Cambio di passo e non solo, così vuole ripartire il M5S in Sicilia

Cambio di passo e riorganizzazione, così vuole ripartire il Movimento 5 stelle in Sicilia

Antonino Lo Re

Cambio di passo e riorganizzazione, così vuole ripartire il Movimento 5 stelle in Sicilia

Simone Olivelli  |
mercoledì 06 Settembre 2023

Le interviste del QdS a Nuccio Di Paola, Giampiero Trizzino, Gianina Ciancio e Cristina Ciminnisi

Più che i tradizionali buoni propositi di inizio settembre, la ricetta per guardare al futuro con ottimismo, setacciando il presente per tenere quanto di buono è stato fatto e, al contempo, mettere da parte errori e inciampi. La reunion del Movimento 5 stelle, tenutasi domenica scorsa a Ragusa, servirà a questo. O meglio, è ciò che auspicano big e non del partito guidato da Giuseppe Conte in un momento che, tanto a livello nazionale che regionale, appare di passaggio.

L’imminente conclusione del primo anno di legislatura a Roma e Palermo servirà infatti a tirare un bilancio di un’esperienza che in entrambi i casi vede i cinquestelle all’opposizione ma anche a iniziare i preparativi per la corsa verso le Europee della prossima primavera. Un appuntamento a cui – il pensiero è condiviso da tutti – bisognerà farsi trovare compatti, nella consapevolezza che i tempi sono ben diversi rispetto al trionfo del 2018 ma anche nella convinzione che non sono così brutti come qualcuno vorrebbe fra credere.

Di Paola: “M5S rimane diverso dagli altri partiti”

“Il movimento è in salute e lo dimostra la partecipazione all’incontro di Ragusa – commenta al QdS Nuccio Di Paola, vicepresidente dell’Ars e coordinatore del M5s per la Sicilia – Stiamo lavorando per un’organizzazione che alimenterà la voglia di cambiamento che nell’isola continua a esserci. Radicarci nei territori servirà a sfatare quel tabù che finora ci ha visto più deboli a livello comunale rispetto alle tornate elettorali nazionali e regionali”.

La strategia delineata da Conte, che domenica si è collegato da Cernobbio in un momento di pausa del Forum Ambrosetti, passa dai gruppi territoriali, la cellula politica della nuova organizzazione del Movimento 5 stelle: per costituirne uno serviranno almeno trenta iscritti e, poi, il via libera dei vertici. Inevitabile tornare con la memoria ai meet up, le aggregazioni spontanee da cui partì la storia dei grillini. “Saranno maggiormente strutturati e garantiranno un filo diretto tra base e portavoce nelle istituzioni – garantisce Di Paola – L’intento è quello di andare avanti sulla strada del coinvolgimento dei territori: in un anno abbiamo fatto più riunioni rispetto ai dieci anni di vita: tre regionali e diciotto provinciali. Qualunque proposta o critica verrà ascoltata”. Parole che tra gli attivisti della prima ora risuonano come un abbozzo di autocritica, per un movimento che è stato più volte accusato di avere perso la verve degli esordi ed essersi abituato ai palazzi. “Per anni abbiamo goduto di un voto di opinione dirompente alimentato dal carisma di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, oggi sono tempi diversi – prosegue Di Paola – Ai cittadini vogliamo dimostrare come il M5s rimane quel contenitore che dà la possibilità a chiunque condivida i nostri temi di spendersi. Qualcosa di ben diverso rispetto agli altri partiti dove – rimarca il coordinatore regionale – se non hai pacchetti di preferenze da portare in dote non ti fanno neanche entrare”.

All’incontro di Ragusa hanno preso parte tanto i volti nuovi – a partire dai deputati alla prima esperienza all’Ars – che chi in Sicilia ha rappresentato il volto del movimento per un decennio per poi fare un passo indietro davanti al famigerato vincolo del secondo mandato: da Giampiero Trizzino a Francesco Cappello, da Salvatore Siragusa a Stefano Zito. Scelte diverse rispetto a chi ha deciso di accasarsi altrove. E il pensiero, in questo caso, va a Giancarlo Cancelleri, passato a Forza Italia. “Nessun fantasma Cancelleri – taglia corto Di Paola -. Il Movimento ha dato la possibilità di esprimersi a tanti, c’è chi ha deciso poi di voltare le spalle, ma in questi casi non è il Movimento che sbaglia ma chi tradisce le promesse fatte”.

