Caro pane in Sicilia, oltre 3 euro per una pagnotta e 12 volte il prezzo di un kg di grano - QdS

Caro pane in Sicilia, oltre 3 euro per una pagnotta e 12 volte il prezzo di un kg di grano

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Caro pane in Sicilia, oltre 3 euro per una pagnotta e 12 volte il prezzo di un kg di grano

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martedì 30 Novembre 2021

Un chilo di grano tenero in Italia è venduto a circa 32 centesimi mentre un chilo di pane è acquistato dai cittadini ad un valore medio di 3,2 euro al chilo. Cosa dicono i panificatori

Caro pane in Sicilia. Anche nell’Isola si sta assistendo al rincaro di un alimento essenziale per le tavola e tutti i panificatori, loro malgrado, si stanno adeguando all’aumento del costo del grano, della luce, del gas, della manodopera. Le aziende, quindi, sono costrette a rincarare il costo del pane per fronteggiare una situazione divenuta insostenibile.

La stima di Coldiretti: “3,2 euro il
valore medio di un chilo di pane”

Un chilo di grano tenero in Italia è venduto a circa 32 centesimi – secondo le stime di Coldiretti – mentre un chilo di pane è acquistato dai cittadini ad un valore medio di 3,2 euro al chilo con un rincaro quindi di dodici volte, tenuto conto che per fare un chilo di pane occorre circa un chilo di grano, dal quale si ottengono 800 grammi di farina da impastare con l’acqua per ottenere un chilo di prodotto finito.

Ad incidere sul prezzo finale sono altri costi come dimostra anche l’estrema variabilità dei prezzi del pane lungo la Penisola mentre quelli del grano sono influenzati direttamente dalle quotazioni internazionali. Se a Milano una pagnotta da un chilo costa 4,25 euro, a Roma si viaggia sui 2,65 euro mentre a Palermo costa in media 3,07 euro al chilo, secondo le elaborazioni di Coldiretti su dati dell’Osservatorio prezzi del Ministero dello Sviluppo economico.

Il pane e i prodotti da forno prime
“vittime” dei rincari

“Gli aumenti delle materie prime e dei carburanti, purtroppo, sono una realtà e si sono attestati sul 33%. Per la produzione del pane hanno fatto un balzo in avanti ancora superiore: 41% il grano, 50% lo zucchero, oli vegetali fino al 60%. A tutto questo si deve aggiungere l’incremento dell’energia”, spiega Giovanni Bizzarri, presidente di AIBI, l’Associazione Italia Bakery Ingredients aderente ad Assitol -. Basta guardare gli indici Fao degli ultimi mesi per comprendere che il pane ed i prodotti da forno, giocoforza, sono le prime ‘vittime’ di questa ondata di rincari. Le aziende dei semilavorati della panificazione, pizzeria e pasticceria sono impegnate a mantenere in equilibrio costi, produzione e qualità, consapevoli che il pane è l’alimento base della nostra dieta quotidiana e che la nostra filiera ha un ruolo sociale”, sottolinea Bizzarri.

Lo sfogo di Assopanificatori: “L’aumento
di 5-10 centesimi spaventa il consumatore”

“Oggi noi panificatori ci troviamo ad aumentare il costo del pane per i troppi rincari che abbiamo avuto di tutte le materie prime. Come nel caso della farina che ha subìto un rincaro del 300%, l’energia elettrica del 40-50%. In questo periodo di pandemia non volevamo aumentare il costo del pane ma siamo costretti a farlo per andare avanti. In alcuni quartieri c’è timore ad aumentare il costo del pane perché il consumatore si lamenta anche per 5-10 centesimi in più a pezzo”, è l’amaro commento di Massimiliano Sammarco, responsabile Assopanificatori Palermo.

L’allarme di Federconsumatori: “Raffica di
rincari”

“I primi segnali dei temuti rincari autunnali si
sono cominciati a registrare. Infatti, a Palermo, e in alcuni comuni della
provincia, stanno iniziando ad aumentare il prezzo del pane”, denuncia
Lillo Vizzini, presidente di Federconsumatori Palermo. “A fronte di un
aumento della farina di 12 cent al chilo, il pane è aumentato mediamente del
18%. Va detto che non tutti i panifici hanno aumentato i loro prodotti, ma la
strada sembra tracciata. È solo l’anticipo della raffica di rincari che
dovranno fronteggiare le famiglie”, continua Vizzini.

L’Associazione Italiana Panificatori:
“Momento di turbolenza”

L’Associazione Italiana Panificatori Assipan Confcommercio esprime “preoccupazione per l’aumento dei prezzi medi del grano, delle materie prime come il gas e dei trasporti. Per il grano le cause sono da ricercarsi nella minore produzione a livello mondiale pari a -2,1% a fronte di un aumento della domanda globale”.

Assipan Confcommercio auspica “un rilancio della produzione nazionale di grano e ritiene che se ben gestito questo momento di turbolenza sull’andamento delle materie prime non è detto che debba per forza provocare ripercussioni sui costi dei beni al consumo. Si invitano le istituzioni a monitorare l’evoluzione al fine di evitare fenomeni che potrebbero nuocere al buon andamento dell’economia”.

Dario Pasta

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