale, che si ferma a 1.826 euro annui in più.
Duemila euro di spese in più per i siciliani
La città più cara è Catania, al 10,5% di inflazione annua, e un aumento di spesa per famiglia di 2.085 euro; poco sotto, Palermo (+10,4%), in cui si spendono 2.065 euro in più all’anno. Poco sotto la media nazionale la spesa registrata , a Messina, ferma a 1.812 euro, ma risale in termini percentuali al 9,5%, contro la media nazionale che si ferma a 8,4%. In testa alla classifica dei capoluoghi e delle città con più di 150 mila abitanti più care troviamo Bolzano dove l’inflazione annua, pari a +10,5%, la più alta d’Italia, ex aequo con Catania, si traduce nella maggior spesa aggiuntiva annua equivalente, in media, a 2.791 euro. Al secondo posto Trento, dove il rialzo dei prezzi del 10,2%, la terza maggiore inflazione, determina un incremento di spesa pari a 2.669 euro per una famiglia media. Sul gradino più basso del podio Bologna, prima per il Centro, dove il +9,5% genera una spesa supplementare pari a 2.370 euro annui per una famiglia tipo. Al quarto posto Ravenna (+9,7%, +2.344 euro), poi Verona (+9,7%, 2.258 euro).
La città più virtuosa è Campobasso, con un’inflazione del 7,5% e una spesa aggiuntiva per una famiglia tipo pari a “solo” 1.373 euro. Segue Catanzaro (+7,5%, +1401 euro) e Reggio Calabria (+7,6%, +1.419 euro).
Michele Giuliano