Trizzino: “Non ripetere gli errori del passato”

Tra chi ha accettato di stare dietro le quinte, c’è Trizzino. L’ex deputato regionale è oggi consulente legale in materia ambientale. “Se sono nel Movimento 5 stelle il motivo è uno solo: questo resta l’unico partito in cui i temi a me cari possono essere portati avanti”, spiega al QdS. Non manca l’autocritica. “Errori ne sono stati fatti ed è doveroso fare in modo che non vengano ripetuti. Penso, per esempio, alla necessità di trovare un modo per non disperdere le competenze che negli anni sono state accumulate”. Il rimando ancora una volta va al vincolo del secondo mandato, cardine della filosofia grillina ma anche punto debole nel momento degli inevitabili ricambi generazionali. “Non è questione di eliminarlo, bensì di trovare il modo per far sì che non si ritorca contro gli interessi dei cittadini. Un’opzione è quella di dare vita a una scuola di formazione politica, che prepari le future classi dirigenti cinquestelle”, sottolinea Trizzino. Nel prossimo futuro, il movimento sarà chiamato a tornare a ragionare di alleanze: rimanere stabili nel campo progressista oppure tornare a valutare di volta in volta con chi stare. “Ritengo fondamentale difendere le nostre specificità, ma affermare oggi di bastare a noi stessi non ha senso. In quest’ottica mi auguro che in futuro non si verificheranno più accordi ridicoli come quello siglato a livello nazionale con la Lega nel 2018 (il governo Conte 1, ndr)”.

Ciancio: “Serve un cambio di passo”

A concorrere all’interno di una coalizione progressista non più per sala d’Ercole ma per Palazzo degli Elefanti, in occasione delle Comunali a Catania, è stata Gianina Ciancio, per molti esempio di quell’esperienza che non va dispersa. “L’incontro di Ragusa è stato senza’altro utile, perché dare voce alla base resta fondamentale non fosse altro che gli attivisti sono l’unica ragion d’essere degli eletti. Ma è anche vero – avverte Ciancio – che è necessario accelerare sulla riorganizzazione. Alle Amministrative non siamo arrivati pronti e ora serve un vero cambio di passo”. La neoconsigliera comunale si esprime anche sulla recente scelta di Cancelleri: “Inutile girarci attorno: la sua, come quella a livello nazionale di Luigi Di Maio, è una vicenda che ha segnato gli attivisti ma anche quegli elettori che per anni hanno guardato con interesse al movimento. La delusione però – rilancia – deve essere messa da parte, e il modo migliore per riuscirci è quello di coinvolgere davvero la base, così come doveva essere fatto sin dal principio”.

Ciminnisi: “Governo regionale immobile”

Resta ora da capire come reagiranno gli attivisti. Tanto nelle città quanto nei piccoli centri non mancano i delusi. C’è chi ritiene che i cinquestelle abbiano perso quel mordente un tempo marchio di fabbrica, l’elemento di discontinuità che, pur in minoranza all’Ars, era capace ogni tanto di inceppare gli ingranaggi e mettere in luce le storture di chi governava la Sicilia. A negare, però, l’intorpidimento è Cristina Ciminnisi, volto nuovo dei pentastellati a sala d’Ercole. “Siamo tutt’altro che intorpiditi, la verità è che abbiamo un governo regionale praticamente immobile – replica la parlamentare trapanese -. Al di là dei documenti contabili, questa maggioranza non è stata fin qui capace di portare una sola riforma in aula. Dal canto nostro abbiamo cercato di stimolare un confronto, come per esempio la questione incendi, ma ci siamo trovati davanti a un governatore che ha deciso di non venire a riferire in Assemblea”. Ciminnisi racconta un aneddoto: “In un anno di legislatura non ho mai ricevuto una risposta a un’interrogazione parlamentare, e ne ho depositate tante”. Alla prima esperienza da deputata, Ciminnisi ha alle spalle una lunga esperienza da attivista. Una posizione privilegiata per commentare ciò che è stato, è e soprattutto sarà del M5s da qui in avanti: “La crescita che abbiamo avuto negli anni passati e l’esperienza di governo a livello nazionale hanno comportato uno leggero scollamento con la base, ma quello che adesso vedo – conclude – è la voglia da ambo le parti di ripartire insieme con una maturità politica diversa”.

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