Il prossimo 12 giugno sarà un momento di svolta per i pentastellati siciliani: ecco cosa sta succedendo. Il coordinatore etneo del Movimento invita alla calma.
La resa dei conti all’interno del Movimento 5 stelle catanese ha una data: lunedì prossimo è stata convocata una riunione tra attivisti, i deputati Luciano Cantone e Josè Marano e i coordinatori provinciali Eugenio Saitta e Nunzia Catalfo. Sul tavolo il risultato delle Amministrative, le scelte adottate in campagna elettorale e la composizione delle liste. Da ieri, però, c’è anche la clamorosa protesta di una parte della base pentastellata etnea che in un comunicato ha chiesto le dimissioni di Nuccio Di Paola da coordinatore regionale del Movimento e ha duramente criticato Cantone e Marano, colpevoli, secondo gli attivisti, di avere candidato persone che nulla hanno a che vedere con i Cinque stelle.
Il documento ha alzato il velo su una situazione difficile e su malumori che covavano da mesi. Ma portavoce ed ex parlamentari provano a serrare i ranghi. “Ritengo quel documento sbagliato nel metodo e nel merito, ma allo stesso tempo è giusto dire che sicuramente qualcosa non è andata come doveva”. A parlare è Eugenio Saitta, ex deputato e oggi coordinatore provinciale del Movimento.
Cosa sta succedendo nel Movimento 5 Stelle catanese
Sia Saitta che Catalfo sono stati indicati nella lettera degli attivisti come “i referenti” con cui lavorare e in cui la base si riconosce. Ma lo stesso Saitta invita alla calma. “La richiesta di dimissioni di Nuccio Di Paola è priva di fondamento – spiega al Quotidiano di Sicilia – È una presa di posizione estemporanea, già da giorni è fissata una riunione per lunedì prossimo e quella sarebbe stata la giusta sede dove confrontarsi”.
Dal canto loro, i firmatari del documento sottolineano come la scelta di anticipare i tempi derivi dalla mancata presenza di Di Paola all’incontro di lunedì prossimo, nonostante fosse stata esplicitamente richiesta.
“Avrei potuto comprendere un’accusa del genere – aggiunge Saitta – se la Sicilia fosse stata un unicum in Italia, se solo in Sicilia fossimo andati male. Invece mi pare che siamo andati meglio del resto del Paese, anche se non sono risultati soddisfacenti. Su Catania abbiamo eletto due consiglieri, meglio rispetto ad altre città, come Siracusa, dove non abbiamo superato lo sbarramento. Insomma, la colpa non è certo di Nuccio Di Paola”.
Gli eletti
Il primo degli eletti, con oltre 900 preferenze, è Graziano Bonaccorsi, consigliere uscente del Movimento 5 Stelle. Che invita a rimanere uniti. “Il malcontento si vedeva – ammette – c’è stato durante tutta la campagna elettorale, se c’è un problema bisogna affrontarlo insieme. C’è delusione e rabbia, che ci siano reazioni scomposte è legittimo. Nessuno può dire che l’analisi sia sbagliata, ma se non affrontiamo in maniera concreta i problemi non possiamo ripartire per migliorare. Siamo pochi, ma dobbiamo affrontare le cose insieme. Il supporto fuori dal palazzo è fondamentale, visto anche che dentro al palazzo siamo sei all’opposizione contro 30”.
Il secondo degli eletti in consiglio per il Movimento è Giovanni Amato, uno dei nomi che non è andato giù a gran parte degli attivisti, sia per il suo passato in “Diventerà Bellissima” (il partito di Nello Musumeci), sia per la propaganda elettorale svolta all’interno di un suo Caf. E proprio su questo aspetto, Saitta riconosce che qualcosa non ha funzionato: “Da tempo – spiega – il M5s ha espressioni civiche nelle liste o persone che in passato hanno fatto politica in altre forze. Tuttavia a mio avviso andava fatto un codice etico prima della campagna, in modo che chi si è candidato col Movimento poteva sapere cosa fare e cosa no. Mettere i manifesti in un Caf non era da fare. È stato un errore e non ricapiterà in futuro”.